Dopo le ultime nomine all’amministrazione di Gruppi e brand del lusso, l’imprenditoria femminile cresce di rilevanza e riapre il dibattito tra genere e professione. Un dibattito storico che ritrova la sua origine nei primi anni del 1920, quando la donna entrava per la prima volta nell’industria e intraprendeva il suo lungo e complesso percorso verso l’apice. All’epoca ‘’famiglia’’ e ‘’lavoro’’ erano due parole che implicavano una scelta per la donna, che molto spesso ricadeva sulla famiglia, negando a se stessa l’opportunità di realizzarsi professionalmente, quasi fosse un percorso obbligato che non ammetteva eccezioni. Ma una donna, madre e moglie, negli anni ‘60 decise di invertire il corso della propria storia, risollevandosi immaginandosi ‘’manager’’. Il suo nome è Wanda Ferragamo e fu la prima donna a rivestire un ruolo di comando nell’industria del Made In Italy, contribuendo all’ascesa del brand fondato dal marito Salvatore.

Wanda Ferragamo: tra casa e famiglia

Wanda con i figli - Photo Credits repubblica.it

Nata nel 1921, Wanda Miletti, divenuta Ferragamo per matrimonio, cresce in un paese irpino, Bonito, lo stesso luogo dal quale Salvatore Ferragamo lasciò l’Italia per giungere in America. Negli anni della giovinezza, vissuti in un ambiente benestante dovuto al lavoro di medico, nonché sindaco, del padre, cresce imparando i solidi valori della cura della casa, e desidera costruirsi, un domani, una famiglia tradizionale di cui occuparsi seguendo il modello della madre. Un’immagine futura che non prevedeva la gestione di una società, ancor meno l’idea di lavorare fuori dalle mura di casa. Aveva 19 anni quando in paese tornò Salvatore, che di anni ne aveva 42 ed era ormai noto come ‘’il calzolaio delle star’’. A Bonito, suo paese di nascita, tornava di rado, ma quell’estate del 1940 la sua strada incontrò quella di Wanda, e da lì nacque la coppia che si sposò nel Novembre dello stesso anno. Wanda divenne la figura di riferimento in casa per il marito ed i tre figli nati poco dopo: Fiamma, Giovanna e Ferruccio. Lui si occupava degli affari e lei seguiva la famiglia secondo la rigida divisione dei ruoli dell’epoca. Dopo la fine della guerra, il nome Ferragamo divenne sempre più noto grazie ai nuovi modelli di sandali che, per via dell’aumento delle richieste, richiedevano una produzione continua, e con questo aumentarono anche i viaggi lavorativi di Salvatore, proprio quando in casa nascevano Fulvia, Leonardo e Massimo. Ma per Ferragamo, la famiglia era il vero motivo di quei lunghi spostamenti, desiderava un’istruzione completa per i figli ed una vita agiata per la moglie. Le apparizioni di coppia erano rare, Wanda usciva poco ma quando si mostrava con il marito tutti parlavano di loro come una famiglia armoniosa, capace di mantenere un equilibrio tra casa e lavoro. Una delle volte in cui Wanda presidette ad un evento fu per l’arrivo di Audrey Hepburn, che decise di far visita al marito Salvatore per farsi realizzare delle scarpe su misura.

Dopo la morte del marito

A casa Ferragamo tutto proseguiva: gli affari si facevano redditizi e la famiglia non rinunciava mai al tempo per se. Ma un evento prossimo stava per modificarne la stabilità. Di ritorno da un viaggio in Australia, Salvatore scoprì di avere una malattia che non gli lasciava molto tempo. Così la primogenita di 16 anni, in brevissimo tempo, imparò il più possibile dell’arte calzaturiera ed insieme alla sorella Giovanna entrarono alla creativa del brand fondato dal padre. Quando, nel 1960, Salvatore morì, tutto sembrava perduto. Le figlie erano inesperte e nonostante avessero acquisito gli insegnamenti del padre non erano pronte a succedergli. Anche Wanda, che non si era mai occupata della società finanziariamente, era incapace di portare avanti il brand. Ma, con sei figli da crescere ed una società da seguire, non si arrese.

La grande impresa imprenditoriale: espandersi

Dopo la morte del marito, si sedette sulla sua poltrona e decise che avrebbe continuato il lavoro di Salvatore realizzando il suo desiderio d’espansione. Un’impresa colossale per una donna che non aveva mai lavorato, ma che, grazie al supporto degli storici collaboratori, riuscì nell’intento.

‘’Io che mi ero sempre e solamente occupata della mia famiglia, ho dovuto fronteggiare tutto. Menagment, rifornimenti, finanza, e controlli delle spese. Sono convinta che tutte, quasi tutte, le donne saprebbero condurre bene una società se sono in grado di amministrare la loro famiglia’’

disse Wanda Ferragamo in un intervista quando le chiesero come ci fosse riuscita. Wanda riuscì a realizzare i desideri del marito, accrescendo il valore del brand in un processo di modernizzazione. Ci riuscì anche grazie al nipote Jerry, e alle due figlie maggiori, alle quali si aggiunsero poi Fulvia e i tre fratelli.

Le innovazioni in casa Ferragamo: dalla pelletteria al menswear

Le prime grandi innovazioni avvennero un anno dopo la scomparsa di Salvatore: nel 1961 uscì il primo profumo, che segnò il debutto di Ferragamo nella larga distribuzione uscendo dalla sola produzione calzaturiera, e subito dopo venne realizzato il foulard in collaborazione con l’artista Alvaro Monnini. Anche quest’ultimo vendutissimo. Wanda si dimostrò capace di tutto. Portava avanti il nome del marito prendendo ogni decisione dalla sede di Palazzo Spinini Feroni a Firenze. Nacquero le prime collezioni di borse e piccola pelletteria, in un ampliamento della lavorazione del pellame dalle scarpe agli accessori, e poi le prime linee dedicate all’uomo realizzate secondo le regole della sartorialità all’italiana. Se a Wanda si deve il merito amministrativo, quello creativo è di Fiamma, la prima figlia che nel 1978 ideò il modello iconico di scarpe Vara, e dell’applicazione Gancino che presto divenne uno dei simboli di casa Ferragamo. Nel 1995 viene inaugurato anche il museo che porta il nome di Salvatore, uno spazio culturale dove la moda incontra le arti, nel quale, fino al 2023 era in mostra ‘’Donne in equilibrio: 1995-1965.’’, con chi il brand ha reso omaggio alla direzione, quasi tutta al femminile, dell’imprenditoria di famiglia. Un omaggio, che già delle prime opere esposte, narra la storia di artiste, autrici, e ricercatrici che, come Wanda, seppero immaginarsi diverse, in un espansione del significato di ‘’essere donna’’.

Luca Cioffi

Seguici su Google News