Trapattoni e la sua breve parentesi al Cagliari

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Di Redazione Metropolitan

I destini del Cagliari e di Giovanni Trapattoni si incrociarono per colmare bisogni reciproci e complementari. Il tecnico lombardo cercava riscatto dopo la fallimentare esperienza al Bayern Monaco, mentre i sardi ambivano a qualificarsi in Uefa. L’esperimento fallì e si concluse con le dimissioni del tecnico.

Quell’estate che Trapattoni si tuffò in provincia

Alla metà degli anni ’90 la carriera di Giovanni Trapattoni sembra avviarsi verso la sua fase discendente. ultimato definitivamente il suo secondo ciclo alla Juventus, con la quale ha vinto un’altra Coppa Uefa, il tecnico di Cusano Milanino si accasa al Bayern Monaco per intraprendere la sua prima esperienza professionale all’estero. La stagione in Baviera si rivela però avara di soddisfazioni sia sotto il profilo dei risultati sia sotto il profilo dei rapporti umani. Il Bayern, campione uscente e spesso in lotta per il titolo, finisce sesto in classifica, mentre Trapattoni si rende protagonista di una celebre sfuriata contro i suoi giocatori pronunciata in un tedesco “maccheronico” che gli costerà la caricatura della Gialappa’s.

La sfuriata di Trapattoni in conferenza stampa che diventerà uno dei “cavalli di battaglia” della Gialappa’s

Quando arriva l’estate del 1995 il “Trap” decide dunque di tornare in Italia, ma il grande calcio sembra non avere più bisogno di lui. La Juventus, fresca vincitrice di Scudetto, è ormai una creatura di Marcello Lippi, il Milan prosegue il suo ciclo vincente con Fabio Capello, mentre la Lazio, vice campione in carica, rinnova la sua fiducia nelle idee rivoluzionarie di un giovane Zeman. Roma ed Inter, che sposano una filosofia più tradizionalista, hanno i posti di comando già occupati rispettivamente da Carletto Mazzone e Ottavio Bianchi.

Chi avrebbe potuto dunque affidarsi al “catenaccio” vecchio stile? L’occasione arriva dal Cagliari di Massimo Cellino, voglioso di riportare la squadra in Coppa Uefa dopo averne sfiorato la vittoria solo due anni prima. Trapattoni si immerge per la prima volta nel calcio di provincia, tra il fermento di tanti addetti ai lavori che bramano per vederlo all’opera.

Aria di esonero

Il Cagliari che Trapattoni eredita ufficialmente il 29 giugno 1995 è una squadra ambiziosa e tutto sommato competitiva, sebbene sia orfana della colonna uruguagia protagonista dei primi anni ’90. Non ci sono più Francescoli, Herrera e Fonseca, così come lascia anche il “maestro” Oscar Tabarez dopo una stagione dignitosamente conclusa a metà classifica. In compenso, la squadra si poggia sull’esperienza di uomini come Pusceddu, Fricano, Bisoli e Allegri e trae spunto dalla fantasia del suo duo offensivo Olivera-Silva, cui si aggiunge il talento a centrocampo di Fabian O’Neill. E poi, in panchina c’è lui: “mister sette Scudetti”.

Le premesse per fare un ottimo campionato ci sono tutte, ma già le prime giornate sono premonitrici di quello che sarà l’esito amaro della stagione. La squadra incassa tre sconfitte di fila ed è ultima. “Il triste zero di Trapattoni“è il titolo che “La Repubblica” sceglie per immortalare la solitudine di un uomo che il calcio pare abbia ormai sorpassato

Il primo punto arriva alla quarta giornata, proprio contro la Juventus. Il gentile regalo di Madama sembra rivitalizzare la compagine rossoblu che infila due vittorie consecutive contro Sampdoria e Udinese. E’ una fiammata che dura poco perché il Cagliari ripiomba in una spirale di risultati negativi che la fanno precipitare al terzultimo posto dopo nove giornate. L’ambiente comincia a rumoreggiare: possibile che sia questo il vero valore del “Trap”? Da più parti si comincia ad invocare l’esonero, ma Cellino, ostinato nel difendere la sua scelta, sentenzia: “Ci riprenderemo“.

La Juventus chiude il cerchio: Trapattoni si dimette

Un auspicio non confermato dai fatti. I sardi non riescono proprio a trovare la quadra e proseguono in una striscia di sonore sconfitte intervallate da sporadici sussulti. Per assurdo l’anello debole della squadra è proprio la difesa, dacché Trapattoni aveva fatto della marcatura ad uomo uno dei concetti fondamentali della sua “zona mista”.

E’ ancora la Juventus a chiudere il cerchio attorno al suo ex condottiero. L’11 febbraio del ’96 la Signora annichilisce il Cagliari con un perentorio 4-1. Trapattoni esce a testa bassa dal “Comunale”, proprio lo stadio che gli aveva regalato le maggiori soddisfazioni. L’esperimento di Cellino è definitivamente fallito. Due giorni dopo Trapattoni si dimette dall’incarico e verrà rimpiazzato da Bruno Giorgi. Le dichiarazioni d’addio dimostrano ancora una volta la sua encomiabile onestà intellettuale:

“Era la cosa più assennata che potessi fare. Siamo in una posizione di classifica non dco tranquilla, ma sicuramente fuori dalla zona pericolosa. Le partite più difficili, contro Lazio, Juve e Fiorentina sono ormai alle spalle, per cui credo credo che, da qui in avanti, la squadra possa riportarsi in una posizione decisamente ottimale. Resta l’unico rammarico di non aver lottato per un piazzamento Uefa ma, ribadisco, in questo momento le dimissioni, comprensibili o meno, sono la cosa più saggia da fare. Lascio i ragazzi in una posizione tranquilla e con un calendario che li mette a riparo”.

Trapattoni si dimette

Trapattoni al Cagliari: il sogno di una notte di mezza estate era durato poco più di mezza stagione. L’allenatore di Cusano Milanino non aveva centrato l’obiettivo, ma aveva dato a tutti un’importante lezione di stile.