Tiziano Vecellio è stato uno dei pittori rinascimentali più apprezzati, rivoluzionando i canoni stilistici del mondo dell’arte. Nato tra il 1488 e il 1490 a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, l’artista ha avuto una carriera trionfale e, si tramanda, vita molto lunga: Tiziano, infatti, muore dopo aver superato da un po’ gli ottant’anni.

Tiziano Vecellio e l’influenza dei pittori veneziani: tra tradizione ed emancipazione

Motivato ad accrescere la sua formazione artistica, Tiziano Vecellio, oggi ormai conosciuto semplicemente come Tiziano, lascia la sua città natale e si reca a Venezia. Qui, i suoi primi maestri di pittura saranno Gentile e Giovanni Bellini. La prima opera importante a cui il giovane artista partecipa sono gli affreschi per il Fondaco dei Tedeschi, per i quali collabora con Giorgione, pittore ormai ampiamente affermato.

Autoritratto, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.
Autoritratto, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.

Giorgione dipinge la facciata sul Canal Grande, mentre l’allievo quella laterale. Ormai perduta, ad eccezione di qualche frammento, è certo che l’opera mostrasse già alcune significative differenze tra i due artisti. Ne è un esempio Il Concerto del 1510, infine riconosciuto come un’opera sulla quale entrambi hanno lavorato. Le due figure laterali, infatti, meditative e assorte, esprimono appieno l’indole pittorica di Giorgione, mentre la figura al centro con il gesto di girare il capo ha una vitalità tutta tizianesca.

L’Assunta di Tiziano (1516-1518): l’indipendenza dall’arte giorgionesca

Il distacco definitivo dal maestro avviene con L’Assunta della Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, opera talmente rivoluzionaria da essere inizialmente rifiutata dai francescani, convinti solo dopo l’interessamento alla tavola di un altro acquirente. Il dipinto rivela uno stile compositivo e formale ormai lontano da quelli di Giorgione. La struttura è articolata su tre livelli sovrapposti e le posture dei personaggi sono molto espressive.

Assunta, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.
Assunta, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.

La scena inoltre si caratterizza per la somiglianza ad una rappresentazione teatrale. I personaggi paiono infatti messi in posa per rappresentare e dipinti con gesti molto eloquenti. Un’altra novità dell’opera è, poi, il tonalismo. Sebbene questo fosse un elemento acquisito da Giorgione, fondato sulla capacità di rendere forme e profondità attraverso il colore, ora Tiziano utilizza il tonalismo per rendere il volume delle vesti. Il contrasto che si viene a creare con le zone chiare sostituisce il disegno utilizzato invece dagli artisti di Firenze.

La maturità dell’opera di Tiziano Vecellio, tra miti e ritratti

Dopo L’Assunta, Tiziano riceve un gran numero di commissioni, essendo ormai apprezzato per la sua vivacità stilistica, quasi rivoluzionaria. Continuano naturalmente ancora le opere di carattere religioso ma, a queste, si aggiungono temi mitologici e i ritratti, per i quali otterrà un notevole seguito a livello internazionale.

Bacco e Arianna (1520-1523)

A partire dal 1518 Tiziano dipinge il camerino d’alabastro per Alfonso I d’Este. Fa parte di questa commissione il dipinto Bacco e Arianna, i cui soggetti mitologici sono di matrice classica, così come le pose plastiche tratte dalla statuaria antica. Tiziano, però, rinnova il genere con la sensualità delle forme, i colori brillanti e densi e l’elemento naturalistico tipico veneziano.

Bacco e Arianna, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.
Bacco e Arianna, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.

I ritratti di Tiziano Vecellio

Uno dei generi che ha reso indubbiamente celebre il pittore è il ritratto. Tiziano, infatti, come Raffaello, ha la capacità di riprodurre sulla tela le caratteristiche psicologiche del soggetto rappresentato: questo fattore, incredibilmente efficace, gli garantisce un ricco seguito tra l’aristocrazia non solo della penisola. Famosissima, del 1545, è l’opera Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, in cui il Papa anziano, curvo per gli anni, ma ancora pieno di potere temporale e soprattutto politico, è con il braccio serrato. Il nipote Ottavio, in posizione quasi strisciante, sicuramente cerca di adulare l’anziano parente.

Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.
Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, Tiziano Vecellio. PhotoCredit: dal web.

La tela è espressione, dunque, di quella spregiudicata politica nepotista messa in atto da Paolo III. Infine, di maggiore libertà artistica sono senza dubbio gli autoritratti, dipinti che nascono dalla semplice necessità di soddisfare l’impulso di dipingere.

Giorgio Vasari nel 1568 così scriveva di Tiziano Vecellio, elogiando le incredibili capacità artistiche del pittore:

Tiziano merita di essere amato e osservato dai artefici, ed in molte cose amato e imitato, come quelli che ha fatto e fa tuttavia opere degne d’infinita lode: e dureranno quanto può la memoria degli uomini illustri.

Martina Pipitone