Walter Travis, il giocatore più debole a rivoluzionare il golf

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Di Redazione Metropolitan

Non giocatore, ma stacanovista del golf. Innovatore del gioco che ha vinto, tra nuove palline e putter banditi, tre US Amateur senza mai toccare una pallina prima dei 34 anni. 

Jack Nicklaus ha colpito in giovanissima età 1000 palline ogni singolo giorno per 7 anni, senza mai saltare un allenamento. Walter Travis non ne aveva mai presa in mano una prima dei 34 anni, e comunque ha stravolto il gioco del golf e la costruzione dei suoi campi.
Nel 1898 Coburn Haskell, un uomo d’affari di Cleveland andò a far visita ad un suo socio alla Goodrich Rubber Company; nel mentre della visita gli venne proposto di fare un tour dell’azienda che lui accettò senza entusiasmo. Non appena vide il processo produttivo, essendo assiduo giocatore di golf, calò su di lui un’epifania sognante; ricoprire con uno speciale e duro filo di caucciù un nucleo anch’esso di caucciù, mettendo all’esterno della “Balata” (un materiale simil-gommoso estratto dal tronco della Balata) così da formare una pallina da golf resistente.
Fino a quel momento la pallina usata, denominata “Guttie”, era composta da una fibra vegetale chiamata Guttaperca, conveniente ma molto fragile.
Nello stesso anno Haskell e socio brevettarono e iniziarono a produrre la nuova pallina da golf, denominandola come il suo inventore: “Haskell”.

Haskell ball
(Foto dal Web)
Nuova pallina alla ribalta

La Haskell era leggermente meno efficiente sui green di quella precedente, ma in compenso poteva volare almeno 20 metri in più della Guttie.
Questo preciso momento è quell’attimo in cui cade quella goccia in testa che ci distrae, ma che ci fa sbattere addosso alla persona che attendevamo da una vita, senza sperare d’incontrarla in quel frangente. Azioni slegate in posti diversi che cambiano due vite in un solo istante; tanta ricchezza per il signor Haskell, il nome nella leggenda per Walter Travis.
Walter Travis adottivo di New York ma nato in Australia, si trasferì in America nel 1885, per poi sposarsi su suolo americano e diventare cittadino a tutti gli effetti nel 1890. Fino al 1886 Travis non aveva mai toccato una pallina da golf, ed essendo nato nel 1862 significa che ciò avvenne a 34 anni compiuti; da quel momento si allenò infaticabilmente in quello sport che mai aveva praticato, diventando un giocatore formidabile sui green e negli approcci, ma estremamente manchevole in potenza. 
Appena venne a sapere delle proprietà della Haskell la adottò immediatamente, e fu l’unico ad usarla nello US Amateur da lui vinto nel 1900, compensando la sua unica lacuna di gioco. Vinse ancora lo US Amateur nel 1901 e nel 1903, ma l’apice della sua carriera fu quello della vittoria al British Amateur del 1904, il primo americano a conquistare il massimo torneo britannico, là dove il golf è stato partorito e ancora oggi orgogliosamente rivendicato. La vittoria arrivò contro giocatori amati e vincenti in patria come Harold Hilton e Ted Blackwell (il giocatore dal tiro più potente dell’epoca), battuti da un quarantaduenne improsciugabile di vitalità con nove anni di golf all’attivo.

Putter

Abbastanza irritati dall’onta della sconfitta, la R&A (The Royal and Ancient Golf Club of St Andrews), ossia il corrispettivo della USGA americana, bandì nel 1911 la tipologia di putter usato da Travis nella vittoria in terra scozzese, lo “Schenectady”. Questa disputa che poteva sembrare un puntiglio per ripicca sfociò nello scontro tra le due federazioni, lasciando invariata questa regola fino al 1952, 42 anni in totale (caso strano è lo stesso numero di anni che aveva Travis all’epoca della mal digerita vittoria).

Schenectady Putter

Giornalista e progettista pioniere 

Nella sua poliedrica vita Walter Travis non fu solo emigrato, sopraffino giocatore di golf e probabile causa di litigi tra federazioni; ma fu anche il fondatore della rivista golfistica più letta di inizio ‘900, l’American Golf Magazine, nella quale si trattavano vari temi e nei quali lui si battè per rendere il golf uno sport abbordabile per le tasche dei meno abbienti. 
Oltre a ciò Travis divenne dopo la carriera da giocatore un progettista di campi da golf, costruendone molti nei pressi di New York con un’ottica innovativa, estremamente premiante per i giocatori precisi, ma decisamente punitiva per chi non riesce a tenere la palla in Fairway (con esperimenti anche meno riusciti, come il piazzamento di montagnette nel mezzo del campo).  
Una sua citazione racchiude bene in sè le difficoltà dei suoi campi: “Una buona buca dovrebbe essere come una piramide, con la buca alla sua sommità; più vi si avvicina e più difficoltà s’incontrano, mentre il margine d’errore concesso è sempre più scarso”.

CCS Course
(www.travissociety.com)

Un uomo del passato Travis, ma estremamente attuale, che ha saputo cambiare e innovare il golf nella sua totalità: dalle mazze alle palline, per i campi ed attraverso concetti etici, in uno sport appannaggio fino ad allora di presunti eletti. 
Travis è un cristallo, tanto fine e riflettente quanto fragile, capace di scoprire da quali raggi far emettere il suo bagliore mai fastidioso, e forse un pochino scomodo; ma decisamente accecante per chi si arrogava il diritto di pararselo davanti agli occhi.