Tolo Tolo | Campione d’incassi

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone campione di incassi al botteghino che non convince del tutto.

Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha infranto il politicamente corretto attraverso l’uscita del trailer di “Tolo Tolo” cantando a squarciagola “Immigrato”, caricandoci di aspettative per un film graffiante più che mai sia per la comicità, sia per il tema.

Questo, infatti, è stato il film di Zalone più politico di sempre, basato sul viaggio che debbono affrontare i migranti dall’Africa per giungere in Europa. Il film sarebbe dovuto essere il trampolino di lancio per una nuova era nella carriera del comico per svariati motivi, già dalla fine del sodalizio con Gennaro Nunziante iniziato nel 2009 con Cado dalle Nubi e concluso con l’incasso record di Quo Vado? del 2016 alla sceneggiatura di Tolo Tolo scritta a quattro mani con Paolo Virzì fino alla firma della sua prima regia.

Una scena del film “Tolo Tolo”

Il film però non buca lo schermo, lasciando interdetti gli spettatori principalmente per la sua trama sconnessa, non omogenea, con salti pindarici da una scena all’altra, cambi repentini e poco congruenti. Non solo, ma il lungometraggio differentemente dai precedenti, non ricco di comicità e risa, cerca di provocare ilarità ma non ci riesce, mancando di divertimento sia per le battute sia per i personaggi. Non riesce ad essere un film brillante, anzi prova a denunciare ma senza l’ironia pura che contraddistingueva le opere di Zalone.

Da apprezzare sicuramente il coraggio avuto da Checco Zalone nel proporre in chiave comica un tema cosi delicato in Italia come l’immigrazione, la tolleranza di questa e il viaggio lungo, difficile e estenuante compiuto dai migranti alla ricerca di un futuro migliore. Interessante risulta anche il personaggio interpretato da Gianni D’Addario, attore gravinese, sul set nelle vesti di “Gramegna” che nel film da disoccupato e senza alcun tipo di talento arriva a diventare il presidente della Commissione europea, quasi a ricordarci la figura di Luigi Di Maio.

Il film, insomma, è il classico “poteva ma non c’è riuscito”, non è stato all’altezza delle aspettative, doveva essere sviluppato forse in maniera diversa perchè questa volta il filtro dell’ironia non è bastato a causa della disomogeneità della trama e della delicatezza del tema.

Claudia Colabono