The Angel, la scelta contemporanea di Valter Mainetti
Valter Mainetti, ispiratore della Fondazione Sorgente Group, che annovera eccezionali opere d’arte nella sua collezione pubblica, ha inserito poche opere di arte contemporanea nella sua collezione d’arte. La sua passione si rivolge infatti in particolar modo all’archeologia classica greco e romana, o ai dipinti antichi della scuola emiliana del ‘600, oppure alla scultura dei primi del Novecento dell’Art Nouveau e Déco. Ha fatto però eccezione per The Angel, di Benjamin Matthew Victor, ammaliato dal suo perfetto equilibrio e per la sensualità in armonia con una eterna grazia.
Benjamin Matthew Victor è uno scultore americano, l’unico ancora in vita ad avere tre opere nella National Statuary Hall del Campidoglio degli Stati Uniti. Tra le sue opere più famose spiccano Bathsheba, Home of the Brave e The Angel. Questo scultore disegna e dipinge da quando era bambino, per poi appassionarsi in particolar modo alla lavorazione dell’argilla. Ancora oggi, sebbene lavori il bronzo e il marmo, realizza le opere originali in argilla ispirandosi ad artisti come Michelangelo e Bernini, ma anche Dalou o Carpeaux. D’altronde, ogni artista impara dai maestri che ci sono stati prima di lui, e ogni scultura è frutto di esperienza, studi, emozioni e sentimenti. L’obiettivo dell’artista è proprio quello di comunicare idee ed emozioni, sapendo maneggiare diversi materiali.
Oltre al lavoro impeccabile dell’artista, il collezionista d’arte Valter Mainetti si focalizza sulla figura dell’angelo, sempre presente nelle religioni monoteiste. Bisogna tenere presente però che c’è una ricca tipologia di queste figure con caratteristiche diverse anche nelle religioni antiche con diversi riferimenti, nomi e aspetti. Proprio Benjamin afferma: “Il concetto romantico dell’Angelo ci parla di amore e di morte, di bellezza e di fragilità, di eterno e di temporalità. Così come un paradosso visivo è certamente il contrasto tra le fattezze giovani e bellissime dell’angelo e la sua posa tanto austera. È una figura passionale, ma allo stesso tempo spirituale. È sia celestiale che umana ad indicare che noi tutti siamo entrambe le cose: esseri umani, ma anche esseri spirituali.”
In “The Angel” la scultura indossa un lungo abito aderente al corpo, reso in ogni dettaglio, che nella sua lunghezza funziona come sostegno dell’intera figura. Si possono notare le grandi ali e le braccia incrociate sopra le ginocchia e i palmi rivolti all’insù. I capelli sono morbidi e lunghi, nella testa si può ammirare una coroncina di roselline. Ogni dettaglio è delicato, armonioso ed etereo, niente stona in quest’opera elegante e sofisticata, ma allo stesso tempo semplice.
Lo stile di The Angel, la scultura eterea
Quando si vuole conoscere in modo più approfondito un’opera d’arte è importante ascoltare le parole dell’artista, dato che è lui che l’ha ideata e realizzata. Si può capire anche come è nata la scultura, quale è stata la ricerca e cosa è scattato nella mente di Benjamin Victor, che dice:
“Insieme al celebre fotografo Christopher Peddecord, ho incontrato alcune danzatrici professioniste per scattare loro delle fotografie come modelli per le mie sculture. Questo Angelo fu ispirato dalle foto fatte alla modella e ballerina Dayna Marshall. Sono rimasto stupito dalla maniera con la quale riusciva a volteggiare nell’aria senza alcuno sforzo apparente, e riuscire contemporaneamente ad eseguire pose dinamiche e allo stesso tempo morbide. Nella mia mente ho così pensato a un angelo con le ali spiegate, fluttuare senza alcun peso e utilizzando le linee disegnate dai suoi gesti fluidi, ho composto questa scultura.”
“The Angel” si ispira all’arte europea della prima metà dell’Ottocento, ma si focalizza più che altro sugli stilemi sviluppati in Inghilterra dalla corrente preraffaellita, dove si predilige un linguaggio sciolto da vincoli accademici e venivano scelti soggetti inusuali, legati alla sfera dei sentimenti aulici, come avveniva nell’età del Romanticismo. La figura dell’angelo diventa centrale nell’iconografia artistica all’inizio del XIX secolo, fondendosi con la figura della donna. I significati di queste due figure vengono confusi, uniti, tanto da attribuire all’immagine femminile la duplice valenza di simbolo di purezza e di dannazione eterna, basta pensare alla Vergine Maria in contrapposizione con Eva. Così l’angelo rappresentato con il corpo di una donna diventa il simbolo di innocenza e purezza, ma anche di morte, una chiara metafora del passaggio fra la vita terrena e l’eternità.