Quest’anno ho lasciato la landa ormai familiare del Lucca Comics & Games, con un po’ di rammarico, per qualcosa di completamente diverso, ma comunque super-nerd: l’MCM London Comic Con, passando un attimo per gli Harry Potter Studios.
Con i miei ormai fidati coinquilini di ogni fiera e la mia migliore amica, abbiamo fatto “bagagli e bagaglietti” e siamo volati verso nuove terre di nerditudine. Sapete cosa vi “dico”? Non vedo l’ora di ritornarci!
All’MCM London Comic Con sono andata principalmente per accompagnare e fare il tifo per una grandissima amica e rappresentante italiana per l’EuroCosplay: Cristina “Cristal Cosplay” Benfante
L‘EuroCosplay è una delle tante gare internazionali, e anche una delle prime, che si svolgono in Europa in ambito cosplay. E’ una sorta di “Europeo del Cosplay“, dove ben ventisei paesi si sfidano a colpi di ago, filo e props ogni anno all’MCM London Comic Con, il penultimo (o ultimo) weekend di Ottobre.
Ma raccontiamo il viaggio!
(Piccola premessa: in realtà sono arrivata a Londra il giorno prima che andassi alla convention, e ho lasciato la terra della cara Elisabetta due giorni dopo degli Harry Potters Studios. Per non annoiarvi, racconterò qui solo i tre giorni da british-nerd).
DAY ONE
Per il primo giorno di fiera, in modo da essere super operative e d’aiuto a Cristina, Roberta (Armor Penny QUI il suo instagram) e io abbiamo preso i biglietti “priority” per entrare due ore prima: l’entrata al pubblico era segnata per le 11:00, noi potevamo invece entrare alle 09:00. Quindi tutte belle e pimpanti abbiamo preso il trenino. Trenino che si ferma direttamente in fiera… Non scherzo! Scendi, giri l’angolo e sei di fronte agli ingressi, super funzionale e davvero ordinato.
Con la mandria di nerd e otaku, che comunque non sono diversi da quelli italici, siamo entrante nel primo capannone. PANICO! Abbiamo visto una fila infinita che zigzagava prima verso i controlli delle borse e poi verso delle specie di porte. Per un attimo, un millesimo di secondo, ci siamo guardate e abbiamo detto “Qui non entriamo più!“. Ma paradossalmente più vedevamo questa fila lunga, più ci avvicinavamo. Non siamo mai state ferme, non c’è stato mai un ingorgo o un intoppo, semplicemente camminavamo tra le transenne in ordine e dopo cinque minuti eravamo dentro…
Mai vista tanta efficienza con una mole così grande di gente da gestire.
Un volta entrate realmente in fiera, siamo rimaste a bocca aperta. A parte la grandezza quasi da giramento di testa, ma era tutto perfetto. Non sto esagerando. Al centro, nel corridoio (se così si può definire quello spazio enorme) tra i capannoni, erano situati bar e ristoranti…tutti i tipi di bar ristoranti, avevi solo l’imbarazzo della scelta. Ai lati, contrassegnati da lettere e numeri, le zone della fiera. C’era un padiglione dedicato ai giochi di carte, quello di fronte completamente vuoto e dedicato alla sosta dei cosplayers devastati, quello dopo (il più grande) era il cuore pulsante della fiera tra area videogiochi, tattoo (sì…tattoo), stand, film e OSPITI. Qui era situato anche il palco della gara e dei panel della giornata. Di fronte l’aerea comics con l’aerea dedicata a Games Of Thrones, i fumettisti, l’aerea Otaku/Japan e il mega stand della Funko. Era tutto nel posto giusto e facilmente raggiungibile.
Comunque appena siamo entrate sono venuti a prenderci e siamo andate nel backstage per aiutare Cristina, insieme agli altri partecipanti europei. Queste sale, dedicate completamente ai cosplayers e ai loro coscaddy (aiutanti), erano situate al secondo piano. In questo nuovo “dietro le quinte” si respirava un’aria diversa dal solito. A parte che tutti i partecipanti erano super assistiti dallo staff della gara, non gli mancava nulla: cibo, bevande e totale assistenza. Tra loro, nonostante l’agitazione, c’era comunque gioia di essere lì. Infatti sono stata davvero felice di poter osservare da vicino questo nuovo lato del cosplay.
