Questa è la prima recensione che scrivo di The Medium, finalmente rilasciato in versione PS5 dopo un periodo di esclusiva temporale per Xbox e PC. L’horror realizzato da Bloober Team, sviluppatori che fino ad ora si erano cimentati con titoli di minor levatura e profondità. The Medium, quindi, ha rappresentato uno step up importante, ed è stato definito da molti “l’opera della maturità di Bloober Team. In effetti, l’horror polacco ha saputo introdurre una meccanica interessante nell’equazione, costruendo un gioco story driven che ci mostra la realtà per come è vista da una Medium; per metà “reale” e per metà “spiritica”. Ma la frammentazione dei punti di vista, rappresentata da uno split screen non disattivabile, è allo stesso tempo un elemento ludico innovativo, e un possibile noia. Così come la separazione della release, prima su GamePass e ora anche su console Sony, rischia di aver tracciato un solco netto sul titolo. Che oggi vive, ironicamente, una “doppia vita” agli occhi dei possibili interessati all’acquisto…
The Medium PS5 Recensione, GamePass, croce e delizia
“Perchè dovrei comprarlo su PS5 a prezzo pieno, quando su GamePass lo trovo pagando molto meno?”. Questa è la domanda rivolta agli sviluppatori da parte di molti interessati a The Medium oggi, a settembre 2021. Una domanda, permettetemi, infame, che decontestualizza completamente lo scopo del GamePass; che lo volgarizza a semplice “raccolta di demo” da provare per un po’ e buttare via, una dietro l’altra. E se il gioco non ha un dieci pieno, non vale la pena di essere comprato… ma giocarlo su GamePass è tutt’altra storia. Posso dire, polemicamente, che è questo approccio la rovina delle idee geniali come il GamePass? Oltre che, ovviamente, dei titoli indie impegnativi, non perfetti, ma intensi come The Medium.
La prima prova su Xbox e PC dell’horror di Bloober Team non aveva colpito come ci si aspettava. La meccanica dello split screen, all’atto pratico, dimezzava la quantità di elementi dell’ottima art direction che potevamo ammirare in ciascuna delle porzioni del monitor. Ennesima vittima dell’hype? Parzialmente sì. Perchè non si può dire che The Medium fosse impeccabile. Ma coerente con trailer e dichiarazioni dei Developer, invece, lo era eccome. Quasi quasi, The Medium è più vittima dell’hype inverso ora, di quanto non lo sia stato su Xbox e PC. Ma quindi, vale davvero la pena immergersi nel ruolo della protagonista, scoprire i suoi segreti, e aiutarla a risolvere i misteri della trama su PS5, più di quanto non la valesse su Xbox? E serve davvero che offra “di più” per non affondare nel pozzo verde del GamePass? A mio avviso, ormai, sì.
Conversione 1:1…
Purtroppo (cosa mi tocca scrivere in questa recensione, purtroppo, come se ci fosse qualcosa di male) invece, The Medium su PS5 è esattamente lo stesso gioco che era su Xbox e PC. In terza persona, con enigmi, situazioni horror che non spaventano mai davvero (ma non volevano farlo da principio) e il costante accompagnamento dello split screen come marchio artistico e autoriale della produzione. La storia è la stessa, la sua durata, non longevissima, è la stessa. E anche alcune magagne di gameplay, alcune ferraginosità sparse qua e là figlie della natura doppia A con budget non infinito, rimangono inalterate.
Allo stesso modo, però, l’originalità dell’idea di fondo, e il grado di immedesimazione che garantisce a chi saprà immergersi nelle vicende raccontate è rimasto anch’egli puro e presente. Così come non variano le pregiate idee di level design che derivano dalla suddivisione dello schermo in due porzioni uguali, ma diverse. L’art direction, pur non originale in senso stretto, delinea un immaginario di luoghi e personaggi contemporaneamente ultraterreni e terreni, immaginari e reali di pregio innegabile. E rimane pertanto il motivo principale per il quale avvicinarsi al titolo di Bloober Team.
La storia di Marianne, la protagonista, alle prese con le indagini per un omicidio avvenuto, pare, in uno spettrale hotel polacco, non ha infatti sufficiente mordente per diventare una “raison d’etre” del videogioco horror. Sebbene, va detto, determinati dialoghi, note e approfondimenti particolarmente ispirati riescano spesso a risollevare l’asticella dell’attenzione nei confronti della trama. Niente da fare, però: il fulcro nevralgico di The Medium rimane la sua particolare direzione artistica, e le scelte autoriali che lo fanno spiccare dalla massa. O che, almeno, dovrebbero.
