Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale la cui storia rappresenta il primo grande esempio femminile nel campo della medicina in un epoca difficile per le donne come il Medioevo. Lei si chiama Virdimura e questa è la sua storia.
Virdimura, gli ebrei nel medioevo e le donne
Prima di parlare di Virdimura e della sua storia, è opportuno fare un passo indietro sulla situazione degli ebrei in Sicilia nel Medioevo in cui questa donna è vissuta. Il primo documento che attesta la presenza ebraica in Sicilia è una lettera di papa Gregorio Magno del VI secolo d.C. Oggi si pensa che nel Medio Evo vivessero sulla isola, prima della loro espulsione avvenuta nel 1492, 80000 ebrei. La vita di un ebreo in Sicilia era soggetta però a diverse restrizioni imposte dalla legge. Essi infatti dovevano pagare una tassa chiamata gizia e portare un segno di riconoscimento che consisteva in una rotella per gli uomini ed una rondella per le donne. Essi conducevano quasi sempre una vita separata dai cristiani anche se in alcuni casi non erano mancate situazioni di convivenza.
All’epoca di Virdimura, il XV secolo gli ebrei non potevano accedere all’università e spesso si dedicavano alla scienza e alla medicina apprendendone l’arte direttamente in famiglia. Essi inoltre non potevano curare i cristiani come era stato imposto dalla costituzione siciliana del 1310 in cui era legiferato un un divieto “in modo che nessun ebreo osi praticare l’arte di guarire un cristiano o dargli o preparargli medicine”. Un divieto però facilmente aggirato sottobanco da notabili e nobili che spesso ricorrevano ai sapienti medici ebrei farsi curare.
La storia della prima donna medico
Il rapporto tra donne e medicina era nel XV secolo molto complicato perchè spesso le donne medico non erano ben viste e facilmente accusate di stregoneria. Nonostante questo le donne, seppur non con gli stessi diritti degli uomini, continuavano ad esercitare la professione medica soprattutto nelle cure di pazienti del loro sesso per quanto concerne il parto e cure come la plastica all’imene per nascondere la perdita della verginità prima del matrimonio che all’epoca era considerata immorale. Nonostante questo molte donne ebree riuscirono a distinguersi nella medicina imparando l’arte da padre e mariti.
È quanto era successo a Virdimura che imparò la medicina proprio dal padre e dal marito Pasquale di Catania. Virdimura però passò alla storia non solo per essere una delle donne medico delle tante dinastie ebraiche di medici del medioevo ma per essere la prima donna medico ufficialmente riconosciuta. Questa donna, ricordata come forte e altruista, non si accontentò di essere infatti solo un bravo medico ma volle essere legalmente riconosciuta. Così il 7 novembre del 1376, dopo aver superato con “lodabile fama” un esame di una commissione di esperti, ricevette, come attesta un documento conservato nell’Archivio di Stato di Palermo, la licenza per esercitare la professione medica in tutto il regno di Sicilia diventando “dutturissa”.
La medicina per i poveri
Con quell’attestazione Virdimura viaggiò partendo da Catania per tutto il regno di Sicilia. La sua però non fu una medicina al servizio dei ricchi ma dei poveri e delle donne. Recita infatti la licenza da lei ricevuta, come da sua stessa volontà che essa è stata assegnata “per esercitare la scienza della medicina riguardante la cura scientifica del corpo umano, soprattutto dei poveri, per i quali è considerato difficile pagare gli stipendi degli scienziati e dei medici e un salario dignitoso”. Oggi l’eredità di questa donna che riuscì a distinguersi in mondo retto da una società prettamente patriarcale la si ritrova nel premio International Virdimura Award istituito dall‘Associazione Italiana per i neurodisabili. Infine la città di Catania ha dedicato alla sua illustre cittadina una via nel 2020 presso il quartiere San Giovanni Galermo.
Stefano Delle Cave
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