The Last Day of June; quando la poesia incontra il gioco.

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Di Redazione Metropolitan

Molti di noi si sono sempre chiesti; Il destino cos’è? La risposta non è delle più semplici effettivamente, per dare un’idea citiamo Baruch Spinoza: “ogni cosa esiste per una ragione superiore e la libertà delle persone sta nell’affrontare il destino, con la certezza che tutto ciò che accade, accade per un motivo, anche se al momento non lo si capisce”. E qui entra in gioco The Last Day of June, puzzle game ad avventura grafica, sviluppato dalla Ovosonico e pubblicata da 505 Games nell’ agosto 2017.

Difatti il filo di narrazione di questo gioco è proprio questo, tutto gira in torno alla parola “destino” e la convinzione di poterlo affrontare e cambiare il corso degli eventi; ma andiamo con ordine.

ATTENZIONE: Questo articolo contiene dei potenziali SPOILER alla trama.

Trama

In breve, troviamo due innamorati di nome Carl e June sul lago che passano una normale giornata, toni molto caldi e rilassanti finché non inizia a piovere e i nostri piccioncini devo andare via e, sulla strada di casa, avviene l’inevitabile; un incidente strappa la vita a June e Carl resta paralizzato.

La scena cambia e da colori caldi si passa a toni freddi e bui, che rappresenta lo stato d’animo di Carl, mentre sembra destarsi da un brutto sogno rendendosi poi conto che è la realtà in cui si trova il suo incubo. Vagando per casa, si ritroverà a dover andare nel posto in cui June dipingeva i quadri, questi rappresentano gli abitanti del “villaggio”. All’interno di quella stanza succede qualcosa di strano; i quadri si illuminano e anche Carl capisce che si può interagire con essi e che toccandoli lo catapultano nel passato e che potrebbe essere possibile cambiare il corso degli eventi.

Da qui inizia il gioco in cui il protagonista interagisce con i quadri di June; andare contro il destino e salvare la sua amata. E ci fermiamo qui, sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità.

Gameplay

Questo gioco dura circa 4-5 ore, con una trama molto intensa; essendo un puzzle game ci sono degli enigmi abbastanza semplici da risolvere e si va avanti nella storia. Non abbiamo ne espressioni e nemmeno parole, il gioco è fatto in maniera tale che le immagini raccontano tutto: non ci sono dialoghi tra i personaggi e nemmeno la trama viene raccontata, eppure il comparto fotografico è fatto talmente bene che sembra che la storia prenda forma da se… piano piano e ti senti avvolto dentro questa sorta di quadro in movimento, accompagnata da un comparto musicale azzeccato, realizzato dal musicista britannico Steven Wilson.

 

Conclusione

Cosa dire per concludere, è un gioco che tocca le corde dell’animo, la scelta dei colori nelle diverse fasi della storyline, anche la tecnica utilizzata per dipingere paesaggi e personaggi, lo scorrere del tempo e il modo in cui vengono posti gli eventi, tutto è armonizzato dando la sensazione di star leggendo una poesia o un grande classico. Il finale è uno degli aspetti che più si apprezza, dove si va nell’inaspettato e ti lascia davvero con la sensazione mista tra la tristezza e la speranza del futuro: signori questa è vera e propria arte.

L’unica nota negativa (se si può definire tale) sta nelle meccaniche di gioco e anche sulla complessità degli enigmi, però essendo una avventura grafica ci si passa sopra molto volentieri.

Vi lasciamo infine con una citazione alla Steins;Gate “Non esiste linea di universo, né tempo, né luogo in cui io non ti abbia amata”. (Se riuscite a recuperare questo capolavoro indie ne comprenderete le parole appieno).

 

Un abbraccio dai Make a byte.

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