Gli scienziati dell’Università federale di Minas Gerais, a Belo Horizonte (Brasile), hanno isolato un nuovo virus mai conosciuto prima ora denominato lo Yaravirus
E’ il caso di dirlo, questo è l’anno dei virus. In realtà rientra nella normalità scientifica scoprire nuovi tipi di batteri o vederne evolvere di già esistenti, ma dopo il Coronavirus è psicosi generale, dimenticando spesso che la nostra storia è fatta anche di questo
L’ultimo in ordine di scoperta è in Brasile. Gli scienziati hanno recuperato alcune in alcune amebe recuperate in un lago artificiale di Pampulha. Da qui il nome Yaravirus in onore alla ninfa acquatica presente in sud america. La cosa che ha sconvolto gli scienziati è il suo profilo genetico
Il 90% dei geni dello Yaravirus non è presente nelle banche dati. Mentre solo il 10% sono del genoma ha trovato affinità con agenti virali già noti all’interno delle banche dati internazionali. Soltanto 6 geni di Yaravirus avevano una somiglianza con altri conosciuti: ciò significa che non si ravvisa alcuna parentela genetica con altri virus
Questo ha subito spaventato e allarmato gli scienziati perché si tratta di un qualcosa di mai studiato né individuato prima. Quali potrebbero essere dunque le conseguenze di un contagio con l’uomo?
Inoltre il suddetto virus non appartiene alla famiglia dei “virus giganti” che di solito colpiscono le amebe. Il professor Jônatas Abrahão racconta
“È stata davvero una grande sorpresa poiché finora conosciamo solo virus giganti che infettano amebe, non piccoli”
Questo nuovo virus aveva solo circa 80 nanometri di diametro: di solito i virus conosciuti hanno 200 nanometri di diametro
La scoperta di questa nuova forma di patonegi sarà certamente utile agli studiosi per comprendere a fondo i meccanismi di evoluzione e diffusione di questi microrganismi parassitari, alcuni dei quali, com’è ben noto sono trasmissibili all’uomo. Al momento comunque sembra non esserci possibilità di contagio per l’uomo, e il professore ci tiene a ricordare che “I virus sono estremamente importanti nell’ambiente”.
Il gruppo spera di analizzare ulteriormente le caratteristiche del batterio nel tentativo di capire come interagisce con le amebe e altri potenziali ospiti. Cercherà anche di capire l’origine del microbo e come si è evoluto. Come questo studio mostra “sappiamo solo una minima parte di questa diversità” di batteri presenti sul nostro pianeta, ha detto Abrahão. “C’è ancora molto da esplorare”, ricorda ancora.