
Si chiama “Dream and Promise Act” quello che secondo il presidente Joe Biden rappresenta “un primo passo importante per riformare il nostro sistema dell’immigrazione”: la legge approvata dalla Camera americana intende avviare sul percorso verso la cittadinanza tutti gli immigrati portati negli Stati Uniti illegalmente da bambini e gli immigrati che sono fuggiti da situazioni di guerra o da disastri naturali all’estero. I cosiddetti Dreamers. Il presidente si è detto pronto “a lavorare con il Congresso americano per mettere a punto un sistema dell’immigrazione del ventunesimo secolo basato su dignità e sicurezza, in grado di offrire soluzioni di lungo termine”.
Nonostante la forte opposizione dei repubblicani (197), il progetto ha conquistato la vittoria con 228 voti della maggioranza democratica in quello che è stato il primo voto dell’anno su una questione ancora tutta in salita. Un piccolo importante passo che offre uno status legale a circa due milioni di immigrati, nonché quel “passo importante per mettere fine al velo di paura e di incertezza che ha tormentato per troppo tempo la vita dei dreamers“, come sottolineato dalla deputata dem, Lucille Roybal-Allard, tra i firmatari della legge. E’ infatti dai tempi dell’amministrazione Obama che i democratici stanno cercando di varare una legge che garantisca un futuro a coloro i quali entrano negli USA da bambini, con il programma Deferred Action for Childhood Arrivals, varato nel 2012 e ripetutamente bloccato e sfidato nei tribunali. Mentre per i lavoratori agricoli immigrati e privi di documenti – che secondo il governo comprendono metà dei lavoratori agricoli della nazione – una seconda misura approvata sempre alla Camera intende facilitargli l’ottenimento del permesso di soggiorno: 247 voti – contro i 174 – che gli consentirebbero di diventare lavoratori agricoli certificati, avendo il permesso di rimanere negli Stati Uniti per periodi rinnovabili di 5 anni e mezzo.
L’approvazione di una legge inserita in un più ampio piano di riforma dell’immigrazione, arriva in un momento in cui i repubblicani sono particolarmente all’attacco sull’argomento, accusando Biden di “aver perso il controllo sul confine del Messico”. Proprio nelle ultime settimane, infatti, ondate di migranti hanno cercato di violare il confine, costituendo un problema che – secondi i repubblicani – il presidente sta ignorando, oltre che alimentando, cancellando le misure restrittive dell’ex presidente Donald Trump. Anche se l’ondata è partita quando Trump era ancora in carica. Ma mentre gli Stati Uniti si muniscono di scarponi e caschetto per scalare la montagna, in Italia il tema dello Ius Soli – inserito da Enrico Letta, nel suo discorso di insediamento come neosegretario del PD – viene costantemente rimandato a causa delle forze di destra che trasformano in propaganda una riflessione che è invece sempre più necessaria nel nostro Paese, contribuendo da un lato a confondere chi non sa bene di cosa si tratti, dall’altro a rinvigorire falsi miti sulla ‘purezza’ della razza. E qui ogni riferimento è puramente non casuale. “Letta parte male”, ha non a caso commentato Salvini, mentre la Meloni parla di Ius Soli in termini di “cittadinanza automatica per i cittadini immigrati”. Non è così. Per Ius Soli si intende l’acquisizione della cittadinanza di un dato paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Non è qualcosa che si ottiene per benevolenza o concessione. E’ un diritto. In Italia, però, vige lo Ius Sanguinis, per il quale la cittadinanza deriva da quella dei genitori. Se i genitori non hanno la cittadinanza italiana, il bambino – pur essendo nato in Italia – viene considerato straniero fino al compimento della maggiore età. “Qualora vi abbia riseduto legalmente e ininterrottamente”, allora diventa cittadino italiano.
Il fatto di essere pienamente affondati in una pandemia, dalla quale si sta cercando di tornare a galla – allarmismi permettendo – sposta l’attenzione verso un problema che deve essere affrontato. Esattamente come la pandemia in corso. I diritti delle persone non posso essere rimandati. Se non altro perché quelli che oggi sono invisibili, un giorno saranno lavoratori e pagheranno le tasse. Nel 2015 ci avevamo anche provato ad alienarci ad altri Paesi europei in cui vige lo Ius Soli temperato – per il quale il bambino nato in un certo Stato, ne diventa cittadino se uno dei due genitori ha risieduto in quello Stato per un certo periodo – ma passata la legge alla Camera, è stata poi bloccata al Senato per 2 anni. Fino a quando non è scomparsa da tutti i programmi politici successivi. Adesso si sta tornando al parlarne col Pd. Ma solo se si smetterà di farne una questione politica, tirata in ballo solo per convenienza, si capirà di avere tra le mani un diritto inalienabile dell’essere umano. Quello che, pur nascendo e crescendo in Italia, vive di discriminazioni. In attesa.
Francesca Perrotta