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Ottobre 22, 2024, martedì

Tra clima e carisma, Annalena Baerbock rappresenta una nuova era nella politica tedesca ed europea

«Annalena, il palcoscenico è tuo»; «la candidata che rappresenta la rottura con il passato»; «sa trasformare le sue debolezze in forza»: sono solo alcuni dei titoli dei giornali tedeschi ed europei che hanno accolto con grande attenzione la notizia della nomina di Annalena Baerbock a candidata Cancelliera per i Verdi, in vista delle elezioni federali del prossimo 26 settembre. Qualcosa fa pensare che la sua candidatura rappresenti una svolta epocale nella politica tedesca e, di conseguenza, europea. Il partito Die Grünen, che per la prima volta nella sua storia nomina il candidato-cancelliere, sceglie una donna. Designazione arrivata lunedì, cui ha fatto seguito, dopo una caotica videoconferenza durata 6 ore, la decisione della Cdu/Csu di schierare in campo Armin Laschet, presidente del Nord Reno-Vestfalia, il Land più popoloso e ricco della Germania. Dal punto di vista politico, quello di Laschet è un pensiero vicino a Merkel: già prima di diventare leader della Cdu era considerato il suo naturale successore. Ma la sua popolarità è stata compromessa dalla pandemia, dal modus incerto e contraddittorio con cui è parso affrontarla (uno di quelli “apriamo, chiudiamo, apriamo”). Al contrario, Markus Söeder, governatore della Baviera e leader della Csu, proprio grazie alla “conduzione” della pandemia si è dimostrato capace di far fronte a una crisi, e il suo consenso è cresciuto anche nel resto del Paese. Nonostante il sostegno degli uomini più potenti, da politico esperto e consapevole che i partiti divisi non vincono le elezioni, sapeva di non poter forzare la sua nomina. E così ha accettato Laschet come candidato dell’Unione. «Accettiamo e rispettiamo» la decisione della Cdu, ha dichiarato in conferenza stampa, «C’è la responsabilità per il Paese ma c’è anche la responsabilità per l’Unione»; aggiungendo di non volere “divisioni” all’interno. Come riportato da Open, «un commentatore politico tedesco ha detto: Helmut Kohl era impopolare, ma il suo partito era popolare. Angela Merkel era popolare, ma il suo partito molto meno. Laschet è sicuramente un personaggio gioviale, ma come politico ora è un leader impopolare di un patito impopolare». 

Baerbock per il dopo Merkel

A parte non dar retta agli sconosciuti, da bambina mi dicevano sempre che «tra i due litiganti il terzo gode». Non a caso, mentre i “maschi alfa” sono intenti a bisticciare, l’unica possibile erede della Merkel sembra un’altra donna. Non perché donna, ma perché le sue caratteristiche, la forza organizzativa, la conoscenza dei contenuti, la popolarità nel partito quanto nei talk-show televisivi, la fermezza dei valori, ma anche la sua empatia e gentilezza personale, permettono ai Verdi e a lei di accreditarsi per la prima volta come un’alternativa credibile ai “soliti” sfidanti del Cdu/Csu o Spd (che non a caso schierano due signori nel segno della continuità, con curricula infarciti di incarichi attuali e pregressi). E allo stesso tempo di superare l’handicap di una mancanza di esperienza diretta di governo, oltre quello di essere madre che, come ama sottolineare la “maga Verde”, «non pregiudica la carriera». Quarant’anni, deputata del Bundestag e co-leader dei Verdi dal gennaio 2018, insieme a Robert Habeck, La Baerboek potrebbe essere la più giovane “Spitzenkandidatin” della storia, senza aver mai ricoperto cariche governative. «È vero, non sono stata governatrice né ministra. Ma io corro per il cambiamento, gli altri per lo status quo». Uno slogan che rende i Verdi un partito unificato, al governo in 11 Lander su 16, in cui la selezione dei ruoli di rappresentanza non è fatta per “fedeltà al capo”, ma di principi che tutti i Verdi europei hanno assunto, e che i Verdi tedeschi sono stati i primi ad attuare. Primo fra tutti la parità assoluta fra uomini e donne. E di valorizzazione delle donne ne parlano anche gli uomini. Lo scrittore Schleswig-Holstein l’ha dimostrato facendo un passo avanti per prendere brevemente parola sul palco, e sfoggiandone subito uno indietro, per lanciare personalmente Annalena nella corsa cui aspirava lui. «Lo avremmo voluto entrambi – ha ammesso senza giri di parole – ma solo uno poteva candidarsi. Abbiamo creato un nuovo stile di leadership, che credo abbia fatto molto bene al partito. Così ho sempre interpretato il potere». Parole consegnate alla stampa un attimo prima di sparire, per lasciare la scena alla giovane donna di cui in tanti già si chiedono “Sarà la nuova Merkel?”.

