Standing ovation per Roberto Benigni e il suo Leone alla carriera. Un abbraccio stretto a Jane Campion che ha letto la motivazione ricordando la gioia e l’amore che ha sempre comunicato:
“Lui crede nei miracoli, come quello di innamorarsi tutti i giorni”. “Thank you Jane, tutto rimarrà nel mio cuore. Unforgettable” ha risposto in inglese il regista. “Si dice sempre l’emozione ma in vetta ci sono i sentimenti, e io provo amore e gratitudine che non so come replicare se non rimandare a voi. Io mi meritavo un gattino mentre un Leone d’oro qui a Venezia è il premio più luminoso che si possa immaginare in Italia e nel mondo. Quando mi hanno chiamato ho fatto salti e passi di danza, rumba, ero felice. Grazie presidente Mattarela di dimostrare il suo amore per l’arte, quando mi hanno detto che ci sarebbe stato ho avuto la stessa emozione di lei a Wembley quando ha segnato Bonucci, vorrei abbracciarla e baciarla. Deve rimanere qualche anno in più perché ci porta fortuna”.
Poi Benigni si fa serio: “Chi riceve un dono così grande ha un dovere, come dice Sant’Ambrogio, deve ringraziare e io voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno voluto bene, io vengo da una famiglia del nulla, una povertà aristocratica. Tanti mi hanno aiutato e li voglio ricordare, Giuseppe Bertolucci e Vincenzo Cerami e tutti i registi che mi hanno scelto: Ferrari, Zampa, Bertolucci, Citti, Arbore, Jarmusch, Edwards, Fellini, Allen, Garrone, grazie a tutti voi. Il premio non posso dedicarlo alla persona che imparadisce la mia mente, come dice Dante, alla mia attrice prediletta Nicoletta Braschi, questo premio è suo per cui sarai tu a dedicarlo”. Poi rivolto alla moglie: “Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni, io conosco solo un modo per misurare il tempo, con o senza di te. Ce lo dividiamo questo Leone, io mi prendo la coda e a te lascio le ali. Se qualcosa di buono ho fatto è grazie alla tua luce”.
A inizio cerimonia era stata la madrina Serena Rossi a dare il via con un discorso sentito. “Un vero onore essere qui in un posto magico dove tutto può succedere che ci parla di noi come singoli, singoli che stanno insieme a formare un vero noi. Che bello tornare a stare insieme. Che bello Venezia, che ci dice che costruire il nostro futuro è ancora possibile. Si può andare avanti solo insieme, il mio pensiero va alle madri afghane e ai loro bambini, alle braccia tese sul filo spinato, pronte a separarsi per salvarli e agli artisti di quel Paese che rischiano moltissimo. A loro vogliamo dire: non siete soli, siamo con voi”.