
Gli incendi che stanno devastando Tenerife, nell’arcipelago delle Canarie, non danno tregua ai soccorritori e hanno costretto oltre 12mila residenti all’evacuazione nel nord e nel nord-est dell’isola. Si calcola che dall’inizio delle fiamme siano bruciati già 8.400 ettari di terreno e nelle scorse ore i roghi hanno ripreso vigore, nonostante l’impiego di 480 soccorritori. A preoccupare è soprattutto la zona settentrionale dell’isola, mentre in quella meridionale la situazione è “stabile”, hanno spiegato le autorità locali. Si tratta, secondo le stesse fonti, di uno dei peggiori incendi degli ultimi 40 anni
L’incendio, divampato martedì scorso in una zona montuosa nel nord-est dell’isola, si è rapidamente conquistato il record del più grande incendio nella storia dell’arcipelago; l’accesso al parco nazionale del Teide, il vulcano che domina l’isola e con i suoi 3.715 metri è la cima più alta di tutta la Spagna, è stato bloccato. Finora l’incendio divampa in un’area di 70 chilometri di perimetro e ha bruciato 8.400 ettari, il 4% della superficie totale di Tenerife, coinvolgendo 11 villaggi.

Violenti incendi, aiutati da temperature altissime e venti forti, stanno creando situazioni drammatiche anche in altri angoli del mondo. Dal Canada, dove la British Columbia ha proclamato lo stato d’emergenza, alla regione di Alexandroupolis, nel nord della Grecia, dove villaggi vengono evacuati e ai residenti della città portuale è stato chiesto di restare in casa per non essere intossicati dal fumo. Il premier della provincia canadese della British Columbia David Eby ha dunque dichiarato lo stato di emergenza, affermando che le autorità stanno “affrontando la peggiore stagione di incendi mai vista”, mentre migliaia di persone sono state evacuate dalle città a est di Vancouver.