“Totò e Peppino divisi a Berlino”, che classico

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Di Redazione Metropolitan

Se gli anni 60 in Italia sono stati benedetti dal boom economico, lanciando l’Italia in un turbinio seppur breve, ma intenso di modernità e prosperità. La Germania ancora divisa dal muro in est e ovest continua la sua corsa all’annientamento fascista attraverso processi di generali, soldati, insomma criminali. “Totò e Peppino divisi a Berlino” è un ibrido delle due realtà.

L’Italia che incontra la Germania. Si vince sempre.

L’ultimo film del filone della coppia comica che vede i nomi dei due mitologici mattatori apparire nel titolo. Un classico della commedia italiana diretto da Giorgio Bianchi da un soggetto, tra gli altri, di Furio Scarpelli. Tredicesimo film che vede Totò e Peppino De Filippo occupare lo stesso schermo. Un’alchimia ormai rodata e consolidata. Un dai e vai di improvvisazioni e imbeccate colte alla svelta e costantemente efficaci. La commedia che si intreccia con l’immediata storia senza ridurla a scherno. Mai banale. Mai scontata.

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Frame da “Totò e Peppino divisi a Berlino” foto dal web

Il principe Antonio De Curtis in arte Totò considerato dai contemporanei poco più che una macchietta, oggi è il principe della risata.

Antonio La Puzza (Totò), un cognome un programma, nullatenente emigrato in Germania è alla ricerca di un vecchio truffatore Giuseppe “Peppino” Pagliuca. Nel suo peregrinare incontra la figlia di un ex ufficiale nazista, Attila Canarinis (Totò) al quale l’indigente si sostituirà durante un processo che lo vedrà innocente ma comunque pedinabile. Successivamente l’incontro con il truffaldino provocherà equivoci e situazioni che comprometteranno la vita dei due emigrati.

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Totò e Pennino ne “La banda degli onesti” foto dal web

“Totò e Peppino divisi a Berlino”, un’occasione d’oro, per riscoprire, per chi non li conoscesse ancora, una coppia straordinaria capaci di una comicità si unica e ormai irripetibile, senza tempo. Restate a casa.

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