Anche perché su PS5 le cartucce nell’arco del team di sviluppo si sono moltiplicate e differenziate. Adattandosi perfettamente al nuovo supporto e alle possibilità offerte in particolare dal controller DualSense, infatti, The Medium su PS5 non è di fatto un gioco diverso da prima. Ma in alcuni momenti importantissimi nell’economia di gioco e narrativa, lo si percepisce diverso. Di nuovo, in perfetta coerenza con l’idea di “vedere oltre” le apparenze.
The Medium PS5 Recensione, ma con le magie del feedback aptico
Più che “vedere”, però, in questo caso sarebbe meglio dire “toccare” oltre. Così come ho avuto modo di elogiare il DualSense e le sue capacità in altre recensioni, come quella del fantastico Returnal, anche per The Medium il nuovo controller con feedback aptico di Sony è “una mano santa”. In tutti i sensi… e per tutti i sensi. Nel tentativo evidente di differenziare e giustificare la conversione del loro titolo su PS5 al di là del mero “allargare il bacino di giocatori”, Bloober Team ha optato per dare un senso ad ogni feature del DualSense.
Lo speaker interno del controller viene utilizzato per riprodurre gli inquietanti e spettrali sound effect che contribuiscono a rendere l’ambientazione più viva. E sebbene non sia una novità (anche alcuni titoli PS4 facevano lo stesso, così come molti su Switch con il Pro controller, l’implementazione su DualSense per The Medium ha particolarmente… sense. Da dove altro volete che escano suoni provenienti dall’altro mondo, se non da uno speaker alternativo a quello principale?
Sfruttato a dovere anche il fin troppo “easily forgotten” touchpad, che permette di ruotare manualmente gli oggetti che raccogliamo in game una volta selezionati nel menù. Certo, anche in questo caso non si tratta di una implementazione sostanziale, o di una novità assoluta nel campo del gaming. Ma restituisce fisicità all’esplorazione degli oggetti importanti, e contribuisce all’immersione nelle vicende.
Altro must irrinunciabile, i grilletti adattivi, non sono tanto efficaci e utili in The Medium quanto lo è, invece, il feedback aptico. La vibrazione 2.0 che offre il DualSense resta indescrivibile, o quasi, a parole. Dimenticate, però, la precisione e la fantasia sperimentabili in Returnal, o Ratchet e Clank. Del resto, The Medium non è un titolo first party pensato per la PS5 e le sue innovazioni in termini di feedback tattile. Posso però affermare con certezza che, ancora una volta, il DualSense fa la differenza tra una versione del gioco e un’altra. Da qui a motivare un acquisto su PS5 solo per lui però… beh. Non saprei.
In conclusione: un esperimento riuscito “a metà”
The Medium è un esperimento riuscito a metà. Non innovativo del tutto, ma ben lontano dall’essere unicamente conservativo e derivativo. Affine alle atmosfere classiche del genere a cui si aggrappa; senza però appartenervi pienamente abbracciando la cupezza e la crudezza che, ultimamente, caratterizzano i titoli più caldi del mondo horror. Story Driven, parte originale proponendo un immaginario polacco dal grande potenziale; ma proprio quando potrebbe “attraversare il confine” e rendersi interessante, non rischia, e ricade nei clichè, nel già visto.
E poi, la sua “colpa” più grave: l’appartenenza al gigantesco catalogo di Microsoft. Anche coloro che avrebbero potuto apprezzare il feedback del controller Sony, gli affamati di titoli che mettano in moto una PS5 (sempre più atttiva ultimamente a dire il vero) con una semplice “googlata” rischiano di raffreddare il loro entusiasmo. Sbagliando, lo affermo senza esitazione. Perchè un conto è scegliere di non giocare The Medium a causa delle sue evidenti imperfezioni, leggerezze tipiche delle prime produzioni di rilievo. Un altro è fermarsi perché “di là costa meno”. The Medium ha infatti diversi punti potenzialmente interessanti, tra cui la particolare gestione del “doppio mondo”, che rendono la permanenza nell’hotel infestato più che godibile.
THE MEDIUM PS5 RECENSIONE | TESTATO SU PS5
+ La meccanica della doppia “realtà” a schermo è davvero innovativa e interessante
+ Ambientazione e protagonista funzionano…
+ Il DualSense immerge ancor più profondamente nelle vicende narrate
-… ma il ritmo è fin troppo rilassato per un thriller/horror game
– La natura da doppia A si fa sentire in alcune sessioni più che in altre