Dai drappeggiati scorci di Borgo Venezia verso i panorami più alti del calcio professionistico.
La scalata sociale e sportiva di una realtà, quella della Virtusvecomp Verona, tesa a suffragare un ottimo avvio di campionato, con occhio di riguardo per la zona playoff.
Terza miglior difesa del torneo, sole due sconfitte al passivo e la rentrèe del fattore casa ‘Gavagnin’. La parabola ascendente della Virtus di Luigi Fresco raccontata in esclusiva ai nostri microfoni attraverso le parole di Matteo Corradini, responsabile dell’area tecnica nonché figura di rilievo della società.
L’intervista al d.s. Matteo Corradini
Di seguito alcuni estratti dell’intervista rilasciata da Matteo Corradini ai microfoni di Metropolitan Magazine:
15 punti dopo 11 turni con la zona playoff alla portata. Questa peculiare stagione potrebbe portare ad un piazzamento migliore della metà classifica raggiunta l’anno scorso?
”Quella che stiamo affrontando è una stagione particolare figlia di un periodo storico altrettanto particolare e ricco di incognite impreviste. L’insidia del contagio è reale ed il rischio di non avere a disposizione 4/5 giocatori potrebbe scombussolare tutto. Ci sono società e proprietà importanti quest’anno, con organici ben strutturati. Bisogna dimostrare la propria forza sia dentro che fuori dal campo, sia mentale che psicologica; abbiamo tanti giovani in rosa che crescono partita dopo partita. A questi giovani abbiamo affiancato gente d’esperienza come Bentivoglio, Arma e Cazzola che siamo sicuri saranno d’aiuto sotto il profilo della mentalità anche e soprattutto grazie alla loro esperienza.”
La vittoria per 3-0 con la FeralpiSalò di settimana scorsa ha sublimato l’imbattibilità tra le proprie mura. Nella stagione passata avete realizzato le migliori prestazioni lontano dal Gavagnin, il fattore casa quest’anno sembra avere un peso specifico più importante. Qual è la chiave?
”Tutto ciò è frutto di un processo mentale che l’insieme dei ragazzi sta affrontando.
Per molti dei nostri giovani questo rappresenta il secondo anno nella Virtus; gente come Giacomel, Pellecani e Visentin sono con noi da più di un anno nel quale hanno maturato quella personalità importantissima nel gestire le partite. E’ una questione di consapevolezza acquisita nel tempo, sia per i giocatori che per la stessa società dato che siamo solo al terzo anno in Lega Pro.”
Lei è nell’organico della Virtus dal 2015 e ha vissuto la prima storica transizione in Serie C nella stagione 18/19. Questa è la terza annata consecutiva in Lega Pro, come descriverebbe l’exploit tra i professionisti?
”E’ stato un enorme investimento di responsabilità sicuramente.
Mi sento di ringraziare la società per l’iniezione di fiducia che mi fu data ai tempi.
Affrontare un salto di categoria non è mai facile come si può presumere, aumenta esponenzialmente l’accortezza che devi mettere nei piccoli dettagli.
Ad oggi posso dire che il lavoro svolto dal presidente Luigi Fresco in primis, dal direttore generale Diego Campedelli e da tutto l’organico è frutto di una crescita costante che ci ha portato fin qui, nel rispetto generale di addetti ai lavori e normative.”
Ha avuto modo di conoscere, lavorare e vivere al fianco di Luigi Fresco, allenatore in carica della Virtus da oltre 38 anni.
In Italia è un unicum, tale da essere associato alle figure manageriali di Wenger ma soprattutto Ferguson. Come descrive il suo rapporto con l’allenatore/presidente?
”E’ un rapporto sano e professionale nonostante i vari ruoli in società.
Lo considero come un fratello, è una figura di riferimento oltre che il mio presidente.
C’è da dire che la confidenza -però- lascia il posto alla professionalità e competenza quando bisogna prendere decisioni importanti. E questo è fondamentale ai fini di una serena convivenza. Io lo considero un visionario, un futurista. Non saprei come altro descrivere una persona che si trova sulla stessa barca da 38 anni, navigandola dalla terza categoria fino alla Lega Pro. E’ tanto merito della sua dedizione quanto del suo perfezionismo: come i più grandi non si accontenta mai, non si è mai posto limiti o traguardi, non so dove possa trovare gli stimoli dopo tutto questo tempo.”
Nel marzo scorso, in piena emergenza pandemica, lei commentò il futuro che da lì a poco si sarebbe delineato per il calcio italiano evidenziando l’importanza che avrebbero avuto le sponsorizzazioni -e dunque i sostegni economici- per il proseguo dei campionati professionistici. Ad oggi, come pensa si sia evoluta questa situazione?
”L’impatto economico, ad oggi, è nullo in confronto a ciò che vivrà l’Italia l’anno prossimo.
Ad oggi tengono banco accordi di partnership e sponsorizzazioni in vigore dalla stagione scorsa. I veri problemi inizieranno a venire a galla quando sarà tempo- per le aziende- di tirare le somme a bilancio dove figureranno malus del 30/40% che metteranno in crisi gli accordi societari. Tra qualche mese le aziende non godranno più di quella stabilità che permetteva loro della garanzie sul lungo termine. Bisognerà muoversi anzitempo per non rincorrere l’emergenza futura ma affrontarla, ed è quello che qui alla Virtus abbiamo iniziato a fare. Nonostante il nostro budget ridotto rispetto alla media delle compagini di Serie C riusciamo ad adattare una filosofia conservativa ma di qualità. Spendiamo lì dove opportuno, cercando sempre di contenere il monte ingaggi nell’eventualità che qualche sponsor venga meno, per rimanere coperti”.
Ha continuato Corradini:
“Questa però è la nostra politica ordinaria e non eccezionale causa Covid; la applichiamo ormai da tre anni e tutto ciò ci ha permesso comunque di fare plusvalenze importanti nel corso degli anni. In rosa abbiamo giovani di alte prospettive come Lonardi, Amadio, Giacomel e molti altri profili interessanti che mi auguro possano fare il salto di categoria.
Sono anni che lanciamo talenti freschi e ci piacerebbe mantenere questa linea.
Per sopravvivere in un mondo come la Serie C, dove non figurano introiti da enti mediatici e televisivi, bisogna adottare una campagna cosciente ed autosostenibile e noi siamo felici di questa scelta.”
Alessandro Rossi
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