La canadese Bianca Andreescu trionfa a New York assicurandosi il suo primo Major contro Serena Williams, che non riesce più a vincere una finale Slam.

18 anni e 263 giorni. È il gap d’età tra Bianca Andreescu e Serena Williams, il più alto mai registrato in una finale del Grande Slam. Se si dicesse “potrebbe essere sua madre”, non ci si andrebbe troppo lontano. Ancor prima che la Andreescu nascesse, la Williams aveva già conquistato (tra singolare, doppio e doppio misto) 13 titoli nel circuito WTA, tra cui 5 Slam.

Facile, in questi casi, parlare di predestinazione. Serena durante la sua straordinaria carriera ha fatto quello che tutti sappiamo, confermando la nomea. Bianca Andreescu, canadese di origini rumene, dopo i progressi mlostrati all’età di 19 anni, potrebbe rientrare nella categoria di cui sopra.

A inizio 2019 la Andreescu si trovava alla posizione 154 nel ranking WTA; da allora la scalata ai vertici (fino al quinto posto) è stata impressionante. Da marzo ad oggi non viene sconfitta da nessun’altra tennista del circuito. Le uniche partite che perde – a Miami e a Parigi – non le gioca o non le termina a causa di un problema alla spalla. Infortunio che la obbliga ad abbandonare prematuramente il Roland Garros ed a rinunciare a Wimbledon.

Ma Bianca, oltre essere determinata, è anche paziente e si prende il tempo giusto per recuperare in vista del Major in cui può esprimere al meglio il suo tennis.

Sul cemento, infatti, la canadese è una schiacciasassi e nel 2019 fa registrare 35 vittorie, portandosi a casa Indian Wells e Toronto. A New York non arriva proprio da favoritissima. E non si potrebbe neanche pretendere una cosa simile quando si hanno di fronte atlete come Naomi Osaka, Simona Halep, Ashleigh Barty e Serena Williams. Eppure le carte le ha e lo dimostra, battendo giocatrici del calibro di Wozniacki, Mertens e Bencic. Fino a giungere a “The Queen”.

Bianca Andreescu
Bianca Andreescu risponde a Serena Williams in finale degli US Open 2019 – Photo Credit: AFP

Continua la maledizione di Serena

Avevamo già parlato della maledizione che sembra affliggere Serenona, la quale, da quando ha partorito, non è più riuscita a vincere un Major e raggiungere il tanto agognato record di 24 Slam vinti in carriera, appartenuto a Margaret Smith Court. Eppure alla vigilia della finale di sabato tutti – anche il sottoscritto – erano sicuri: Serena raggiungerà finalmente il record. D’altronde i presupposti c’erano tutti: una semifinale superata concedendo un solo game a Wang, il calore del pubblico di casa e la voglia di raggiungere finalmente quel record.

Ma la maledizione continua a tormentarla. Serena, infatti, appare troppo ferma, non muove bene le gambe ed è molto imprecisa. Saranno 33 i suoi errori non forzati (quasi il doppio di quelli dell’Andreescu) e 8 i doppi falli, due dei quali, consecutivi, regalano il primo set alla canadese.

Nel secondo set, dopo un inizio incerto, l’americana mette a referto un parziale di 10 punti a 1, approfittando dei rari momenti di defaillance di Andreescu. Ma quest’ultima per tutta la partita applica alla perfezione quella che è la sua strategia per battere Serena: la fa muovere, la costringe a lunghi scambi e intuisce i turni di servizio. Tira profondo, indistintamente con dritto e rovescio e mantiene un buon servizio per tutto il match. La Williams ha quasi tutto il palazzetto dalla sua e annulla due championship point. Si deve arrendere però al terzo, con la Andreescu che diventa la prima canadese a vincere un titolo del Grande Slam.

Bianca Andreescu
Bianca Andreescu festeggia sul cemento di Flushing Meadows – Photo Credit: EPA/JASON SZENES

She The North

L’impatto che ha avuto l’impresa di Bianca in Canada è stato tutt’altro che indifferente. In un paese in cui di sportivi che salgono alla ribalta mondiale ce ne sono pochini, la stella di Andreescu splende luminosa. E pensare che la neo campionessa di New York non ha neanche sangue canadese. I genitori, infatti, sono entrambi rumeni emigrati nel continente americano.

Destino analogo a quello di un altro eroe dello sport bianco rosso, Steve Nash, che qualche pagina della storia del basket l’ha scritta e di sangue canadese non ha niente. E proprio da lui era arrivato un video messaggio in cui le faceva gli auguri per la partita contro la Mertens. Gesto che sicuramente Bianca avrà apprezzato, vista la familiarità che ha con lo sport con la palla a spicchi (non è difficile vederla a qualche partita NBA).

E anche proprio dai campioni NBA in carica, i canadesi Toronto Raptors, sono arrivate le congratulazioni per la sua prestazione a Flushing Meadows, con tanto di canotta personalizzata e hashtag “She the North”, in riferimento al celebre slogan promozionale dei dinosauri, “We the North”.

Adesso sono veramente tutti pazzi di Bianca, ragazza talentuosa e giovane, prima nata nel 2000 a vincere uno Slam che, siamo sicuri, non sarà l’ultimo.