Nel Rapporto su “La Condizione dell’Infanzia nel Mondo 2017“, l’Unicef mette in guardia sullo sfruttamento dei minori sul web per produrre contenuti pedopornografici. La rete, però, sempre per l’Unicef, è anche un importantissimo strumento di sviluppo e superamento delle diseguaglianze.
“Gli effetti della digitalizzazione sul benessere dell’infanzia non sono universalmente
riconosciuti. Infatti, alcuni sono oggetto di un crescente dibattito pubblico tra
politici e genitori. E sebbene non si possa negare il ruolo che la digitalizzazione ha
nell’offrire opportunità di vita uguali per tutti i bambini, tale promessa non è ancora
stata realizzata“. Questo è il tema di fondo su cui si muove il rapporto annuale dell’Unicef La Condizione dell’Infanzia nel Mondo 2017: Figli dell’era digitale, che lancia anche l’allarme sulla pedopornografia.
Secondo il Rapporto dell’Unicef, pur se il digitale è ormai parte della vita dei giovanissimi, le misure predisposte, a livello globale, per la loro sicurezza non sono sufficienti.
Addirittura, nel 2016 ben 57.335 indirizzi web riportavano materiale pedopornografico, accessibile anche ai bambini. Anzi, spesso, proprio i bambini sono oggetto di materiale pedopornografico online. L’Unicef ha segnalato che il 53% dei bambini che vengono sfruttati per produrre pedopornografia in rete ha meno di 10 anni, mentre il 45% ha tra gli 11 e i 15 anni.
I rischi del web per i più giovani non bastano ad intaccarne i vantaggi
Il Rapporto pubblicato dall’Unicef sottolinea però che non ci sono solo problemi ma anche lati positivi. Ad esempio, essere online li può aiutare ad apprendere più facilmente (si pensi a coloro che vivono im posti svantaggiati dove non esiste una scuola). Navigare in rete aiuta a conoscere e confrontarsi con altre realtà, spesso molto lontane. Inoltre, il web aiuta i bambini a rimanere in contatto con i parenti e gli amici lontani, non privandoli totalmente del contatto con figure importanti per la loro crescita.
«Internet è stato progettato per gli adulti, ma è sempre più utilizzato dai bambini e dai giovani, e le tecnologie digitali coinvolgono sempre più le loro vite e il loro futuro – ha affermato Anthony Lake, Direttore dell’Unicef. Dunque le politiche, le pratiche e i prodotti digitali dovrebbero riflettere meglio i bisogni dei bambini, le loro prospettive e le loro voci».
Se da una parte i rischi che i bambini corrono sul web sono più che concreti, dall’altra i vantaggi sono ancora più importanti. Purtroppo, però, non tutti i bambini sono online: all’incirca 1/3 dei bambini del mondo, riporta l’Unicef, non sono online, con conseguenze rilevanti sul piano del loro sviluppo. Lo stesso rischio lo corrono anche interi paesi, quali l’Africa e l’India in quanto sottosviluppati. Uguale discorso per le donne appartenenti ad alcune culture alle quali viene negato l’accesso a Internet.
I governi di tutto il mondo devono intervenire attivamente
Per ridurre i rischi che il web comporta per i più giovani e allo stesso tempo colmare i divari e le diseguaglianze che tutt’ora esistono nel mondo quanto all’accesso a Internet e quanto ne consegue, il Rapporto 2017 redatto dall’Unicef propone raccomandazioni dirette ai governi.
Bisogna consentire l’accesso a Internet a costi adeguati e non eccessivi, evitando che il fattore economico possa determinare divergenze e diversità di sviluppo. Bisogna insegnare l’alfabetizzazione digitale, rendendo i bambini in grado di muoversi nel mondo del web e, conseguentemente, di evitare, per quanto possibile, i rischi che essi corrono, dal cyberbullismo alla pedopornografia.
«Nel bene e nel male – infatti, come ha sostenuto Anthony Lake – la tecnologia digitale è attualmente una realtà irreversibile delle nostre vite. In un mondo digitale, la nostra sfida è duplice: ridurre i danni, massimizzando allo stesso tempo i benefici del web per ogni bambino»
Di Lorenzo Maria Lucarelli