Quando Cristina ha finito di prepararsi, di fare i servizi fotografici (ben tre con tre diversi fotografi stranieri) e il judging (da noi chiamato prejudging), anche Roberta ed io abbiamo deciso di fare l’esperienza “cosplay” all’estero. Ci siamo vestite e siamo scese nel totale casino della fiera. Sarà che era sabato, il giorno con più gente, sarà che essendo territorio completamente nuovo per noi, eravamo totalmente perse, così abbiamo optato per un semplice giro di prova nei panni di Jill Valentine e Rebecca Chambers. Giro che è durato un’oretta e nel quale ci sono state persone che ci hanno riconosciute e fatto i complimenti. Eravamo strafelici, sì…solo con quelle poche persone che ci hanno fotografato, eravamo due donnine contente.
Lì la concezione di cosplay è un po’ diversa, sicuramente c’erano dei fotografi in giro o imboscati negli angoli più belli dell’Expo a realizzare photoshoot, ma la maggior parte dei cosplayers presenti stavano in quel padiglione vuoto dedicato a loro. Giocavano, mangiavano, ballavano. Erano lì in gruppo felici di essere vestiti dai loro personaggi preferiti.
Comunque, finito il nostro giro di perlustrazione alla ricerca di zombie (è una battuta…visto i pg che abbiamo portato), siamo risalite su ad aiutare Cristina. Era arrivata l’ora della gara. Con lei siamo riuscite anche ad entrare dietro le vere quinte del palco, insieme agli altri partecipanti. La gara si è svolta velocemente, senza intoppi e con un’organizzazione quasi perfetta. Non c’erano tempi morti, anche perché la fiera chiudeva al pubblico alle 19:00, quindi entro quell’ora tutto doveva finire. E infatti così fu.
Purtroppo la nostra meravigliosa Cristina non ha vinto nulla, ma il pubblico quando l’ha visto è scoppiato. Era un Elsa da Frozen perfetta e la sua scenetta ha intenerito tutti.
Video ufficiale Eurocosplay della performance di Crysta Cosplay
Bèh, conclusa questa prima giornata, in cui siamo rimasti anche dopo chiusura fiera e faceva impressione vedere il capannone VUOTO, siamo andati a cena insieme agli altri rappresentanti. Stanchi, super affamati, al ristorante, nonostante l’occhio calante per il sonno, ci siamo comunque divertiti e abbiamo mangiati tantissimo. A fine serata abbiamo anche visto una mega volpe nel parcheggio.
Fiera Piena
DAY TWO
Il secondo giorno lo abbiamo dedicato completamente alla fiera come spettatori. La prima cosa che ci ha sorpreso è stata la meno affluenza del giorno prima. In pratica i nerd inglesi amano andare solo un giorno in una convention, ovviamente ci sono i superfans che piantano la tende lì, ma la maggior parte di loro amano godersi una sola giornata, tra l’altro senza stressarsi. In più la domenica la fiera chiudeva alle 17:00, quindi per chi voleva fare shopping con calma, non era certo il giorno migliore.
Noi grazie al fatto che la gente era poca, invece ci siamo goduti meglio ogni spazio.
Come prima tappa stand Funko. Per noi grande novità (anche se sapevamo che quest’anno n’era stato allestito uno a Lucca Comics & Games). Era presto, le 11:30, quindi fiera appena aperta, eppure c’era già fila. Ecco qui siamo stati fermi per un po’, non eccessivamente, forse 20 minuti o poco più, però comunque era l’unica zona con tanta affluenza. Quando siamo entrati lo stand era già mezzo vuoto. C’erano ancora alcuni pop esclusivi: Aizawa di My Hero Academia, il pacchetto di Ricky & Morty, uno dei due Snaso, Black Manta Metal e Red Dilophosaurus. Ma per esempio il Dottor Strange come Ghost Rider era già finito dal venerdì. Vendevano tanti altri pop, però posso dirvi la verità? Mi aspettavo di più, decisamente molto di più. In ogni caso è stato bello.
