Leggendo questa recensione di Thor Love and Thunder vorrei che chiudeste gli occhi… ok, non letteralmente. Vorrei che vi concentraste sulle emozioni, sulla vostra capacità di immaginare, prima ancora che di vedere. Mi piacerebbe che riusciste a sospendere la mente sul burrone dell’incredulità quel tanto necessario a non chiedervi ogni volta “e questo perché?” o “aspetta, cosa ho appena visto?”. Perché Thor Love and Thunder è un film confezionato dal regista ultra POP Taika Waititi (e si vede) con in mente un universo più surreale della media MCU. Un universo in cui raramente sono stato trasportato stando seduto nel buio della sala.
Per quello stesso universo, però, il biglietto di ingresso è sempre stato, in passato, la carta sottile e lucida degli albi a fumetti. Colorati, sgargianti, pacchiani, rumorosi e divertentissimi. Così, allo stesso modo, è Thor Love and Thunder. Mai statico, costantemente bisognoso del 100% della vostra attenzione affinchè non vi perdiate nemmeno un istante di lucida follia supereroistica. Perché a volte bisogna semplicemente lasciar andare le briglie della mente, farla passare di stato di euforia in risata, di risata in pianto. Altrimenti, a far le pulci a ogni scelta creativa di quel genio visionario di Waititi, siete voi a rimetterci. Ma questo non significa che alla base di tutta questa spensieratezza meravigliosa non ci sia uno schema preciso e rifinito in ogni dettaglio. Tutt’altro.
Thor Love and Thunder Recensione, morte agli dei
Prima di tutto voglio citare l’ingrediente principale del circo iper-coreografico messo su dal regista Waititi: la trama di base. Che è semplice, quasi elementare. Uno scheletro perfetto per le complesse evoluzioni ora emozionali, ora registiche, ora fotografiche e colorimetriche di Thor Love and Thunder. Gorr (Christian Bale), che diventerà “il macellatore di Dei” è un padre distrutto; un uomo deluso dagli dei del suo pianeta che entra in contatto con una reliquia aliena potentissima. Casualmente, proprio l’arma giusta al momento giusto, dato che è una spada ammazza-dei. Armatosi con essa, il viaggio nella perdizione e nello sconforto dell’uomo inizia. Senza troppe dietrologie, o faticose spiegazioni. Lui vuole vendetta, e vendetta avrà.
Va detto, che se quell’uomo non fosse stato Christian Bale forse ora non ne starei parlando così bene. Perché sì, questo è uno di quei casi in cui l’attore definisce il ruolo, e non vi si adatta: bensì lo plasma con la sua abilità, facendone uno dei più interessanti di tutta la produzione Marvel. Le sue emozioni diventano le nostre, l’empatia è palpabile in ogni momento. Persino quando compie azioni che non comprendiamo, e non condividiamo. Filosofico, pazzo, lineare. Affascinante perché empaticamente condivisibile.
Nel frattempo, il viaggio dell’eroe è in movimento da molto prima di quello del cattivo. Thor è perduto, fiaccato dalle delusioni costanti derivate da una serie di sventure notevoli. Le abbiamo vissute con lui nel corso di moltissimi lungometraggi passati, ma nel film sono raccontate con rapidità e naturalezza in una “breve” intro; indispensabile, dato che svolge un ruolo fondamentale: rendere il film godibile anche senza aver visto nessuna delle pellicole che lo precede. Dopo appena un paio di minuti, infatti, sappiamo chi è Thor, cosa ha fatto per arrivare dov’è ora e quanto ha sofferto.
Tanto basta per comprendere la sua psicologia, le sue azioni, i suoi movimenti nella coreografia movimentatissima di Love and Thunder. Non dirò altro di ciò che accade nel film. Non vi racconterò di Jane Fond-ehm, Foster, della sua sostanziale aderenza alla versione fumettistica della Mighty Thor che ha sconvolto i lettori degli albi al momento di determinate rivelazioni. Ve l’ho detto: in Thor Love and Thunder si ride almeno tanto quanto si piange. Ma tranquilli, basta una scena per riportare tutto a un differente stato emozionale, come quando giocate sull’altalena da bambini. Ed è proprio questa la vera figata del film. Che è costantemente imprevedibile, anche quando sappiamo che sta per succedere qualcosa di forte.
Re-impariamo ad amare
Per apprezzare Thor Love and Thunder, l’ho scritto come titolo sia di questo paragrafo che dell’intera recensione, dobbiamo re-imparare ad amare. Ad amare un cinema che non si prende sul serio nemmeno per un istante, ma che proprio per riuscire in ciò deve essere stato preso DANNATAMENTE sul serio dal suo regista e dagli addetti ai lavori. Amare un personaggio, Thor, che nonostante due prime pellicole non troppo incoraggianti nelle successive due (più le comparse in Avengers vari) ha subito un’evoluzione credibile. Una crescita in linea con ciò che lo ha condotto fin dove è ora: ai confini di sé stesso e della sua mente.
Dobbiamo re-imparare ad amare Taika Waititi, le sue scelte registiche e fotografiche. Capaci di evocare panorami e momenti StarWarsiani, galattici e amabilmente caricaturali quindi; ma anche di omaggiare le pellicole d’autore, con sagaci istanti e riprese dall’altissimo valore cinematografico. Non sempre riconoscibili da tutti come tali, ma che anche all’occhio profano spiccano come diverse e uniche rispetto a tutti gli altri. E sempre per ragioni diverse l’una dall’altra.
Non è tutto oro quello che luccica, ovviamente. Chi non avesse la capacità, o più semplicemente la volontà, di “sforzarsi a mollare la presa” potrebbe non apprezzare niente di quanto ho appena descritto. La sospensione dell’incredulità è difatti spinta ai massimi livelli possibili per un film in sala; e a volte, addirittura, mi ha dato l’impressione di osare e viaggiare persino oltre quel limite. Lo fa, però, con la consapevolezza di saperlo fare meglio di chiunque altro; sotto la guida di quel pazzo sfrenato di Taika Waititi. Con una maestria e un cast di attori stellare, che glielo consente agevolando ogni manovra e oliando i meccanismi ferruginosi del cinema supereroistico classico.
Thor Love and Thunder è così: semplicemente complesso, complesso con semplicità. Un film per il quale non costruirsi aspettative non aiuta né in un verso né nell’altro, tanto sono sovvertite per chiunque. Per chi voleva un Ragnarok 2.0, e per chi desiderava tutt’altro. Diciamolo un’ultima volta: per apprezzare Thor Love and Thunder dovete re-imparare ad amare voi stessi, e la vostra incredulità. Non guardare il pelo nell’uovo, o meglio: non cercare il pelo sbagliato nell’uovo sbagliato. Solo così riuscirete a capire il messaggio che il film comunica senza mai nasconderlo dall’inizio, fino alla fine. Apprezzandone la genuinità e l’epicità, lasciandovi trasportare dalla musica incalzante, dall’azione pura e semplice. Divertendovi senza freni. Non ve ne pentirete.
Ultimo, ma non ultimo, consiglio: restate in sala dopo i titoli di coda: ci sono ben due scene post credit!