“La vita straordinaria di David Copperfield”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

La vita straordinaria di David Copperfield è diverso da qualsiasi altro adattamento cinematografico dell’opera originale. Il regista Armando Iannucci propone una versione più sbarazzina, ma non per questo meno importante, scegliendo di evidenziare gli aspetti “spassosi” e tragicomici della famosa opera di Charles Dickens. Un film surreale e a tratti bucolico che trasporta lo spettatore in un’Inghilterra vittoriana rivisitata, più colorata e sopra le righe, ma che non perde di vista neppure i vicoli sporchi, frenetici e pieni di miseria della Londra industriale.

La vita straordinaria di David Copperfield propone una rilettura contemporanea ad un classico dell’Ottocento. Quando si ha a che fare con questo genere di trasposizioni c’è sempre da far attenzione, perché nel tentativo di rendere un’opera moderna si rischia di tradire il suo significato profondo. Armando Iannucci è riuscito a cambiare alcune situazioni senza però peccare nei confronti di Charles Dickens. È un film che può essere tranquillamente guardato da chi conosce l’opera originale così come da chi non l’ha mai letta, e forse vi si avvicinerà proprio in seguito alla visione di questo straordinario film.

Dev Patel è David Copperfield - Photo Credits: Lucky Red
Dev Patel è David Copperfield – Photo Credits: Lucky Red

Un David Copperfield tragicomico

Trailer ufficiale di La vita straordinaria di David Copperfield, nei cinema dal 16 ottobre 2020 – Video Credits: Lucky Red

Armando Iannucci filtra la vita di David Copperfield proponendola in uno stile narrativo ironico capace di alleggerire le vicende drammatiche della storia del protagonista senza però togliere loro tragicità. Un racconto senza tempo sul palco della vita, in cui David risulta a volte più come fil rouge di un’inaspettata protagonista che è la varietà e l’eccentricità umana, quanto anche la sottile satira sociopolitica che aleggia tra le scene.

La ragione è che ne percepivo lo spirito contemporaneo. Ma anche che tutti gli adattamenti che avevo visto erano molto seriosi e incentrati sull’aspetto drammatico della storia. E se è vero che la trama è molto densa e i risvolti drammatici sono numerosi, questi per me erano i tratti meno interessanti del racconto. Ci sono dei momenti che rasentano la slapstick comedy, come quando David inizia il tirocinio nello studio legale e deve scendere a patti con le scricchiolanti assi del pavimento. O quando si innamora di Dora e immagina di vedere il suo volto dappertutto, persino nelle nuvole. È un testo molto surreale e tuttavia molto realistico. E io volevo che questo binomio emergesse dal film.

I personaggi sono il cuore della storia

Quando si scrive un’opera, che sia un libro o una sceneggiatura, ci sono due correnti di pensiero. C’è chi pensa che il cuore della storia sia la trama e chi invece è convinto che siano i personaggi a svilupparla. Quando si decide di impostare la storia sui personaggi essi devono essere caratterizzati fin nel più piccolo particolare. Se si riesce nell’intento si avrà un’opera che non solo intrattiene ma che soprattutto coinvolge il pubblico. Qui si ha un esempio di quelle storie costruite sui personaggi. Non è tanto lo scheletro della trama a mandare avanti l’opera, quanto piuttosto tutti gli strampalati personaggi che si avvicendano nella vita di David Copperfield. Ognuno di loro ha una propria spiccata personalità, è riconoscibile e verosimile.

Charles Dickens ha lasciato ai posteri personaggi caratterizzati a puntino che animano da soli una trama che di incipit, di per sé, è piuttosto banale. Un ragazzo, nato in condizione di ricchezza, per sfortune della vita si ritrova a passare dalle stelle alle stalle. Non perdendo mai il suo animo gentile e la sua straordinaria fantasia riuscirà a risalire le vette fino ad affermarsi come scrittore. Armando Iannucci è riuscito a dare nuova linfa ai personaggi di Dickens affidando la loro messa in scena ad un glorioso cast. Hugh Laurie, Tilda Swinton, Peter Capaldi, Gwendoline Christie, e su tutti Dev Patel nei panni del protagonista.

Tilda Swinton è Betsey Trotwood - Photo Credits: Lucky Red
Tilda Swinton è Betsey Trotwood – Photo Credits: Lucky Red

L’Inghilterra vittoriana stravolta

Costumi e ambientazione risultano coerenti con la messa in scena surreale e sopra le righe. Il cast, interpretato da attori di diverse origini, è color-conscious e allo stesso tempo verosimile per l’Inghilterra vittoriana che nell’ottocento aveva esteso il suo impero a più parti del globo. Un ottimo esempio di come si possono includere diverse etnie in modo consapevole e coerente. Dell’epoca vittoriana i costumi mantengono le linee lussuose ma si arricchiscono di colori vivaci e completi stridenti, in contrasto con i toni cupi che solitamente vengono mostrati negli adattamenti dell’opera.

L’ambientazione propone tre atmosfere principali. Ci sono Dover, che con la sua casa costruita da uno scafo di barca al contrario cattura il cuore dello spettatore, e Canterbury, il signorile collegio animato da giovani dell’Inghilterra per bene. Ma soprattutto c’è il contrasto tra il caldo e il freddo, l’amore e la difficoltà. La prima ambientazione che viene presentata è Rookery, il maniero dove David trascorre la prima parte della sua infanzia. È un luogo caldo, magico e quasi onirico, ripreso nella sua anima bucolica, accentuata dall’eccentricità, da quello della zia Trotwood. Londra invece è sporca, fredda, frenetica e così è la fabbrica dove un piccolo David è costretto dal patrigno a lavorare.

Dev Patel, Rosalind Eleazar e Hugh Laurie in una scena del film - Photo Credits: Lucky Red
Dev Patel, Rosalind Eleazar e Hugh Laurie in una scena del film – Photo Credits: Lucky Red
Il nome è identità

Che cos’è un nome?” si chiedeva un personaggio di un altro noto scrittore inglese. “Quella che chiamiamo rosa anche con un altro nome avrebbe il suo profumo.” David, un bambino intelligente e dotato di infinita fantasia, tornato da un’estate passata a Dover si ricongiunge con la madre che nel frattempo si è risposata. E da un momento all’altro passa da essere lady Copperfield a lady Murdstone. Suo marito non accetta di dare un’educazione a David, dislessico, perciò lo manda a Londra per farlo lavorare nella sua fabbrica. E da quel momento il bambino, e poi adulto, è costretto a confrontarsi con i nomi con cui gli altri lo chiamano.

Deve lottare non solo per “farsi un nome” ma semplicemente per essere riconosciuto con il suo. Lo notiamo per tutta la sua vita collezionare e conservare soprannomi così come pezzi di carta su cui appunta frasi o descrizioni di persone, luoghi, vicende che ha visto e vissuto. Ma riesce a cucirle con un filo di parole solo nel momento in cui s’impunta. Lui è David Copperfield. La sua identità è legata a quei pezzetti di sé tanto quanto al suo nome. Gridarlo, così come scrivere della sua vita, è una presa di posizione, una riappropriazione della propria identità che gli era stata strappata via con il cambio del cognome della mamma.

Dev Patel è David Copperfield - Photo Credits: Lucky Red
Dev Patel è David Copperfield – Photo Credits: Lucky Red

Continua a seguire la redazione di Cinema e tutto Metropolitan Magazine e resta in contatto con noi su Facebook ed Instagram!

Articolo a cura di Eleonora Chionni