I Pop Esclusivi dell’Mcm London Comic Con
Di fronte, per tutti coloro che erano lì in fiera, davano una moneta come ricordo dell’evento. Una moneta d’argento…sì, ne avevano a migliaia. All’interno di questa mini stanza creata ad hoc, c’erano anche altre monete esclusive, persino in oro zecchino, coniate esclusivamente per l’MCM. Peccato solo che erano tutte Disney e Marvel… Questo razzismo nei confronti della Dc Comics deve finire!
Un’altra area che ho amato, organizzata bene, e come sempre bistrattata, era quella dedicata ai fumettisti. Ho potuto parlare con Mark Brooks (ho preso anche il suo autografo) come se nulla fosse, accanto aveva anche Frank Cho, Brian Azzarello, Jorge Molina e Tim Sale. Erano tutti lì contenti a parlare con i fan, i pochi fan, del più e del meno. C’era anche John Romita Jr., ma purtroppo non era allo stand quando sono arrivata. In realtà i fumettisti ospiti erano davvero tantissimi, però questi erano quelli presenti in quel momento. Gli altri sarebbero arrivati da lì a poco. C’era anche Frank Miller, che ho visto il giorno prima di spalle prendere l’ascensore, non ho fatto in tempo a fermarlo!
Il grande Tim Sale che disegna Daredevil
(Perdonate l’emozione nel video)
Adi Granov e Mark Brooks
Sempre grazie al fatto che ci fosse poca gente, abbiamo provato a turno il nuovo Soul Calibur (in realtà la piccola area games era piena di persone eccitate che giocavano, ma tutti si accalcavano per poter provare Kingdom Hearts III e il nuovo picchiaduro della Bandai dedicato a My Hero Academia). Ah, area games gestita tutta, o comunque la maggior parte, proprio dalla Bandai. In ogni caso il nuovo Soul Calibur è una gioia per gli occhi. Tralasciando la grafica e il gameplay, ciò che ci ha colpito è stata la cura dei dettagli nei personaggi. Un tale livello non l’aveva mai visto, soprattutto per un gioco dove devi “prenderti a cazzotti”.
Altr’area formidabile era quella dedicata alle nuove pellicole in uscita al cinema. C’era una buona parte tutta per “Animali Fantastici: i crimini di Grindewald“, con Harry Potter annesso perché in terra inglese il maghetto è sempre presente; c’era Aquaman, con una zona in cui potevi fare una foto con il tridente e in fondo al mare; c’era “Glass” con il set più epico, forse il più bello tra quelli esposti, per pubblicizzare i film. Comunque ce n’erano molti altri, ho intravisto anche quello dedicato al nuovo film d’animazione sul Grinch, ma era invaso da bambini.
In quest’aerea erano presenti anche i banchi per gli autografi degli attori, ovviamente a pagamento. In più si potevano scattare foto con loro. Infatti per ognuno era stato allestito una piccola stanza dove si potevano riunire con i fans. Qui le file erano lunghissime e rimanevano anche dopo chiusura fiera.
Insomma, la fiera era diversa, ricca e piena di cose da fare e vedere. Coscienti di non aver potuto vederla realmente tutta, eravamo comunque soddisfatti e felici. L’anno prossimo ad Ottobre, o a Maggio chissà (visto che esiste anche l’edizione primaverile), si potrebbe tornare nuovamente tutti insieme.
DAY THREE
Il giorno tre è stato quello in cui il nostro animo nerd ha raggiunto il paradiso: gli Harry Potter Studios. Roberta e io dobbiamo ringraziare Cristina, perché è stato un suo regalo…inaspettato. Sì lo so, le farò una statua d’oro!
