Un incendio boschivo è scoppiato nell’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Lo ha riferito su Telegram un membro del consiglio principale dell’amministrazione militare-civile della regione, Vladimir Rogov, citato dalla Tass. 

Ieri, ha aggiunto con accuse agli ucraini, “Energodar, Melitopol e Kherson sono rimaste senza corrente per diverse ore” e “questo a causa dell’interruzione della fornitura dalla centrale di Zaporizhzhia per le provocazioni dei militanti di Zelensky“. Secondo Rogov, “il distacco è stato provocato da un incendio e da un corto circuito alle linee elettriche”.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia è sempre più al cuore delle preoccupazioni internazionali. Ieri, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina sei mesi fa, le autorità agli ordini di Mosca hanno temporaneamente sospeso l’erogazione dell’energia elettrica dagli ultimi due reattori ancora in funzione, dei sei che compongono l’intero impianto. Alcuni incendi innescati dai bombardamenti vicino agli impianti termici avrebbero causato il riscaldamento delle linee, spingendo i tecnici russi a staccare il collegamento con l’intera rete ucraina: non era mai successo dalla costruzione della centrale in epoca sovietica nei primi anni Ottanta. Circa quattro milioni di abitazioni ucraine, per lo più situate nei territori meridionali occupati dai soldati russi, sono rimaste al buio. Intanto Mosca e Kiev continuano a rimpallarsi le responsabilità per i proiettili che cadono pericolosamente vicini ai reattori, causando danni alle infrastrutture e rischiando di innescare una catastrofe che, a detta dei massimi esperti, potrebbe rivelarsi molto più drammatica di quella avvenuta a Chernobyl nel 1986.

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