Sul curriculum vitae di Annalena Charlotte Alma Baerbock si legge che: è nata il 15 dicembre del 1980, nella piccola città di Pattensen, nello stato della Bassa Sassonia. Evangelica Luterana, è figlia di un’educatrice sociale e di un ingegnere meccanico. Ha studi giuridici e un master alla London School of Economics alle spalle. Ha lavorato come assistente di una deputata ambientalista al Parlamento europeo prima, per trasferirsi nel Brandeburgo poi, dov’è stata per 4 anni presidente regionale dei Verdi, prima di approdare al Bundestag. Adesso vive a Potsdam con il marito e le figlie, due. Nel suo passato spicca anche il praticantato da giornalista alla Hannoversche Allgemeine Zeitung. Voleva diventare inviata di guerra per un giornale, ma nel 2013 interrompe il dottorato di ricerca sulle catastrofi naturali e l’aiuto umanitario, all’università di Berlino, per dedicarsi interamente alla politica. La stessa con cui è cresciuta. A differenza della Cancelliera dell’Est, la piccola Baerboek, negli anni ‘80, andava alle manifestazioni antinucleari con i genitori e a 10 anni era affascinata da Greenpeace. Il fatto che sia diventata una sportiva, praticando a livello agonistico lo sport del salto del trampolino, sembra quasi la metafora perfetta. Con quel “salto” approderebbe al posto occupato oggi da Angela Merker.

La sua visione è intuibile, a partire dalle azioni in materia di immigrazione. A Postdam, dove vive, presiede l’associazione «Mano nella mano» che si occupa dei profughi, mentre già nel 2016 si era offerta come garante per l’accoglienza di una famiglia di rifugiati siriani nel Brandeburgo. Da convinta europeista, è stata tra i politici a favore della missione Ue di salvataggio in mare e l’accoglienza diffusa dei profughi rinchiusi nei lager greci. Mentre, per fronteggiare la pandemia, ha presentato un “piano in 8 punti” nel quale ha proposto, tra l’altro: filtri d’aria per le aule, test rapidi per il Covid, riunioni di apprendimento a distanza per gli insegnanti, un adattamento “a misura di bambino” delle regole di quarantena, l’istituzione di un “Centro federale per l’educazione digitale e mediatica”, l’uso di biblioteche e musei come spazio di apprendimento per i bambini svantaggiati, il diritto all’assistenza all’infanzia per i genitori single. Proposte che hanno fatto discutere, ma che non sono state demonizzate dalla maggioranza merkeliana. Non solo. La Bearboek incarna la “Nouvelle Vogue” ecologista tedesca, grazie alla sua giovanile presenza nei dibattiti in una Germania “irrigidita” dal potere a lungo esercitato dalla Merkel. Quello che rivendica è la diversità di uno stile di leadership verde, uno stile cioè più umano, cercando di mantenere un approccio aperto anche alle decisioni degli altri. Nel suo discorso di investitura parla del clima come battaglia “vitale” per questa generazione, sapendo di poter essere credibile su molti altri dibattiti. Dall’economia ai diritti umani. Parlando ai suoi connazionali, ma di fatto anche all’Europa, è riuscita a convogliare il consenso attorno al suo partito per i dannosi effetti dei mutamenti climatici. Che gran parte dell’elettorato si sia schierato dalla sua parte su un tema così attuale, vuol dire che conviene con la Baerboek nel considerarlo un tema “europeo”.

Dei Verdi degli anni Settanta e Ottanta è rimasta l’eredità quasi romantica dell’opposizione all’energia nucleare, ma oggi non sembra questo il cuore della politica dei Grünen. Già nell’82 la componente più moderata del partito diede vita al Partito ecologista democratico, oggi presente quasi unicamente in Baviera. Mentre i Verdi si andavano sempre più impegnando nelle battaglie in favore dei diritti civili e per forme scolastiche meno autoritarie d’insegnamento, oltre che contro opere pubbliche dal forte impatto ambientale. Lei, Baerbock, diventata la star assoluta dei Verdi, attira curiosità e mobilita uomini e donne alle riunioni a cui partecipa. Considerata una frontwoman dell’universo verde tedesco, le viene riconosciuto, insieme al “congiunto” Robert Habeck, il merito di aver ricomposto “le due ali”, quella tra fondamentalisti e realisti. Se i Verdi tedeschi andranno al governo non avranno una strada spianata. Ma, come scrive la BBC, «dopo 16 anni di un cancelliere Merkel decisamente verde, la Germania è cambiata. Il mainstream è più verde e il Partito dei Verdi è più mainstream». Se il Green deal europeo sia realizzabile non si sa; di certo l’arrivo di Annalena e del suo partito segna l’inizio di un tempo nuovo per chi il futuro lo colora di verde.

Francesca Perrotta

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