Tom Ford: l’assalto ai sensi e al torpore della moda anni 90

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Di Giorgia Lanciotti

Nei giorni in cui Alessandro Michele lancia la nuova campagna pubblicitaria della collezione Exquisite Gucci, presentata lo scorso Febbraio durante la Milano Fashion Week, ci troviamo a scrivere del Direttore Creativo che ha reso grande il brand negli anni 90: Tom Ford.
L’occasione? Il suo sessantunesimo giro intorno al sole.

Tom Ford: New York e lo Studio 54

Tom Ford © fashionforbreakfast

Nel 1979, appena diciottenne, Tom Ford arriva a New York per studiare Arte alla New York University. Certo di avere più chance che nella sua Austin, si trova in realtà ad avere più possibilità e a fare più conoscenze di quanto avesse immaginato. Cruciale è la sua frequentazione dello Studio 54 di Andy Warhol dove conosce icone di stile del decennio, tra cui le modelle Bianca Jagger e Jerry Hall; lo stilista Halston e lo stesso Warhol.
Si vengono così formando il suo stile e il suo gusto, poliedrici e permeati di glamour e trasgressione, accentuata sessualizzazione e androginia: tratti che diverrano distintivi di Ford, rendendolo riconoscibile nel ruolo di Direttore Creativo di Gucci.

Gucci: quando è Dawn Mello a chiamare

Nel 1989 Dawn Mello diventa Vice Presidente Esecutivo e Chief Designer di Gucci e, impegnata nel rilancio dell’allora polverosa casa di moda fiorentina, contatta il giovane designer Tom Ford. Nel 1990 Ford era assistente della designer americana Cathy Hardwick, che lascia per trasferirsi a Milano.

Ai tempi Ford aveva appena esperienza nel mondo della moda e una reputazione quasi inesistente. Tuttavia, non è assurdo pensare che Dawn Mello abbia voluto assumersi, insieme a lui, il rischio di riportare sotto i riflettori la maison di moda in decadenza. In quel momento nessun direttore creativo affermato voleva lavorare per Gucci, questo gioco d’azzardo era solo per chi non aveva niente da perdere. O tutto. Ma Ford azzardò e vinse.

Tom Ford e Gucci: la mutazione in brand

Nel 1994 il ruolo di Tom Ford all’interno dell’azienda si estende ad altri ambiti. É lui che si occupa di supervisionare la realizzazione delle fragranze e delle campagne pubblicitarie, potendo finalmente mettere in pratica le conoscenze acquisite con i ruoli avuti nelle pubblicità durante i suoi anni a Los Angeles, ma non soltanto. Tom Ford negli anni 80 aveva anche scoperto una profonda passione per il cinema e la produzione cinematografica che nella realizzazione delle campagne pubblicitarie – e poi anche nelle sfilate – non mancherà di mettere a frutto. Infine, comincia ad occuparsi anche del design degli store Gucci collocati in giro per il mondo.

In quello stesso anno Dawn Mello lascia Gucci e Ford diventa Direttore Creativo, a tutti gli effetti, della maison: i riflettori sono ora puntati su di lui. Supportato dal CEO Domenico De Sole, dà sin dalla prima collezione la sua impronta agli abiti. La collezione di debutto riceve poche recensioni, anche contrastanti, ma già alla seconda – Autunno/Inverno 1995 – tutto il mondo della moda è seduto ai bordi della passerella in attesa di uno show e di una collezione rivoluzionari.

Tom Ford: la sveglia degli anni 90

Dopo anni di torpore, finalmente Gucci lancia una collezione che apre gli occhi del mondo del fashion. Via la severità delle linee anni 80, eccessivamente monocolore e dalle linee così nette. Questo non è neanche il grunge che tanto si vede in questi primi anni 90. Questo è lux-and-glam, sono le influenze dello Studio 54, è la nostalgia degli anni 70.

Tom Ford propone camicie di raso in colori gioiello, senza spalline, sbottonate fino alla vita, sia per la donna che per l’uomo; le abbina a gonne ed abiti di velluto, le ricopre con cappotti riccamente strutturati e di un colore blu vivido e intenso. L’assalto ai sensi è totale. La rivoluzione evidente anche nell’inserimento di elementi androgini e no-gender nei look. Tuttavia, Gucci porta con sé un patrimonio che non può essere lasciato nel passato, così Ford riporta a galla alcuni elementi classici dello stile Gucci, ma rivisitandoli e rispolverandoli, come la cinta e i mocassini Horsebit, con il morsetto che richiama al mondo equestre, e l’iconico logo della doppia G.

La svolta cruciale arriva con Madonna, fan della rottura creata dal designer nella noiosa moda dei primi ’90. Nel 1995, la cantante decide di indossare alcuni pezzi della collezione Autunno/Inverno agli MTV Music Awards, adottando il look sicuramente più riconoscibile di quell’edizione. La camicia sbottonata in satin color turchese e la cinta con l’iconico morsetto lanciano immediatamente Tom Ford e Gucci in alto, verso l’Olimpo della moda.

La rivoluzione è permanente

Il design iper-sessuale e al tempo stesso androgino, tipico dei look di Tom Ford, si ritrova in tutte le collezioni da lui disegnate per Gucci. L’Autunno/Inverno 1996 è un tributo e rischiato rifacimento allo stile del fotografo del nudo femminile Helmut Newton che sciocca il mondo della moda. Anna Wintour parla della collezione come di una gradita novità, che finalmente ha spazzato definitivamente via il grunge che aveva tanto imbruttito le passerelle.

Ci sono ancora le bluse morbide sbottonate e cappotti su misura lunghi, molto lunghi. Un accessorio iconico su tutti: la cintura sottile con la fibbia dorata. Cappotti e giacche monocromatiche, eleganti gessati e cuoio nero per le calzature; oppure il total white. L’unica eccezione: il blu vivido e il rosso intenso dei tuxedo, irrinunciabili e pensati sia per l’uomo che per la donna. É qui che va rintracciata l’impostazione che Gucci sta ancora mantenendo e migliorando sempre di più grazie al lavoro di Alessandro Michele, e che è passato anche tra le mani di Frida Giannini.

Oggi il Direttore Creativo sta spingendo i confini del no-gender e dell’androginia anche molto più lontano di quanto non abbia fatto Tom Ford disegnando negli anni 90 collezioni tanto rischiose, esplicite, teatrali. Il lascito del designer sta in questa convivenza degli opposti, ma anche nella nostalgia degli anni 70 che continua a risalire in superficie ancora oggi; sta in quello sguardo coerente e coeso che porta le sfilate a dialogare con le campagne pubblicitarie, con le fragranze, con la ricerca, con le parole, realizzando un cerchio perfetto, che è tanto simile a quel giro intorno al sole che oggi compie Tom Ford.

Giorgia Lanciotti

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