Oggi in anteprima al cinema Eden “Tutta un’altra vita” di Alessandro Pondi con Enrico Brignano e Paola Minaccioni.
Eduardo Galeano diceva che la felicità é un’utopia. La felicità é come un’oasi che più ti avvicini e più si allontana, e allora a cosa serve questa felicità? Serve ad andare avanti. Il desiderio universale ad assurgere alla piena serenità d’animo é, dunque, più vicino all’impossibile finitimo all’onirico. In “Tutta un’altra vita” di Alessandro Pondi, prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema, il sogno diventa vita.
“I sogni se nun li vai a prende rimangono soltanto sogni” così apostrofa Gianni (Enrico Brignano) tassista romano di Garbatella, ludopatico e ballerino da sala, il quale si ritrova tra le mani le chiavi di un parvenu capitolino dell’Axa partito con moglie e avidità per una settimana alle Maldive. Gianni sposato e frustrato con due figli educati e indesiderati si ritrova catapultato all’interno di una cinquina del lotto con tanto di villa, Maserati, light follow, e callipigia Lolita qui Lola interpretata da una sensualissima Ilaria Spada.
Brignano dovesse scegliere un’altra vita per una settimana sceglierebbe la sua come afferma in conferenza stampa, ma non Gianni che, perfettamente depilato, si tuffa letteralmente e metaforicamente in questo destino non più beffardo. Alessandro Pondi alla sua seconda fatica dopo “Chi m’ha visto?” si adagia sulla commedia facile, con interpreti rodati e una trama che, vecchio stile, dipana nel continuo equivoco. Se fosse un gioco sarebbe la campana, banale ma sempre in voga, Gianni che tra il Laurentino e il Gemelli, tra Ostia e Caracalla, macina chilometri per celare la doppia identità.
Con la coppia Fiorello-Favino, Alessandro Pondi sembrava aver dato il via ad una personale commedia nuova, dove a giocare non erano più le solite maschere e soprattutto il gioco non consisteva più in soliti salti a piè pari. Anche in “Tutta un’altra vita” la base è il discorso sull’identità, nel primo Fiorello scompare per ritrovarla, qui Brignano la cambia per riscoprirla, ma viene meno la patina prettamente filosofica che pervadeva l’opera prima. Qui questo Mattia Pascal di Roma sud sembra cambiar vita più per sfizio che per necessità atavica.
Lorella, consorte di Gianni, interpretata da una strepitosa Paola Minaccioni, si presenta come premurosa moglie e madre, l’appartamento sudista, seppur lontano dallo sfarzo cafonal stile Casal Palocco, si conforta di una meravigliosa terrazza vista cupola di San Francesco Saverio. Certo l’altra vita rasenta la perfezione ma non giustifica il pervicace attaccamento a sfondo puramente materialistico che invade il protagonista. Alessandro Pondi con questa opera seconda abbassa l’asticella cercando lo sbigliettamento facile. La commedia funziona grazie alla professionalità della compagine ma non spicca di certo nel mare magnum della risata. Gli spacchi della Spada e la maestria della Minaccioni meritano il film. Il resto è noia.