Io vivo di danza, la chiusura causa Covid

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Di Redazione Metropolitan

Per secoli l’Italia è stata centro propulsore di cultura in tutto il globo. A causa del nuovo DPCM del 25 Ottobre, sono stati chiusi teatri e scuole di danza, cuori pulsanti dell’arte della danza in Italia. Il paese è stato coperto dallo slogan “Io vivo di danza”.

Teatro San Carlo, Napoli. Sito web del Teatro San Carlo.
Teatro San Carlo, Napoli. Sito web del Teatro San Carlo.

Lo spettacolo dal vivo è una delle forme d’arte più belle e naturali: permette allo spettatore ed all’artista stesso di vivere in completa simbiosi con mondi effimeri, nati dalla penna di altri artisti. Lo spettatore si immedesima nell’azione che avviene sul palco e l’azione assume la funzione della catarsi aristotelica. E’ vero, l’arte non serve a sopravvivere. Nella preistoria l’arte serviva a sopravvivere, forniva spesso indicazioni ad altre tribù, ad esempio. Oggi, in un mondo in continua evoluzione, all’arte rimane un ruolo marginale nella società italiana, un ruolo di unico divertissement. Ma come vivremmo se si smettesse di produrre musica? Di produrre cinema? Come vivremmo se l’industria del teatro smettesse di produrre? Diventeremmo tutti delle amebe. Degli organismi unicellulari completamenti assorbiti dal mondo dei social, dei cellulari, di internet. Assorbiti dalle ore di lavoro, necessario indubbiamente alla sopravvivenza. Vivremmo tutti una vita insipida, decisamente scondita. Per non parlare della vita di chi vive di arte, completamente destinata a sparire.

Corpo di ballo del Teatro Alla Scala. Sito web del Teatro Regio di Parma.
Corpo di ballo del Teatro Alla Scala. Sito web del Teatro Regio di Parma.

La danza in Italia, oggi

L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui esistono soli 4 corpi di ballo stabili. Andando nello specifico, il Teatro Alla Scala di Milano ha 70 ballerini con contratto a tempo indeterminato più 30 a tempo determinato; il teatro dell’Opera di Roma ha 25 danzatori a tempo indeterminato e circa 50 a tempo determinato; il San Carlo di Napoli ha 15 ballerini a tempo indeterminato e 30 a tempo determinato; il teatro Massimo di Palermo ha soli 4 danzatori a tempo indeterminato e ben 40 a tempo determinato. Questi dati bastano a capire che si sta assistendo alla diffusione a macchia d’olio dell’ignoranza e del sentimento dell’indifferenza. Ascoltare frasi del tipo “la danza non è un vero lavoro”, è frequente. Ma chiedendo ai ballerini del loro stile di vita, completamente devoto a quest’arte, scopriamo che la danza costringe al lavoro duro fin da bambini; perchè non c’è spazio per tutti.

Gli studenti delle scuole di danza si sono visti sottrarre ogni speranza di poter, un giorno, avere la possibilità di danzare sui prestigiosi palcoscenici italiani e del mondo. Un sogno probabilmente destinato a dover rimanere nel cassetto. Più passa il tempo più diventa difficile recuperare ciò che si è perso: il corpo di un ballerino deve essere forgiato giorno dopo giorno, con tanto sudore ed impegno. Solo così si può raggiungere l’obiettivo. Ma cosa succederà se non ci saranno più contratti?

Le proteste per la danza

Durante queste due settimane abbiamo assistito a numerose proteste a causa dei provvedimenti del DPCM sopracitato, soprattutto da parte dei commercianti. Ma anche il settore danza ha silenziosamente alzato la voce. A partire dalla manifestazione “Io vivo di danza”, che ha avuto luogo in piazza Pantheon a Roma, in maniera ordinata e rispettosa delle normative vigenti; in tutta Italia i ballerini hanno unito le proprie scarpette in difesa dell’amore per questa nobile arte.

Protesta Io Vivo di Danza, Roma. Dire.it
Protesta Io Vivo di Danza, Roma. Dire.it

Il corpo di ballo della Scala ha protestato sia con un’immagine su instagram che presenziando ad una manifestazione in piazza Scala a Milano. Ma ogni ragazzo ha protestato a modo proprio, spesso semplicemente alzando le proprie scarpette da punta al cielo, nella speranza di sensibilizzare il Governo Italiano al rispetto per l’arte della danza.

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