Vanessa Ferrari sugli abusi nel mondo della ginnastica: c’è una differenza “tra severità in ottica di disciplina e cattiveria”. La ginnasta rivela di aver sofferto di disturbi alimentari all’età di 19 anni “invito chiunque ne soffra a farsi aiutare perché é davvero fondamentale”. Dopo anni di percorso e l’aiuto di professionisti è arrivata la guarigione, ora la testimonianza per salvare lo sport senza demonizzarlo “é un mondo magnifico benché complesso, quindi non rendiamolo ancora più difficile, sta a noi il compito di proteggerlo”

Vanessa Ferrari sugli abusi nel mondo della ginnastica

Photocredit: rainews.it

Abusi psicologici e conseguenti disturbi alimentari: abbiamo visto quanto è importante che se ne parli e quanto soprattutto può fare quando a rompere i tabù sono personaggi particolarmente in vista. Ne abbiamo avuto la prova con Lady Diana che all’epoca raccontò il suo disturbo da bulimia nervosa scaturito dalla situazione familiare e dallo stress mediatico. Oggi è il turno di fare i conti con gli abusi nel mondo dello sport. A parlarne è Vanessa Ferrari, ginnasta italiana pluripremiata e campionessa europea nel 2007. Rispondendo alle denunce avvenute nel mondo della ginnastica ammette di non esserne sorpresa.

“Ho sofferto anch’io” scrive sui social. Quando la disciplina ferrea si trasforma in cattiveria gratuita, dice la ginnasta, l’importante è denunciare subito “come tanti altri ho vissuto sulla mia pelle i problemi alimentari e all’etá di 19 anni mi mandarono in una clinica a Verona e grazie al supporto di esperti e dopo un paio di anni di percorso sono riuscita a guarire. Quindi invito chiunque ne soffra a farsi aiutare perché é davvero fondamentale”.

L’obiettivo di Vanessa non è quello di demonizzare la ginnastica o lo sport in generale, che anzi in molti casi può essere una valvola di sfogo soprattutto nel periodo delicato dell’adolescenza, ma bisogna tenere a mente che “lo sport é fatto di sacrifici e di rinunce ma prima di tutto, prima di qualsiasi risultato, vengono le persone e la loro salute. Quindi faccio appello all’umanitá delle persone perché penso che debba esserci un confine netto tra severità in ottica di disciplina e cattiveria”.

Francesca De Fabrizio

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