The Dark Pictures: House of Ashes – recensione di un gioco sorprendente

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Di Redazione Metropolitan

Il gioco di cui andremo a parlare oggi è House of Ashes, terzo capitolo dell’antologia denominata The Dark Pictures. Lasciatemi dire sin da subito che questo titolo è stata una bellissima sorpresa da parte di Supermassive Games, la software house che lo ha portato alla luce.

Dopo aver seguito le vicende dei cinque protagonisti di Man of Medan, primo capitolo della serie, le mie aspettative non erano molto alte. Persino i trailer di quest’ultimo capitolo non mi avevano entusiasmato più di tanto. Sia chiaro, House of Ashes non è un gioco certamente perfetto ma dimostra sicuramente che la Supermassive Games è in grado di dar forma ad opere più impegnate sul piano contenutistico. Chi ha avuto modo di giocare ad Until Dawn agli albori della generazione PlayStation 4 ne avrà probabilmente apprezzato lo storytelling e i suoi colpi di scena. Si trattava però di una storia che aveva come protagonisti degli adolescenti, con tutti i cliché che ne conseguono, ereditati dalla tradizione horror, in particolare degli anni ’90.

A prendersi la scena in House of Ashes sono invece personaggi ben più maturi, anche se alle volte certe reazioni umane fanno pensare il contrario; ciò è uno dei difetti più vistosi di questo prodotto. Lo scopo ultimo delle decisioni che saremo chiamati a prendere è ancora una volta la sopravvivenza del maggior numero di elementi del gruppo. Questa volta però troveremo lungo il nostro tragitto interessanti spunti di riflessione validi anche fuori dal contesto specifico della trama e su cui mi esprimerò più tardi.

Fotorealismo paranormale

Sin dai primi minuti di gameplay si capisce chiaramente che l’opera pianta in profondità le sue radici nella storia sia antica che contemporanea. Infatti la primissima esperienza che vivremo sarà un tuffo nel regno accadico dove tutto ebbe inizio; parliamo quindi del III millennio a.C.. Concluso il preambolo inizieranno le vicende che coinvolgeranno i nostri protagonisti nella medesima ambientazione ma in tempi ben più recenti. Siamo nel 2003 e quella che un tempo era la culla delle grandi civiltà mesopotamiche oggi è conosciuta come Iraq. Le premesse lasciano già presupporre dei risvolti politici interessanti nella storia.

La scelta del contesto geopolitico e lo stile fotorealistico della sua rappresentazione sono un primo indizio di quella che è la filosofia alla base del gioco. Come già si può ben capire guardando i trailer, il paranormale non si farà troppo attendere; anche se naturalmente avremo spiegazioni a riguardo solo nelle fasi conclusive della storia. In House of Ashes i mostri però non sono solo il frutto di paure, fantasie e leggende tramandate nei secoli: una delle idee più interessanti alla base del gioco è proprio il tentativo di spiegare in maniera “scientifica” la loro presenza portandoli in un’ambientazione reale rappresentata realisticamente. Mi permetto di fare una piccola digressione: spesso si elogia il cinema horror di un tempo perchè il mostro di turno non era quasi mai inquadrato, o almeno non interamente; si giocava sulla paura dell’ignoto e dell’incompreso.

Al giorno d’oggi demoni, alieni, spettri e quant’altro rientrano nell’immaginario collettivo e tutti abbiamo almeno un riferimento visivo per ognuna di queste manifestazioni. Tentare di adottare nel 2021 una strategia del genere sarebbe perciò inutile perciò ritengo che la strategia di Supermassive Games sia molto efficace. Non è ciò che non conosci o vedi a doverti terrorizzare ma ciò che ti dimostrerò essere reale.

The Dark Pictures: House of Ashes

C’è da lavorare sul piano tecnico

La scelta di rappresentare la realtà quanto più fedelmente possibile comporta però alcuni problemi non indifferenti. Realizzare un comparto visivo così dettagliato richiede infatti delle risorse hardware notevoli che purtroppo, e qui vengono le dolenti note, non viene ben sfruttato. Sorvolando sulla mancanza di funzionalità legate al Ray Tracing a far sentire la propria mancanza sarà il DLSS per la versione PC. Nonostante abbia utilizzato una macchina con componenti di gran lunga superiori a quelle consigliate, il gioco faticava molto a stabilizzarsi sui 60FPS in 4k con le impostazioni impostate al di sotto del massimo potenziale. Per chiarezza riporto un confronto tra le specifiche suggerite e quelle della macchina su cui ho svolto i test:

Specifiche consigliateSpecifiche del mio PC
CPUIntel Core i5-8400/AMD Ryzen 5 1600 AMD Ryzen 7 2700x
RAM8GB32GB
GPUNvidia GeForce GTX 1070/AMD Radeon RX Vega 56, 8GB Nvidia GeForce RTX 2070 Super
OSWindows 10, 64bit Windows 10, 64bit

Utilizzando i software di controllo MSI Afterburner e RIVA Turner Statistics Server ho potuto constatare che l’unica risorsa ad essere impiegata al massimo era il processore grafico di Nvidia. L’utilizzo del V-Sync o del DirectX 12 sfortunatamente non è stato d’aiuto nel migliorare il framerate.

