L’ipertensione fu diagnostica a Tina Turner nel 1985. I medici le prescrissero una cura tradizionale che però la pop star non seguì, preferendo una cura omeopatica. Scelta di cui, nel post di due mesi fa, diceva di essersi pentita. «Fu l’ictus che mi colpì nel 2009 a farmi scoprire che i miei reni non funzionavano più bene. L’ipertensione mal curata aveva provocato l’ictus. E mentre a fatica cercavo di rimettermi in piedi, scoprii che i miei reni avevano perso il 35% della loro funzionalità», aveva spiegato la star del rock. Aggiungendo: «Raramente mi ero sbagliata così tanto. Il fatto che non avessi curato la mia ipertensione, tenendo sotto controllo la pressione sanguigna, aveva condannato a morte i miei reni… Se avessi saputo che la cura omeopatica mi avrebbe condotto tra la vita e la morte, di certo avrei preso una decisione diversa…».
Tina Turner, ecco perché è morta: “Mi sono pentita”
I medici le dissero infatti chiaramente che proprio quella sua scelta aveva compromesso definitivamente le sue funzioni renali. L’unica cura era la dialisi, ma leonessa del rock non voleva «vivere attaccata a una macchina». Tanto che pensò al suicidio assistito. La salvò il suo secondo marito, Erwin Bach, donandole un rene. «I mesi successivi al trapianto sono stati caratterizzati da un continuo saliscendi», aveva raccontato la Turner in un’intervista rilasciata all’European Kidney Health Alliance. «Di tanto in tanto, il mio corpo cercava di rigettare il rene del donatore, come spesso accade dopo il trapianto. Ogni tanto questo richiedeva altri ricoveri in ospedale. Continuavo ad avere nausea e vertigini, dimenticavo le cose e avevo molta paura. Questi problemi non sono ancora del tutto risolti. Sono soggetto a diverse prescrizioni e mi preoccupo di seguire meticolosamente gli ordini dei miei medici. So che posso fidarmi di loro e delle loro terapie».
Poi, lo scorso marzo, era arrivato il post in cui la Turner ammetteva che la sua vita era «in grave pericolo». Perché in passato si era rifiutata «di affrontare la realtà», cioè la malattia e le cure tradizionali che le erano state prescritte tanti anni fa. L’ultima intervista Tina l’aveva concessa al Guardian lo scorso aprile, solo poche settimane prima di morire. «Della morte non ho paura», aveva detto, chiarendo – evidentemente ben consapevole del fatto che la fine fosse vicina – come voleva essere ricordata: «Come la regina del Rock’n’ Roll, come una donna che mostra ad altre donne che va bene lottare per il successo». Parole degne della leonessa che è sempre stata.