Vallanzasca: il pg nega la libertà condizionale

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Di Redazione Metropolitan

Vallanzasca davanti al Tribunale di Sorveglianza per chiedere la libertà condizionale o semilibertà. Per il pg non c’è un ravvedimento certo.

Vallanzasca ha avuto un “cambiamento profondo”, “intellettuale ed emotivo”, “non potrebbe progredire con altra detenzione” e dunque si ritiene che “possa essere ammesso alla liberazione condizionale”, ossia possa concludere la pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata. Lo scrive l’Equipe di osservazione e trattamento del carcere di Bollate.

Il Boss della mala milanese degli anni ’70-’80, condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere, aveva già ottenuto la semilibertà che gli fu revocata nel 2014 ed ora non può più riacquistarla. E’ la sentenza pronunciata in udienza dai giudici della Corte e dal sostituto pg Antonio Lamanna, che è convinto del suo mancato ravvedimento, a differenza del carcere di Bollate che lo vede abbastanza ravveduto per poter conquistare la libertà condizionale, infatti l’Equipe del carcere sostiene che ha avuto un “cambiamento profondo”, “intellettuale ed emotivo”, “non potrebbe progredire con altra detenzione” e dunque si ritiene che “possa essere ammesso alla liberazione condizionale”, ossia possa concludere la pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata.

Il”Bel Renè” ha chiesto che gli venisse concessa la libertà condizionale e la semilibertà che appunto gli fu revocata nel 2014. Dopo anni di reclusione, infatti, gli era stato permesso di lavorare fuori dal carcere. Proprio durante un’uscita premio, però, il malvivente aveva tentato di rubare in un supermercato due paia di boxer, un paio di cesoie e del concime per piante, per un valore di circa 70 euro. Fermato dalla sicurezza era stato processato per direttissima, con la conseguente revoca della libertà.

Ad oggi Vallanzasca è tornato davanti in un’aula a porte chiuse davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza. Dopo l’acquisizione di nuovi documenti e rilievi, i magistrati dovranno decidere nei prossimi giorni. Oltre ai fatti della rapina, infatti, negli scritti c’è anche un “rapporto disciplinare” nei confronti della guardia penitenziaria con la quale Vallanzasca ebbe una discussione lo scorso agosto. Secondo una prima ricostruzione del sindacato di polizia penitenziaria, il Bel René avrebbe reagito a un controllo di routine scagliando una borsa contro l’agente. 

“Confido – ha affermato l’avvocato Davide Steccanella – nel fatto che il Tribunale accolga un’istanza che alla luce di quanto scrive il carcere di Bollate appare del tutto legittima dopo mezzo secolo di carcere”.

Claudia Colabono