The yellow traffic light, band torinese, torna con un nuovo album, uscito il 16 marzo per WWNBB, dal titolo Worlds Within Walls.
Il disco è il punto di approdo del gruppo, dopo anni e anni di ricerche musicali e approfondite sessions durature.
Nel titolo, il muro costituisce una metafora, non per forza negativa. Essa determina la capacità che hanno un muro, una casa o un’abitazione, di diventare un punto di partenza che non limita, ma sprigiona e determina l’inizio di qualcos’altro, costituendo il punto di partenzaper qualcosa di nuovo.
L’album è l’emblema delle due anime che lo compongono: la prima, onirica e viaggiante, e la seconda, serrata, scura, crepuscolare.
La prima traccia che si incontra è Constance, una ballata che permette di associarli ai REM, che tratta temi personali e legati all’esperienza dell’uomo.
Abbiamo poi interrogativi personali ed esistenziali, che scavano nel profondo dell’io e della psicologia in Stargazer e Idle Heavines.
Silver Filum è, invece, un’investigazione linguistica no sense, caratteristica particolare del gruppo, che tende ad unire questa tecnica all’invenzione letteraria per suscitare stupore, come in Flower of Yugao. Quest’ultima canzone, il cui titolo è riportato anche in giapponese, si ispira ai primi capitoli del Genji Monogatari, considerato il primo romanzo moderno internazionale.
Sunset Mezzanine risulta, invece, più romantica, mentre Merovingii fa un salto nel vuoto delle paure più inconsce.
Tutto l’album sembra costituito per affrontare un viaggio, un viaggio negli abissi della personalità umana.
La band raggiunge tale scopo con musiche psichedeliche , che determinano la sperimentazione sonora, compiendo un viaggio per andare oltre quel muro iniziale.
E ci riescono non solo con il significato dei testi delle canzoni, quanto anche con la musica, irriverente, diversa, che sembra essere lontana da tutto e da tutti, perchè supera i limiti e va oltre.
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