Ungheria, la guerra di Orbán contro i transgender

L’Ungheria di Orbán si prepara a porre fine al riconoscimento legale dei transgender.

Ungheria, in arrivo legge anti-transgender?

Il Primo Ministro dell’Ungheria, che il 30 marzo del 2020 ha ottenuto i pieni poteri dal Parlamento, colpisce ancora: si fa sempre più vicina l’approvazione della legge che definisce il genere in base al sesso di nascita, mettendo fine al riconoscimento legale delle persone transgender. Per il genere sessuale delle persone si guarderà esclusivamente al “sesso biologico basato su caratteristiche sessuali primarie e cromosomi“.

Detto in parole semplici, in Ungheria non sarà più possibile per i transgender cambiare legalmente il loro genere.

Ungheria, le proteste della comunità LGBTQ contro Orbán

Come riporta il sito dell’emittente statunitense NBC News, poco prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, la comunità LGBTQ ha manifestato contro il governo e contro la sua politica ostile ai transgender e agli omosessuali.

In Ungheria l’omofobia si sta diffondendo sempre di più, ma l’omosessualità è legale e dal 1º luglio 2009 sono state riconosciute le unioni civili.

Dopo l’assunzione dei pieni poteri da parte di Orbán la comunità LGBTQ in Ungheria teme di perdere tutti i diritti conquistati dopo anni di lotte. L’ostilità del Primo Ministro ungherese verso i transgender e altre minoranze era stata motivo di scontro con l’Unione Europea già in passato.

Con l’emergenza Covid, Viktor Orbán ha praticamente azzerato il ruolo del potere legislativo in Ungheria: ogni decisione verrà presa dall’esecutivo per decreto, quindi senza l’esame del Parlamento, e le elezioni sono state sospese. L’opposizione al governo sovranista ha gridato al colpo di Stato e ha chiesto di inserire nel testo di legge una data per la fine dei poteri straordinari di Orbán, ma la mozione è stata respinta lasciando i poteri sine die all’esecutivo.

I pieni poteri a Orbán e i diritti dei transgender in Ungheria

Tra i primi provvedimenti che vuole adottare l’esecutivo di Orbán c’è un provvedimento che riguarda i transgender. Un modo, per così dire, sicuramente singolare di approcciarsi alla lotta contro il coronavirus.

Il “sovrano” ungherese ha introdotto anche un reato che prevede fino a cinque anni di reclusione per chi pubblica notizie “false” o fatti “distorti”. Un provvedimento che rischia di compromettere la libertà di informazione, che potrebbe essere compromessa a causa di una legge che si presta a una interpretazione molto arbitraria.

Human Rights Watch evidenzia che con l’introduzione di queste nuove leggi l’Ungheria sia diventato il primo paese dell’Unione Europea ad “abolire virtualmente tutti i controlli e gli equilibri democratici.

Diritti dei transgender in Ungheria, parlamentari contro Orbán

Come riporta il Guardian, Bernadett Szél, parlamentare indipendente, si è opposta alla deriva autoritaria di Orbán e, durante un’audizione in commissione, ha cercato di leggere una lettera scritta da persone transgender che spiegava quanto la nuova legge sarebbe dannosa per loro, tuttavia il presidente della commissione ha derubricato la lettera come “non pertinente”.

La legge anti-transgender ungherese e l’Unione Europea

Non è chiaro quando il disegno di legge anti-transgender entrerà in vigore, ma in molti sostengono che il governo ungherese stia spingendo per accelerare i tempi.
La legge sui trans potrebbe colpire anche le persone che hanno già cambiato sesso. “Probabilmente non andranno anche a colpire chi ha già cambiato genere, ma non lo sappiamo“, ha dichiarato Tamás Dombos, membro del consiglio di amministrazione della Società Háttér, un’organizzazione ungherese focalizzata sui diritti LGBTQ.

Secondo gli esperti la nuova legge violerà la giurisprudenza europea in materia di diritti umani, lasciandola aperta alla contestazione sia della corte suprema ungherese sia della corte europea dei diritti umani (CEDU).

La legge contro i trans potrebbe plausibilmente scatenare la reazione dell’Unione Europea nei confronti dell’Ungheria.

Il comitato europeo per le libertà civili ha chiesto alla Commissione europea di aprire un’inchiesta per verificare se ci sia stata da parte dell’Ungheria una violazione dell’articolo 2 del trattato europeo, che impone agli stati membri di tutelare al loro interno i diritti fondamentali e i principi democratici.

Cosa succede se si violano i valori fondanti dell’UE? Come previsto dall’art.7 del Trattato sull’Unione Europea si possono innescare due meccanismi: uno prevede delle misure preventive e l’atro delle sanzioni (nel caso in cui la violazione sia già avvenuta).

Caso Ungheria, Ue batti un colpo!

La linea soft di Bruxelles nei confronti dell’Ungheria è stata più volte criticata. Dopo giorni di imbarazzante silenzio e alcune risposte vaghe date ai giornalisti, una timida presa di posizione da parte di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, era emersa a inizio aprile: “Gli Stati in certi casi devono prendere misure d’emergenza, ma talune misure si spingono troppo in là e mi preoccupa la situazione in Ungheria”, ha dichiarato von der Leyen durante una conferenza stampa.

Il “caso Ungheria” è aperto ormai da un mese, ma le condanne nette all’operato di Orbán non sono ancora pervenute. Neppure il Ppe, che raggruppa tutti i partiti di destra europea di cui il Fidesz di Orbán fa parte, si è deciso a espellere il premier magiaro.

LGBTQ, la Tunisia riconosce le nozze gay per la prima volta

Mentre in Ungheria Orbán vuole limitare i diritti dei transgender, una buona notizia arriva dalla Tunisia: il 25 aprile per la prima volta è stato riconosciuto un matrimonio tra due omosessuali. A riferirlo è l’associazione tunisina LGBTQ “Shams- per la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia”.

Una svolta storica per la Tunisia e per il mondo arabo che, probabilmente, si sta avviando verso politiche più aperte e tolleranti nei confronti dei diritti delle comunità LGBTQ.

Con buona pace di Orbán e dei suoi sostenitori.

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