Il 30 gennaio è uscito The Journey con la label romana Glacial Movements. Il disco è firmato Frame, il duo composto da Andrea Benedetti ed Eugenio Vatta
Un viaggio lungo milioni di anni luce riassunto in poco più di un’ora di tempo, questo è “The Journey” il nuovo disco di Frame, il duo composto da Eugenio Vatta e Andrea Benedetti.
Nuovo non è la parola esatta, dato che il progetto è nato nel ’92, epoca in cui i due produttori rappresentavano (lo sono tuttora) le pietre filosofali della musica elettronica capitolina e nazionale, e perpetrato fino ad oggi.
Il duo Frame, progetto esclusivamente live, nasce dall’incontro tra cinema e musica, accentrando l’improvvisazione a commento di immagini e video che spaziano dalla realtà virtuale alla suspence. In precedenza chiamati The Experience – con l’uscita “Tubes” pubblicato dalla Mystic Records – , il duo sceglie lo pseudonimo Frame per rimarcare il rapporto tra la pellicola ed il video.
The Journey, uscito il 30 gennaio, è composto da dieci tracce, nove delle quali intitolate con i nomi dei pianeti del sistema solare e la decima “The Arrival”, come tappa finale dell’avventura sonora. Un’avventura che può finire o riiniziare, a seconda dell’ascoltatore, immerso in un loop cosmico, incedendo perfino nell’eterno.
Varcare la soglia, di quella che sembra la porta della stanza dello spirito e del tempo, è un’operazione complessa e inaccessibile ai più. L’orizzonte, ricco di rotte accecanti e corpi celesti di cristallo, raccoglie la paura di ascoltare un evento che cesserà, nonostante il tempo rallenti. Camminando da una realtà all’altra e da dimensione a dimensione, The Journey, convoglia in un percorso sensoriale la voracità dello spazio all’instabilità di chi auspica la sua conoscenza.
The Journey è un elogio al silenzio
La musica prodotta e pubblicata dall’etichetta romana Glacial Movements, è una raffigurazione cinematica, ricca di colonne sonore avvolte nell’astrazione completa, col fine di immobilizzare il suono. Affiancata da immagini e video, la quadrifonia presente è la chiara trasposizione diffusa da angolazione diverse.
In chiave ambient, The Journey, è frutto di vent’anni di ispirazione e di lavoro, vent’anni rinchiusi in una percezione uditiva ricca di atmosfere eteree inconsce e quelle viscerali del movimento.
Dentro una nebulosa di scie sonore che scompare per poi apparire di nuovo, si desta un elogio al silenzio (vero concept del disco), nascosto da rumori e frastuoni che invadono di continuo la nostra vita.
Questo affascinante risveglio evoca la concretezza del cambiamento cercato dalla musica elettronica, passata dallo scardinamento delle regole ad una ricerca sonora colta, che abbia coscienza e conoscenza. Con questo intento, la musica apre lo scenario comunicativo tra (essere) macchine ed (essere) umani, tessendo un linguaggio che possa essere capito da entrambi.
Lo sguardo del fotografo Tero Marin aldilà dell’obiettivo, ritrae sulla copertina del disco, l’arrivo, la partenza, o un luogo di passaggio (la Terra) del viaggio. La neve si scioglie accarezzata dai raggi solari, e le gocce d’acqua infiltratesi nel terreno sottostante accompagnano il silenzio della forza di gravità che le attrae.
Agitati da una partenza inaspettata, The Journey oltrepassa un vetro trasparente, lasciando al percorso musicale la guida verso luoghi sconosciuti, sollevando lo sguardo con un cucchiaino ed immergendolo in una tazza senza fondo, sciogliendosi nel buco nero dell’immaginazione.