Per l’occasione abbiamo comprato i maglioncini della divisa: Cristina Grifondoro, Roberta Tassorosso e io Corvonero. Perché non si può andare ad Hogwarts senza indossare il giusto outfit.
Abbiamo preso il pulmino, che poi era un semplice bus urbano, per gli studios alle 15:00. Tutto il tour durava, compreso il viaggio, 7 ore. Voi penserete che sono tante, invece vi posso garantire che passano velocemente, che vorreste stare di più ma non si possono sforare neanche pochi minuti perché i bus vi lasciano a piedi…fuori Londra.
Sì, gli studios sono stati creati nella campagna londinese. Con il bus abbiamo impiegato un’ora e mezza ad andare e un’ora e mezza per tornare. All’andata il tempo è passato velocemente, tra l’euforia e il film di Harry Potter che hanno messo per allietare il viaggiò. Qui è successa una cosa strana: non avendo mai visto “Harry Potter e la Camera dei Segreti” in inglese (mia grande mancanza), il fatto di averlo guardato forse 100 volte, ha fatto sì che il mio cervello seguisse il film in italiano…ora, voi dite che mi devo preoccupare?
Comunque il bus ci ha lasciati davanti le porte, ecco lì abbiamo subito il primo controllo. Appena entrati c’è stato il secondo, quello delle borse e sotto il metal detector. L’ingresso è enorme, a parte il mega cartellone con il Castello di Hogwarts che dà il benvenuto, lì erano esposti i veri costumi di “Animali Fantastici e Dove Trovarli“. Sì quelli veri, infatti oltre ad esserci scritto “Non toccare“, era specificato “Non annusare“! Ebbene sì, c’è gente che ama annusare i costumi di scena…
Dopo un lungo corridoio, disegnato come se fosse la Mappa del Maladrino e con su scritto le migliori frasi dei libri. Siamo entrati nel vero atrio con il ristorante, l’uscita del negozio ufficiale e l’ennesima entrata con controllo. Indovinate chi ha perso il biglietto dopo 5 minuti che lo aveva mostrato al controllare precedente? Sì io…
Ovviamente essendo arrivata fino a quel punto non hanno fatto parole, perché avevo già superato due step, ma sono dovuta comunque andare a richiedere un codice per passare. L’ansia mi era salita a mille.
Passato questo ennesimo corridoio a zigzag, siamo entrati una stanza buia dove un’assistente ha raccontato un po’ la storia degli studios, ci ha mostrato le locandine dei film in tutte le lingue del mondo e ovviamente illustrato le regole. Anche qui la ragazza ha sottolineato che era vietatissimo “annusare“…
In quella sala e nella successiva era stra-vietato fare foto. Non vi dico il perché…infatti salto un attimo!
Il vero tour inizia dalla grande, con due lunghi tavoli ai lati con le varie case e il cibo di sopra (finto ovviamente). Essendo noi andate il 29 di Ottobre, tutto era addobbato per Halloween. In fondo il tavolo dei professori, con i veri costumi di scena messi su dei manichini in piedi che ti davano il benvenuto. Ecco…qui ho pianto, d fronte al leggio con il gufo con dietro Silente, la McGranitt e Piton, io ho pianto.
La sala successiva era una ricostruzione di molti piccoli set: la stanza del dormitorio di Harry e Ron (con i veri letti creati per il primo film e che hanno mantenuto fino alle due parti del settimo, tanto che nella sesta pellicola l’attore Rupert Grint, diventato ormai un gigante, fu costretto a girare le scene nel letto con i piedi di fuori); la sala comune di Grifondoro, l’ufficio di Silente, l’aula di Pozioni con Piton e Lumacorno (anche qui scende una lacrimuccia); la tana con tutti i Weasley; la scena orrenda della riunione dei Mangiamorte che uccidono la povera professoressa di Babbanologia; l’ufficio tutto pink della Umbridge e tante altre cose. Gli oggetti di scena erano davvero numerosi, si aveva voglia di morire sepolti lì dentro.
