Venezia 79: la tematica dei disturbi mentali sul film “The Son”

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Di Redazione Metropolitan

Siamo al giro di boa della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, l’ottavo giorno è iniziato da poco, ma non mancano importanti titoli e star del panorama mondiale. Questa è la giornata di “The Son” di Florian Zeller, con protagonisti: Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby, Anthony Hopkins e Zen McGrath. Alla conferenza stampa a cui era presente parte del cast e il regista è stato presentato il film, approfondendo le tematiche trattate e dando alcuni spunti interessanti sulla pellicola.

La conferenza stampa di “The Son”

The Son
Hugh Jackman nel film “The Son” (Credits: MyMovies)

Florian Zeller, regista e sceneggiatore francese, con una brillante carriera da drammaturgo si cimenta in questo film ispirato alla sua opera teatrale “Le Fils“. La storia s’incentra su Peter, la cui vita frenetica con il figlio appena nato e la nuova compagna Beth viene sconvolta quando l’ex moglie Kate ricompare con il figlio Nicholas, ormai adolescente. Il ragazzo dopo il divorzio dei genitori, inizia a provare un profondo malessere psicologico che si riversa sul rapporto con gli altri, mettendo in crisi i già fragili equilibri familiari.

In conferenza stampa viene fatto notare come quello di “The Son” sia un film di sguardi, primi piani, che ci riportano alla mente quelle inquadrature a cui Kubrick era tanto affezionato. Sono elementi che riescono a penetrare nell’inconscio e nell’intimità del non detto, ma anche all’interno di un malessere esistenziale provato dall’adolescente Nicholas. L’attore, a proposito di questo, ha dichiarato di aver lavorato molto sulla sensazione di alienazione, isolamento e confusione provate dal personaggio, con l’aiuto del regista e degli attori che lo hanno accompagnato in questo percorso.

Le parole del regista e dell’attore Hugh Jackman

Interviene anche l’attore Hugh Jackman affermando di aver chiesto personalmente al regista di poter lavorare a questo film e di come sia stato importante realizzare una pellicola del genere. Questo perché dopo il film “The father“, in cui c’erano note autobiografiche, qui invece ci si concentra in particolare sulla salute mentale e sui giovani, proprio per l’urgenza che il regista sentiva a riguardo dell’argomento.

Altro elemento citato dal regista riguarda l’adattamento fatto dall’opera teatrale, ambientata in Francia, al film e la decisone di spostare la storia a New York. Scelta presa in quanto questo luogo era visto come un crocevia di persone dove queste si potessero incontrare e diventare una storia vicina a chiunque. Questa è un’altra delle pellicole in concorso molto promettente, è un film che parla di scelte, di amore e di come questo non sia sempre sufficiente a salvare una persona, ma serve per rendersi conto che a volte si può essere impotenti e vulnerabili senza farsene una colpa.

Francesca Agnoletto

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