A fare la sua bella figura sono senza dubbio le texture, mentre su alcune animazioni c’è ancora da lavorare. In generale la resa grafica è superlativa e a tratti sembra quasi di essere davanti a un film più che a un videogioco. A stonare molto però sono, per quanto riguarda la realizzazione dei volti, gli occhi: tutto il volto è quasi perfetto ma gli occhi sono sempre immobili, spalancati e spesso con lo sguardo perso in direzioni inspiegabili. Da questo punto di vista siamo ben lontani dalle animazioni facciali di Detroit: Become Human (tanto per fare un esempio di genere videoludico analogo). I movimenti che seguono determinate scelte di dialogo risultano spesso meccanici e improvvisi; un difetto che purtroppo Supermassive Games si porta dietro da diversi anni e che sarebbe ora di correggere.

The Dark Pictures: House of Ashes
Impostazioni grafiche utilizzate – i livelli di settaggio sono minimo, medio, massimo, ultra.

Fai la tua scelta ma falla in fretta!

Come ho accennato prima, durante la storia dovremo compiere delle scelte che influenzeranno il nostro percorso. Complice la frenesia del momento, ho trovato alcune di esse difficili da compiere. Se sono arrivato all’epilogo salvando tutti i personaggi alla prima partita posso ringraziare solo le precedenti esperienze con i titoli Supermassive Games. Le decisioni vi assicuro sono tutt’altro che ovvie e difatti quelle che vi condurranno a questo finale comportano anche dei risvolti azzardati e apparenemente negativi.

Certo avere da gestire cinque personaggi contro gli otto di Until Dawn facilita non poco le cose, ma la possibilità di sbagliare non è così remota. Come nel già citato titolo del 2015, gli errori fatali non derivano solamente da scelte incaute o dall’esito sfortuntamente imprevedibile. Sbagliare i quicktime events si rivelerà essere infatti un errore altrettanto letale. Altre volte seguire le istruzioni sui comandi da premere porterà a risvolti negativi; occorre quindi riflettere velocemente sulle decisioni da prendere.

The Dark Pictures: House of Ashes

Posso giocarlo anche senza aver provato i capitoli precedenti?

House of Ashes fa parte di un’antologia i cui capitoli sono storie autoconclusive, legate solamente da alcuni riferimenti sui quali non è necessario soffermarsi per comprendere la storia. In un flashback, ad esempio, si far riferimento a Little Hope, cittadina in cui si svolge l’omonimo secondo capitolo dell’antologia, ma non agli eventi che la caratterizzano. A narrarci la storia sarà ancora una volta il curatore di una collezione di libri. Una figura che per certi versi ricorda quella dello pischiatra di Until Dawn e che è ricorrente nell’antologia. I riferimenti sono quindi presenti e il gameplay è identico in tutto e per tutto agli altri capitoli ma potrete godere pienamente del gioco anche se siete alla vostra prima esperienza coi giochi di Supermassive Games.

Il messaggio di fratellanza

Una squadra composta dalle forze congiunte dell’U.S.M.C., U.S.A.F. e C.I.A. si reca in quella che il comandante in capo, Eric King, ritiene essere una base di stoccaggio per le armi chimiche di Saddam Hussein. Non ci vorrà molto per capire che l’innovativa tecnologia utilizzata dal Colonnello King gli ha fatto prendere una gigantesca cantonata. Il gruppo si ritrova a combattere con l’esercito iracheno solamente per una sfortunata coincidenza e, nel bel mezzo della sparatoria, membri di entrambe le fazioni precipitano in un’antica struttura accadica in seguito ad un terremoto. Da qui in poi avrà inizio una lotta per la sopravvienza contro esseri dalla natura a loro ignota. L’unico modo che avranno per uscire vivi da quell’incubo sarà quello di unire le forze superando il rapporto bellicoso che li lega. Davanti a un nemico più grande solo collaborando si può sopravvivere; questo è il messaggio di fratellanza reso in maniera stupenda in House of Ashes.

Per quanto questo capitolo segni sicuramente un passo in avanti per la software house nel trattare i rapporti umani, si percepisce ancora l’approccio in stile teen drama dei loro precedenti titoli. Una parte della storia che ho trovato esageratamente forzata nel modo di evolversi è stata quella del triangolo tra tre dei protagonisti. Se le basi di quella situazione potevano anche essere sensate il loro svilupparsi in quel determinato contesto è ben poco credibile e ricorda per l’appunto lo stile prima citato oltre che a contrastare un po’ con il messaggio di fratellanza di cui abbiamo parlato. Nel complesso i personaggi principali, presi individualmente, sono tutti ben caratterizzati e hanno tutti le loro peculiarità che li rendono interessanti.

In estrema sintesi

Il titolo presenta dei netti miglioramenti rispetto ai predecessori, sia nei contenuti che nella resa visiva che però mostra ancora dei nei. La grafica stressa in maniera eccessiva anche hardware molto superiori a quelli consigliati e non si fa utilizzo di tecnologie come il DLSS che aiuterebbero in tal senso. La maggiore maturità espressiva dimostrata mi porta a valutare positivamente il titolo. La ricerca di collezionabili che approfondiscono la lore di gioco insieme alle molteplici scelte possibili con differenti esiti sono certamente a favore della rigiocabilità del titolo aumentandone di conseguenza la longevità.

THE DARK PICTURES: HOUSE OF ASHES RECENSIONE | TESTATO SU PC

+Netti miglioramenti rispetto ai capitoli precedenti dell’antologia
+Maggiore maturità nei contenuti presentati sia nella sostanza che nella modalità espressiva
+Molteplicità di percorsi e Numerosi collezionabili utili ad approfondire la lore di gioco

-La grafica stressa in maniera eccessiva anche hardware molto superiori a quelli consigliati
-Non si fa utilizzo di tecnologie come il DLSS che aiuterebbero ad alleggerire lo sforzo della macchina

VOTO: 7,8

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Matteo Cucchi