A rivelarlo è stata un’inchiesta della CNN che ha esaminato i database di tribunali federali e statali di 20 città americane, aprendo il vaso di Pandora di Uber e scoprendo le denunce di molestie. Dei sospettati, 34 sono già stati condannati.
Negli ultimi quattro anni, solo negli Stati Uniti, sono stati accusati 103 autisti di molestie sessuali o stupro nei confronti dei passeggeri. La CNN l’ha comunicato dopo un’indagine approfondita, secondo la quale i sospettati di questi reati “sono stati arrestati, sono ricercati dalla polizia o i loro nomi sono stati citati in procedimenti civili relativi agli incidenti”. A fronte di quella che il ceo Dara Khosrowshahi ha definito una “nuova priorità”, l’azienda di trasporto automobilistico privato, che funziona attraverso un’applicazione, ha deciso di correre ai ripari per arginare questo tipo di emergenza.
Uber non ha mai reso pubblici gli scritti processuali che la riguardavano, e sebbene avesse promesso nel 2016 di attuare una serie di politiche volte a salvaguardare i clienti da abusi sessuali e molestie, cinque autisti “in diversi Stati” avrebbero detto alla CNN di non aver ricevuto alcun tipo di formazione a riguardo. In particolare, la pubblicazione di alcuni video sulla prevenzione di moleste sessuali sul sito dell’azienda di trasporti e l’impegno di organizzare incontri sul tema, sarebbero arrivati solo dopo che la CNN ha contattato l’azienda prima di pubblicare l’inchiesta.
Il problema delle aggressioni svolte dagli autisti ai passeggeri, però, non è la prima volta che si manifesta. Proprio nel 2016, Uber aveva aggiornato il proprio manuale di comportamento rivolto ai dipendenti, proibendo in modo specifico qualsiasi tipo di contatto sessuale in servizio. L’azienda di San Francisco ha annunciato che sull’app verrà inserita l’opportunità di scegliere un contatto fidato con cui condividere la corsa e un tasto, chiamato “punic button”,per chiamare automaticamente il numero per le emergenze 911, in caso di necessità. Inoltre, la società starebbe infatti cercando di accelerare il processo di verifica periodica dei propri autisti, in modo da prevenire nuovi casi di abusi.
“Uber andrà oltre i controlli annuali e sarà tra i primi a investire in tecnologie in grado di identificare rapidamente nuovi reati. Utilizzando fonti di dati che coprono la maggior parte dei nuovi reati commessi, riceveremo una notifica se un conducente è coinvolto, e sfrutteremo queste informazioni per aiutare a rafforzare continuamente i nostri standard di verifica”. Così si legge dal blog di Khosrowshahi, amministratore delegato dell’azienda.
Claudia Colabono