Vamping, il nuovo fenomeno adolescenziale e le notti senza sonno

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Di Stefano Delle Cave

Nato nel 2014 sul New York Times il termine vamping indica quegli adolescenti o anche preadolescenti che passano le notti svegli a ciattare o vedere film o serie tv sacrificando ore importanti di riposo. Queste notti senza sono provocano gravi ripercussioni sull’umore e sulla salute che possono sfociare anche in tentativi di suicidio.

Vamping, che cos’è e cosa significa

Il vamping indica i nuovi vampiri notturni dei social media, fonte Vamping, fonte conexion.puce.edu.ec
Vamping, fonte conexion.puce.edu.ec

Il termine vamping è apparso per la prima volta nel 2014 sul New Yortk Times in un articolo firmato da Laura M. Holson. Questa parola che si rifà al termine vampiro indica per l’appunto quelli definiti dalla Holson “i nuovi vampiri dei social media”. Si tratta di quegli adolescenti e preadolescenti che s’incontrano di notte sui social chattando con gli amici o guardando serie tv o film invece di riposare. È un fenomeno questo che era inizialmente circoscritto agli Stati Uniti ma che nel corso degli anni si è diffuso anche in Italia. Uno studio dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza condotto su 8000 ragazzi appartenenti a 18 regione diversi si legge, infatti, che 6 adolescenti su 10 e 4 preadolescenti su 10 hanno affermato di rimanere svegli tutta la notte per incontrarsi in rete con altri ragazzi.

Un fatto questo che si è amplificato negli scorsi anni anche a causa del Covid. Un intervista sull’argomento rilasciata a Fanpage la psicologa e psicoterapeuta Maria Claudia Biscione ha dichiarato infatti, che “essendo impossibile mantenere rapporti sociali di persona, gli adolescenti hanno dovuto ripiegare sugli strumenti che gli offriva la tecnologia”. Poi dopo la pandemia il fenomeno non si è arrestato e il comportamento degli adolescenti ha dimostrato che, prosegue la Biscione, “spostare la socialità tutta su un contenitore online denota una difficoltà ad avere rapporti con gli altri: molte ragazze e ragazzi preferiscono restare online perché hanno la sensazione di avere un maggiore controllo della situazione”.

Come si diventa “vampiri notturni”

A trasformare gli adolescenti in “vampiri” che passano la notte a chattare è soprattutto la voglia di rimanere connessi con i propri amici e non perdere gli ultimi aggiornamenti stimolata dal mancato controllo genitoriale nelle ore notturne. Ore che, a causa dei troppi impegni a cui sono spesso esposti i più giovani diventano l’unico momento di svago della giornata come si può leggere nel libro della ricercatrice presso la Microsoft Research Danah Boyd intitolato “It’s Complicated: The Social Lives of Networked Teens”.

A questo, spiega la Biscione, si aggiungono ansie e disagi adolescenziali come “la sensazione di vuoto”. Problemi, afferma la Biscione, che negli adolescenti, “come succede anche agli adulti, di notte si acuiscono e alimentano il bisogno di non sentirsi soli e di non restare da soli con questo disagio. Per questo cercano i loro amici online”.

La prevenzione e la depravazione del sonno

Il vamping è un fenomeno che si può prevenire con il comportamento responsabile degli adulti. I genitori infatti, evitando divieti autoritari che possono alla lunga risultare nocivi, devono stabilire regole con gli adolescenti cercando di educare i figli fin da piccolo ad un uso corretto delle moderne tecnologie e diventando essi stessi un punto di riferimento con cui si può discutere di eventuali disagi e problemi. Fondamentale infine, per fare prevenzione, è il concedere ai figli adeguati spazi per la socializzazione.

Un fattore importantissimo visti i danni anche gravi che il vamping può provocare su adolescenti e preadolescenti a causa dell’insonnia con un influsso negativo sul loro stile di vita. “La deprivazione di sonno”, fa sapere infatti la Biscione, “può comportare oltre che una fisiologica stanchezza anche a effetti come una maggior irritabilità o un calo di attenzione. Si sfasano completamente i ritmi sonno veglia e questa stanchezza emotiva oltre che fisica può portare anche alla depressione. In alcuni casi ci sono stati dei tentativi di suicidio, casi di adolescenti che vivevano con un senso di alienazione totale”.

Stefano Delle Cave

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