Vestalia, le celebrazioni dedicate a Vesta  dea del focolare in cui ardeva, senza interruzioni, il fuoco sacro di Roma. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, le feste dedicate alla custode del sacro fuoco che si svolgevano nella settimana dal 7 al 15 giugno.

Vestalia, la dea Vesta custode del fuoco di Roma fra storia e mitologia

Vestalia, Tempio di Vesta a Tivoli - Photo Credits: wikipedia
Tempio di Vesta, Tivoli – Photo Credits: Wikipedia

Vesta, figlia di Saturno (Crono) e di Opi, sorella di GioveNettuno, PlutoneCerereGiunone, a lei furono dedicate i Vestalia. Il suo corrispettivo greco era la dea Estia; tuttavia, nella mitologia romana, la figura di Vesta assunse una particolare rilevanza rispetto alla Grecia. Vesta era la dea del focolare domestico e, la sua venerazione, era sia pubblica che privata; in ogni casa, infatti, era una delle divinità più omaggiate e nel culto pubblico, con i Vestalia ma anche quando non si svolgevano celebrazioni a lei dedicate, la sua devozione era molto significativa. Ciò che contraddistingueva il culto della dea era l’importanza di mantenere acceso il sacro fuoco all’interno del tempio cittadino. Le Vestali erano le sacerdotesse vergini legate al suo ordine; il loro compito era custodire e alimentare il fuoco sacro di Roma tenendolo perennemente acceso nel tempio a lei dedicato. Inizialmente, i Vestalia arcaici si contrassegnavano ogni 9 del mese e duravano un solo giorno; successivamente, in età repubblicana ed imperiale tali celebrazioni si estesero a nove giorni, dal 7 al 15 giugno.

Celebrazioni e rituali

Solitamente, il primo giorno delle celebrazioni pubbliche si dedicava all’apertura del tempio per l’inizio dei riti sacrificali. Privatamente, invece, si procedeva con l’apertura del penus Vestae, (Vesta aperitur); il penus era la dispensa della casa, ovvero la parte più intima e interna dell’abitazione: un luogo in cui, la famiglia, conservata le statue dei Penates. I Penati erano gli spiriti protettori della famiglia; la religione romana si basava principalmente sul culto degli antenati. In ogni casa era sito un altare dove si svolgevano sacrifici e preghiere ai Lari, le divinità protettrici della casa, i Penati, le divinità protettrici della famiglia e i Mani, gli spiriti degli antenati defunti. Nei giorni in cui si svolgevano i Vestalia era consentito alle matrone di entrare a piedi nudi nella parte esterna del penus Vestae, un luogo che nel corso dell’anno era proibito a tutti, soprattutto agli uomini, a eccezione del Pontifex Maximus. Le Vestali cantavano in onore della dea:

“Io sono colei che è, e nessuno uomo ha mai sollevato il mio velo”.

Vesta, a questo proposito, non poteva essere raffigurata per questo si hanno rarissimi esempi di sue raffigurazioni, essendo una dea primigenia. L’ultimo giorno era noto come Vesta Cluditur, e definito con la sigla Q St D F:  (Quando Stercus Delatum Fas) , ovvero, “quando l’immondizia del tempio è stata portata via, il giorno è fas”). Il fuoco sacro custodito a Roma nel tempio di Vesta, si spense definitivamente nel 391 d.C. per ordine dell’imperatore Teodosio. Ciò avvenne in seguito alla proibizione della religione romana e alla diffusione del Cristianesimo nell’impero.

Stella Grillo

Foto in copertina: Vestalia – Photo Credits: historyandarchaeologyonline.com

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