La moglie di Tullio De Piscopo si chiama Dina e dal loro amore sono nate due figlie: Giusy e Michela e due nipoti: Matteo Tullio e Marco. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Tullio De Piscopo ha raccontato l’emozione del grande giorno e l’amore per la sua Dina.
Tullio De Piscopo, chi sono la moglie Dina e i figli
“Sono nate due figlie splendide, Giusy e Micaela di 42. Che mi hanno donato quattro meravigliosi nipoti: Giulia, Matteo Tullio, Vittoria e Marco. Vivono con me. Ho un labirinto dove stiamo tutti assieme“.
Il rapporto con sua moglie è stato da sempre fortissimo. Riservato e schivo, Tullio De Piscopo non ha mai amato rendere pubblica la sua vita privata. Il batterista è da sempre insieme alla moglie Dina. I due si sono conosciuti a Bologna, Dina è originaria di Sassuolo: “Andando via da Napoli mi fermai a Roma: troppe donne, troppa psicosi da cinema. Mi distraevano. E scappai a Bologna, l’oasi del jazz. Un maestro d’orchestra mi aiutò a trovare una stanza alla pensione Do Re Mi”, ha detto a Repubblica. Quando Dina restò incinta, Tullio doveva tornare a Napoli per motivi familiare e il padre della ragazza era certo che il musicista non sarebbe più tornato: “Tornai e la sposai. Sono nate due figlie splendide, Giusy e Micaela”
Tullio De Piscopo è una delle perle che Napoli ha regalato all’arte. Il suo enorme talento è riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Un batterista italiano che ha scritto capitoli della storia della musica. Oltre ad essere un mostro sacro della batteria, è anche percussionista e cantautore.
Una passione che nasce da lontanissimo e che arriva da suo padre, Giuseppe De Piscopo. Anche lui batterista e con una grande carriera nell’orchestra. La musica è un affare di famiglia e Tullio ha saputo portare avanti la tradizione di famiglia. Con grande stile e professionalità che lo ha portato nell’olimpo della musica.
Nel 2012, De Piscopo è stato colpito da un tumore al fegato. «È stato una bella botta, ma dopo è arrivata la voglia di combattere. Non ero pronto a morire. Mi dissero che avevo sei mesi di vita. Ero con Giusy il giorno della diagnosi: tumore maligno dei più brutti e dei più rari. Decisi di andare in Svizzera per preparami a morire con l’eutanasia. Non volevo cure. Dopo, capii di non essere pronto. Come rinunciare alla gioia dei miei nipoti? Pino Daniele mi ha regalato un rosario e mi disse: “Vedrai che ti aiuterà, non ti disperare”. Sono molto legato a lui perché con quella visita in ospedale mi ha salvato, assieme alla musica e ai miei nipotini. La Madonna ha fatto ‘o miracolo», ha raccontato a Storie italiane.