La sala dopo era La Foresta Proibita! Sì, con centauri, ragni e Fierobecco annesso. Dopo di questo c’era il primo stop, con un mini negozietto, che vendeva le stesse identiche cose di quello grande. Qui si poteva bere.
Perché sì, nelle varie sali era vietato bere e mangiare.
Più avanti il Binario 9 3/4. Con i carrelli nei muri, una postazione dove fare le foto come se fossi dentro a uno degli scompartimenti, un negozietto di dolci (giustamente per affrontare il viaggio) e il vero vagone dove furano girate le scene. Emozione allo stato puro. In alcuni il set era stato lasciato intatto, come se Harry, Ron, Hermione, i gemelli, Neville e persino Luna avevano lasciato un attimo gli oggetti lì per spostarsi a salutare un compagno più avanti.
In seguito la zona ristoro con la Burro Birra, e il gelato allo stesso gusto. Noi l’abbiamo presa… Era buonissima, non sapeva di birra, ma solo di vaniglia (un’assonanza poetica non voluta). Rifocillati, la prossima zona da visitare era esterna, quindi immaginate il freddo. Lì erano stati ricostruiti: il bus notturno; il numero 4 di Privet Drive, con i sottoscala e il salottino invaso da lettere di Hogwarts; la vera casa di Harry distrutta da Voldmort e il ponte del castello. C’era anche la Willow in cui potevi entrare e fare una foto.
La sala dopo era dedicata ai props e all’ingegneria. Tutti gli oggetti, le maschere, i personaggi erano ricostruiti li dentro fino all’ultima vite.
Poi ecco arrivare la parte secondo me più bella dopo la sala grande: Diagon Alley con i suoi negozi. C’era anche un Mangiamorte che doveva far spaventare, ma i bambini lo abbracciavano…
Questa Diagon Alley però non era quella colorata e luminosa dei primi film, bensì quella già devastata e oscura di Voldemort. Purtroppo nei negozi non si poteva entrare (a differenza degli studios di Orlando in cui puoi visitarli), ma passeggiare per quella strada fa comunque uno strano effetto.
La sala dopo era quella che faceva battere il cuore: Hogwarts. Sì, il vero castello! Purtroppo lì abbiamo scoperto che tutte le panoramiche su di esso erano riprese di questo modellino gigante. Un vero luogo fisico non è mai esistito. In ogni caso si perdono battiti di cuore quando si gira intorno il castello e si notano tutti i dettagli: come i corridoi illuminati.
Il tour si concludeva nel grande negozio, ecco era lì che si perdeva più tempo. Forse per 45 minuti siamo stati lì a bocca aperta con la voglia di comprare tutto (e la disperazione di non poterlo fare). Era diviso in settori per case, per mangiamorte e altre cose. C’erano vestiti, divise, addobbi di natale, pupazzi, cibo…TUTTO. E nonostante era pieno di gente, le casse erano veloci e non si perdeva tempo. Sì, questo fatto che era tutto funzionale è la cosa che mi sono portata dietro con più disperazione da Londra, perché qui in Italia non c’è nulla di così veloce.
Usciti di lì era buio inoltrato ed erano solo le 20:45. Purtroppo quello era l’orario in cui dovevamo vederci tutti per prendere il bus alle 21:00. Quindi ci hanno quasi costretti ad uscire da lì, io ero già pronta a creare un piccolo lettino in un angolo della sala comune dei Grifondoro per vivere per sempre lì dentro e richiedere così il domicilio.
E’ stata un’esperienza MAGICA e, personalmente, una sola visita non mi è bastata. Certo, mi sono goduta ogni angolo e ogni oggetto, ma sento il bisogno di riandarci.
Son finiti così i 3 giorni da british nerd, il resto del tempo ho fatto da semplice turista.
Spero che questo piccolo diario di viaggio ispiri a farvi un weekend nerd in quel di Londra, perché ne vale davvero la pena.
Ora scusatemi babbani, ma ritorno a deprimermi con la mia bellissima maglia di Corvonero addosso.
Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)