Webdoc: “The Death and Life of Marsha P. Johnson”, la leggendaria transgender

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Di Redazione Metropolitan

Come molti sapranno giugno è il mese legato al Pride Month, cioè la celebrazione che riguarda l’orgoglio della comunità LGBTQ+. In tutto il mondo persone di qualsiasi nazionalità e identità sessuale scendono in piazza in varie date di questo mese, come il Pride che si terrà oggi a Tel Aviv per manifestare la loro difesa dei diritti. Scopriamo insieme il documentario presente nel variegato catalogo Netflix: The Death and Life of Marsha P. Johnson con alcune delle storie più coinvolgenti ed emozionanti, per celebrare questa importante giornata.

Marsha P. Johnson: l’icona della cultura LGBTQ+

"The Death and Life of Marsha P. Johnson", il leggendario e carismatico personaggio ironico della cultura LGBT - Photo Credits: Netflix
The Death and Life of Marsha P. Johnson“, il leggendario e carismatico personaggio ironico della cultura LGBT – Photo Credits: Netflix

Marsha P. Johnson è tutt’oggi una figura importantissima nella cultura del movimento LGBTQ, nonché perno della liberazione omosessuale seguita a Stonewall. Conosciuto come una presenza accogliente nelle strade del Greenwich Village, Johnson è stato anche un attivista per l’AIDS con ACT UP. Il Pride come lo conosciamo oggi non a caso ricade infatti proprio in questo periodo dopo un grave fatto accaduto nel lontano giugno del 1969, quando la polizia di New York irruppe all’interno del locale di Stonewall Inn, un bar gay, facendo una delle classiche retate che non erano di certo inusuali all’epoca. Quella notte però avvenne una vera e propria ribellione divenendo una data storica per i diritti umani. Da lì nacquero i così detti Moti di Stonewall, che ancora oggi hanno un peso molto più che importante, l’anno successivo, infatti, in quella stessa data, si celebrò il primo GayPride della storia.

"The Death and Life of Marsha P. Johnson", I Moti di Stonewall Inn - Photo Credits: Netflix
“The Death and Life of Marsha P. Johnson”, I Moti di Stonewall Inn – Photo Credits: Netflix

La pellicola possiede una cornice investigativa emotiva potentissima. Il documentario si focalizza sul mistero che ruota attorno alla morte di Marsha, ritrovata nell’Hudson il 6 luglio 1992. Victoria Cruz, anch’essa transessuale, vittima di violenza e poi diventata membro del centro antiviolenza per aiutare nuove vittime, segue varie piste e intervista alcuni personaggi che potevano avere informazioni sull’accaduto. Tutto ha inizio negli uffici del New York City’s Anti Violence Project dove al racconto di Marsha s’intreccia così anche quello della stessa Cruz, fiera e bellissima nonostante la cecità di un occhio, l’attivista racconterà la propria storia, ma anche e soprattutto farà luce sul mistero della morte di Marsha P. Johnson. The Death and Life of Marsha P. Johnson ha in sostanza il pregio di coinvolgervi nella vita complessa, spesso sottomessa, che vivono le persone transessuali.

“The Death and Life of Marsha P. Johnson”: moti, giustizia, diritti e rispetto

Giustizia a seguito della misteriosa morte di Marsha - Photo Credits: Netflix
Giustizia a seguito della misteriosa morte di Marsha – Photo Credits: Netflix

The Death and Life of Marsha P. Johnson, porta lo spettatore nel passato e nel presente della comunità omosessuale di New York, ma soprattutto permette la conoscenza profonda di Marsha P. Johnson, nato Malcom Michaels; dalla vita itinerante tipica della comunità drag e transgender negli anni Sessanta e Settanta fino ai già citati Moti di Stonewall Inn, dove l’eroismo ha coinciso per la prima volta col difendere il diritto di essere se stessi. Scopriamo attraverso le parole di chi l’ha conosciuta e dalle riprese e foto d’epoca, quanto Marsha fosse amichevole, estroversa, sopra le righe e di come gravitò e frequentò gli esponenti della «beautiful people», soprattutto la fauna della Factory Warholiana pur vivendo costantemente in povertà, posando per Andy Warhol.

Webdoc: Marsha P. Johnson al Pride come lo conosciamo oggi, negli anni Sessanta - Photo credits: Netflix
Webdoc: Marsha P. Johnson al Pride come lo conosciamo oggi, negli anni Sessanta – Photo credits: Netflix

Molti spezzoni del documentario ripercorrono anche la vita di un’altra icona del movimento di liberazione LGBTQ, ovvero Sylvia Rivera, finita a vivere da senzatetto e condannata per molto tempo all’oscurità. La storia di Sylvia così come quella della stessa Marsha, ci fa comprendere come spesso i gay si dimentichino dei trans, che sono la categoria più discriminata fra tutte. Al giorno d’oggi purtroppo questa è una realtà ancora attuale. I transessuali continuano a essere vittime di una società che non sembra trovare il modo di comprenderli e di rispettarli. Vedere questo documentario, potrebbe aprire gli occhi anche a coloro che difendono la Rowling per le affermazioni che ha espresso riguardo alle persone transessuali, bisognosi solamente di sostegno, amore e accettazione.

Webdoc: storie, fatti, idee” ti aspetta venerdì prossimo 2 Luglio alle 18:00 con una nuova opera di denuncia, tratta dalla sfida creativa affrontata da registi del cinema civile, sia di finzione che documentaria, ispirata a una realtà sociale, politica, culturale o religiosa.

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Rubrica a cura di Giuliana Aglio