Dopo il tentativo fallito di riformare il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, gli Stati Uniti hanno annunciato di uscire dall’organo delle Nazioni Unite.
Ad annunciare la scelta di non fare più parte del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu è Nikki Haley, l’ambasciatrice americana all’Onu, che ha definito l’organo come “la fogna della faziosità politica“.
“Voglio essere chiara: questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perchè il nostro impegno su questo fronte non ci consente di restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani” – ha spiegato la Haley, che ha poi precisato il motivo della scelta: il Consiglio sarebbe, infatti, il “protettore di chi abusa dei diritti umani” di difendere coloro ai quali vengono negati.
A riprova di quanto sostenuto dalla stessa ambasciatrice, sempre secondo la posizione americana, vi sarebbero diversi casi, a partire dall’atteggiamento assunto dal Consiglio nei confronti di Israele. “Quando questo organo approva più di 70 risoluzioni contro Israele, un paese con una forte posizione sui diritti umani, e solo sette risoluzioni contro l’Iran, che invece ha una pessima reputazione in materia, sai che qualcosa è profondamente sbagliato” – ha affermato Nikki Haley.
Ad aggravare la posizione del Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, inoltre, vi sarebbe anche l’ammissione del Congo al Consiglio stesso, un paese dove spesso i diritti umani vengono calpestati, a cominciare dal trattamento riservato alle donne; poi l’inadeguatezza e l’insufficienza delle azioni esercitate nei confronti dell’Iran e Venezuela.
Proprio Israele sostiene la scelta americana, elogiandola. “Il Consiglio dei Diritti Umani e’ da tempo nemico di coloro che veramente hanno a cuore i diritti umani nel mondo – ha commentato Danny Danon, ambasciatore di Israele all’Onu -. Gli Stati Uniti hanno dimostrato ancora una volta il loro impegno alla giustizia e alla verità e la loro riluttanza a consentire all’odio cieco nei confronti di Israele nelle istituzioni internazionali di restare incontrastato“.
Cosa è il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu?
Il Consiglio dei Diritti Umani è uno dei tre organi dell’Onu fondato sulla Carta delle Nazioni Unite.
Istituito il 15 marzo 2006 dai paesi membri delle Nazioni Unite, il Consiglio ha attualmente sede a Ginevra ed è composto da 47 stati.
Il Consiglio si occupa di controllare che nei paesi membri, così come quelli che non ne fanno parte, vengano rispettati i diritti umani riconosciuti nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Il Consiglio è, inoltre, dotato di poteri di intervento laddove riscontrasse la violazione dei diritti umani, potendo adire una procedura speciale e successivamente inviare in loco un incaricato che, dopo aver supervisionato ed essersi documentato, riferirà la situazione al Consiglio. Successivamente, anche se non in maniera vincolante, il Consiglio, a votazione, può proporre, con una risoluzione, il ripristino del rispetto dei diritti umani.
Perché la scelta degli Stati Uniti è così importante?
Come risulta evidente, il compito affidato al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu è fondamentale, laddove venga svolto adeguatamente. Affinché ciò sia possibile, però, occorre l’impegno di tutti i paesi che ne fanno parte, a partire dalle potenze mondiali, quali gli Stati Uniti, in grado di alzare la voce con gli Stati che si rendono responsabili di violazioni inaccettabili dei diritti umani. Solo l’intervento dei singoli paesi, in relazione a rapporti particolari intercorrenti con gli stati che violano i diritti umani, può quindi rivelarsi in concreto veramente proficuo, dato che gli strumenti a disposizione del Consiglio, quale organismo autonomo, non sono vincolanti.
Allo stesso modo, la partecipazione di potenze, proprio come gli Stati Uniti, è in grado di innalzare il prestigio e la credibilità del Consiglio stesso. L’Onu questo lo sa, tanto che il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha espresso rammarico per la decisione degli Stati Uniti, esprimendo una chiara preferenza per la loro partecipazione e per un ripensamento.
Di Lorenzo Lucarelli