È oltre duemila morti il bilancio, del tutto provvisorio, della serie di forti scosse di terremoto, di cui due di magnitudo 6.3, che ieri hanno colpito la provincia occidentale di Herat, in Afghanistan. “Purtroppo le perdite sono molto elevate” ha dichiarato all’Afp il portavoce del governo talebano di Kabul. Il portavoce, per la precisione, ha parlato di 2.053 persone uccise, 9.240 ferite, 1.329 case che sono state danneggiate o distrutte.
Abdul Wahid Rayan, portavoce del Ministero dell’Informazione e della Cultura, ha affermato che il bilancio è più alto rispetto a quanto riportato originariamente e che circa sei villaggi sono stati distrutti e centinaia di civili sono rimasti sepolti sotto le macerie, chiedendo aiuti urgenti.
Terremoto in Afghanistan con epicentro a 40 chilometri a nord-ovest di Herat, la più grande città della regione, è stato seguito da otto scosse di assestamento con magnitudini tra 4,3 e 6,3 gradi.
Una zona difficilmente raggiungibile per questo non è facile avere una chiara panoramica dell’impatto del terremoto. Le ricostruzioni iniziali parlavano di almeno 15 vittime estratte dalle macerie e alcune centinaia di feriti. Solo 300 erano quelli curati all’ospedale di Herat, dove Medici senza frontiere (Msf) ha allestito cinque tende mediche per accogliere altri 80 pazienti. Poi con il passare delle ore il bilancio è progressivamente cresciuto: «Finora, più di 1.000 persone, fra donne, bambini e anziani sono rimasti feriti e circa 120 persone hanno perso la vita», ha riferito Mosa Ashari, responsabile della gestione dei disastri della provincia di Herat.
Il bilancio, dunque, è destinato drammaticamente a «salire ulteriormente», anche perché ci sono stati frane e smottamenti nelle montagne circostanti hanno spiegato i geologi