Durante il tour stampa della recente serie Amazon Loop, Il regista Matt Reeves ha voluto approfondire il discorso riguardante l’inevitabile politicizzazione del prodotto The Batman:
“Si usano quegli elementi in superficie e si esplorano in un modo in cui non sono mai stati esplorati sinora. Nolan ha avuto una visione brillante, e così pure Burton.
Tutti hanno una visione particolare. Per quanto mi riguarda sapevo che sarei entrato nella storia di alcuni film piuttosto belli. E non volevo solo fare un film su Batman.
Volevo fare un film su Batman in cui mi fosse permesso di esplorare le cose che contano per me. Sono stato davvero fortunato che fossero molto entusiasti del film”.
Reeves continua dicendo :
“Il film che stiamo realizzando, che ora è in pausa, è assolutamente realizzato nel contesto di oggi. Non ignora nulla di tutto ciò.
Penso che diventi incredibilmente eccitante, è come una grande storia che puoi continuare a rivisitare attraverso il contesto dei tempi, e anche attraverso il contesto dell’esperienza umana, e trovare nuovi modi per arrivare al personaggio, che illumini qualcosa di significativo per te e, si spera, significativo per un pubblico”.
Esplorare diverse tematiche e senz’altro stimolante e necessario al fine di sostenere un progresso socio – intellettuale. È importante inoltre avere la libertà di esprimere i propri valori ma bisogna fare attenzione a non cadere involontariamente in tranelli propagandistici.
Volontariamente o involontariamente , ciò purtroppo è successo con il film Joker il quale invece di adeguatamente valorizzare l’importanza di un racconto puramente umano, ha creato un netto contrasto ideologico tra sostenitori del film – osservanti di una concezione di tipo populista anarchica – e forti oppositori – seguaci di un pensiero più reazionario conservatore.
Uno scontro che fa riflettere sul rapporto di sottile intesa tra arte oggettiva e arte soggettiva.
Oggettivando la soggettività
Io esisto – questa consapevolezza ha spinto l’essere umano sin dai tempi neolitici a fare arte.
Dagli studi presenti in autori come Petr Demʹjanovič Ouspenskij – su cui non mi soffermerò, tranquilli – si evince quanto l’oggettività dell’arte sia un imperativo assoluto e che il significato che l’artista tenta di trasmettere attraverso l’arte, viene spesso frainteso non per volontà del mezzo artistico quanto per il non desiderio o non capacità di comprensione di chi è soggetto a tale mezzo.
Con l’arte oggettiva però non si può completamente escludere l’esistenza dell’arte soggettiva: essa esiste in quanto inevitabile conseguenza che si oppone al suo senso originario – un pò come il telefono senza fili.
L’arte – nel suo desiderio di comunicare al mondo la propria oggettività – subisce un cambiamento anche se non voluto, un cambiamento dettato ed influenzato da esperienze esterne di vario genere.
Inoltre l’impatto razionale dell’arte viene attutito dagli effetti emozionali che essa provoca.
La soggettività dunque non è dettata dal significato del prodotto – assolutamente oggettivo – ma dall’effetto emozionale che esso produce nelle persone.
Se la tela della Gioconda dovesse essere tagliata per esempio – nessuno ci spera ovviamente – il significato iniziale dell’opera d’arte rimarrebbe intatto ma il pensiero ed i sentimenti delle persone nei confronti di essa cambierebbero drasticamente.
The Batman: un’esplorazione bilanciata si spera!
In conclusione – tornando alla questione Batman – ci vuole confronto affinché si possano bilanciare le emozioni.
Supplicare il pubblico di avere buon senso è pressoché impossibile perché ognuno ha un livello di conoscenza diverso.
Tutto ricade dunque sul buon senso dell’artista che nel esprimersi deve considerare anche i limiti che ha di fronte. Non è imposizione – è comprensione; non si cresce e non si crea tantomeno un dialogo con la sola affermazione del proprio pensiero.
Insomma, esprimere i propri valori va più che bene, basta che si dia spazio anche a chi la pensa diversamente per avviare una esplorazione bilanciata e per imparare effettivamente qualcosa di nuovo attraverso il confronto.
Una visione chiusa porta a un’interpretazione altrettanto chiusa.