“Tolo Tolo”, la nuova commedia di Checco Zalone ha invaso, scoccata l’ultima mezzanotte, le sale italiane.
La mezzanotte con la sua lingua di fuoco ha invitato il duemilaventi a subentrare delicatamente all’ormai logoro duemiladiciannove ormai stanco di esprimersi influezando il corso della nostra contemporanea esistenza. Iniziare bene è il compimento di metà dell’opera e il cinema peninsulare ha la voglia e la necessità di dimostrare fin da subito il suo valore monetario e la soluzione forse più ovvia e insieme più attesa è il lancio allo scoccare dell’ultima ora della nuova opera dell’ormai autore Checco Zalone che dirige, scrive e interpreta la sua ultima commedia “Tolo Tolo” che spinge preponderante sul politicamente scorretto tra polemiche, scorrettezza, satira e ironia.

Un anno e mezzo di lavorazione tra scrittura e riprese zona Kenya, “Tolo Tolo” sceneggiato a quattro mani col veterano pop autoriale Paolo Virzì, e la storia di un comico pugliese costretto a rifugirarsi in Africa per improprie colluttazione mafiose. Ospitato da una famiglia di stato congruente all’ambiente e oberato da fame e guerra decide di tornare lui e ospitanti in Italia intrapredendo l’inversamente proporzionale canonico e brutalmente ostracizzato viaggio dei migranti disperati e speranzosi. L’evento filoatlantico che detiene una connotazione unica e rara vista la serata scelta per la prima al pubblico ha prevedibilmente raggiunto il risultato sperato a monte delle affollate prevendite smerciate e per i molti spettatori, probabilmente partciolarmente cinefili, il duemilaventi è iniziato di certo con una dose importante di sorrisi.

Dopo il metafisico successo del precedente prolifico “Quo Vado?” ricordiamo i sessanticinque milioni all’attivo, “Tolo Tolo” subentra in milleduecento sale con una scarica di aspettative decisamente pericolosa che decreterà per Checco Zalone la definitiva consacrazione o la fine di una bucolica era. Ai posteri l’ardua sentenza. Buon anno.