Per me carriera non è una parola che riconosco. Riconosco una vita. Ho sempre deciso di avere una vita, e l’ho avuta, la sto avendo. Non sono interessata ad avere una carriera. L’unica cosa che percepisco quando sento parlare le persone della carriera è che sembra che stiano parlando di qualcosa di separato dalla loro vita. Il mio più grande privilegio è stato di poter sviluppare il mio lavoro e la mia vita in un solo gesto.
Si è conclusa da poco la Masterclass con Tilda Swinton, premiata ieri sera con in Leone d’Oro alla Carriera. L’attrice ha iniziato la sua carriera, o vita come preferisce definirla lei, nel 1986 quando dopo aver girato Caravaggio diretto da Derek Jarman ha iniziato il sodalizio con il regista, durato fino alla sua morte, e si è affacciata con lui per la prima volta ai Festival del Cinema internazionali. Li ha definiti fondamentali per il mondo del cinema, per lei, fin da quel Festival di Berlino del 1986, un trampolino di lancio, un portale per tutti i lavoratori dell’industria del cinema che vivono in posti dove non c’è molta occasione di prendere il volo autonomamente. Un privilegio soprattutto poter partecipare alle manifestazioni di paesi diversi dal proprio, vedere film in lingua sconosciuta di registi e con attori sconosciuti.
Tilda Swinton, non solo una musa
Nel suo percorso è stata musa ma anche coautrice dei suoi ruoli, e per questa opportunità ringrazia in primis Derek Jarman perché per primo le ha permesso di mettersi in gioco. “Era come se avesse organizzato una festa e lui era colui che coordinava tutti, ma tutti noi eravamo responsabili del nostro ruolo”. A cinquant’anni passati, Tilda Swinton è ancora un’attrice richiesta, risponde a questo affermando che l’età non dovrebbe influire, né per i registi né per gli attori. “Ho sempre lavorato a tutti i film pensando che quello in produzione fosse il mio ultimo. Perfino il primo, ero convinta che sarebbe stato l’unico. Se mai arriverà un momento in cui mi annoierò di quello che faccio ho un giardino dove sto molto bene.”
Il suo primo ricordo da spettatrice risale a quando andò a vedere con la sua famiglia la proiezione natalizia di Tutti insieme appassionatamente. “Julie Andrews è stato il mio primo amore. Ricordo che ho tenuto il programma dello spettacolo sotto il mio cuscino per tanto tempo”. Allo stesso modo rimase colpita da un cortometraggio, The Power of Ten, che vide quando era bambina. Questo breve capolavoro le fece capire quanto elastico più essere l’occhio del cinema. “Se lo vedi quando hai otto anni, è fatta. Diventi un film nut”.
Il cinema è sperimentazione
Tilda Swinton non vede alcuna differenza nel lavorare alla produzione di un Caravaggio, un Constantine o un Le cronache di Narnia. “Quello che per un uomo è mainstream per un altro non è detto che lo sia. Il cinema è sull’inclusività, sulla sperimentazione. Non solo i film d’autore lo sono, ma anche gli altri possono esserlo. Quando Francis Lawrence mi ha chiesto di partecipare a Constantine, era un grande esperimento, era un qualcosa di innovativo. D’altra parte adoravo lui, adoravo Keanu Reeves, è stato facile accettare quel ruolo. Anche quando Andrew Adamson mi ha chiesto di girare il primo episodio de Le cronache di Narnia, per lui era un esperimento perché aveva sempre fatto film d’animazione. Questo senso di sperimentazione è fondamentale, non è quindi una questione di budget o di mainstream”.
Una timida nerd, si definisce, che si butta a capofitto in ciò che la spaventa di più. “Stare su un palco, come ieri sera, ad esempio. Il fatto che io ci sia riuscita è sorprendente”, afferma scherzosa. Conclude rispondendo alla domanda sull’aver interpretato spesso generi diversi, e su cosa ne pensa della decisione del Festival di Berlino dell’eliminazione delle categorie miglior attore e miglior attrice:
Beh, che sollievo! L’essere umano è, per qualche strano motivo, così tanto interessato a dare delle categorie, delle divisioni. Non è questo il modo giusto. Non si tratta di sesso, razza, classe. La vita è troppo breve per queste cose. Spero che tutti lo seguiranno.
Quindi, sì, bravo Berlino!
Seguite Metropolitan Magazine su Facebook e su Instagram per non perdere tutte le novità!