Una decisione ponderata quella di Unilever. Che ha venduto le sue attività in Russia, il cui mantenimento dall’inizio del conflitto in Ucraina era stato additato da Kiev e dalle ONG. Secondo l’azienda infatti, il mercato russo è stato l’1% del suo utile netto del 2023. Questo significa un calo del 15% a 6,5 ​​miliardi di euro. L’azienda è già proprietaria di Dove, Knorr, Miko e Magnum. E ha dichiarato di impiegare circa 3.000 persone in Russia, dove continuava a fornire prodotti alimentari e igienici di produzione locale. Tuttavia, dopo l’invasione russa, l’azienda si è vista costretta a sospendere “tutte le importazioni ed esportazioni da e verso la Russia”, e tutte le spese pubblicitarie nel Paese, per poi sospendere anche gli investimenti.

Unilever vende le sue attività in Russia (anche) a causa della guerra

L’azienda vende al gruppo Arnest, il più grande produttore russo di cosmetici, articoli per la casa e imballaggi metallici. Stando a una nota, questo “comprende tutte le attività di Unilever in Russia e i suoi quattro stabilimenti nel Paese”. Lo dice l’amministratore delegato del gruppo, Hein Schumacher, in un comunicato stampa. E aggiunge: “Sono incluse anche le nostre attività in Bielorussia”.
 
Già a luglio 2023 la società entrava negli elenchi dell’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione. È anche nell’elenco degli “sponsor internazionali di guerra”, diventando una delle aziende che mantengono le loro attività in Russia. Questo perché le multinazionali di questa lista finanzierebbero lo sforzo bellico russo in Ucraina, grazie alle tasse pagate sul territorio. In questa lista presenti anche Mondelez e Leroy-Merlin.

Marianna Soru

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