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World Cancer Day: basta un’ecografia per salvarti la vita

Oggi ricorre il World Cancer Day, la Giornata Mondiale contro il Cancro. Promossa dall’Unione Internazionale Contro il Cancro e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, vuole esortare le persone a riflettere su cosa è il cancro ma soprattutto, su cosa ognuno di noi può fare per combatterlo. 

World Cancer Day
World Cancer Day – Photo Credits: pharmastar.it

Ogni anno infatti, durante il World Cancer Day, vengono organizzati eventi ed attività in tutto il mondo, al fine di sensibilizzare più persone possibili alla prevenzione e ad uno stile di vita sano. Nel 2020, in Italia sono state effettuate circa 377.000 nuove diagnosi di tumore, 6mila in più rispetto al 2019. I cinque tumori più diffusi sono al colon-retto, al polmone, alla prostata, alla vescica e alla mammella. In particolare, il tumore al seno è la malattia oncologica più diffusa tra le donne. Un male aggressivo e vigliacco, contro cui essere veloci è fondamentale. E l’unica arma a nostra disposizione per batterlo sul tempo, è la prevenzione.

World Cancer Day: “Un giorno, all’improvviso, il mondo mi è crollato addosso”

Ha raccontato il suo trascorso Patrizia, 47 anni e residente a Milano. È il 2006 quando, all’età di 33 anni, scopre di avere un tumore al seno.

“L’ho scoperto per caso. Una sera dopo la doccia, nell’asciugarmi, ho sentito una pallina al seno”.

Non avevi mai fatto dei controlli?

“Non avevo mai fatto nulla. Parliamo del 2006 … sapevo del Pap-test ogni due anni ma non c’era particolare sensibilizzazione alla prevenzione o alle ecografie al seno per le ragazze giovani”.

 A quel punto cosa hai fatto?

“Ho fatto subito la mammografia e poi la ginecologa ha insistito perché facessi l’agoaspirato”

Cos’è l’agoaspirato?

“Con l’agoaspirato ti pungono la parte e tirano fuori un siero che poi analizzano. Ma io non volevo farmi toccare, volevo sentire un altro parere… così sono andata allo IEO, dove ho fatto la mia prima visita col vice direttore della senologia.”

Hai fatto lì l’agoaspirato?

“Sì. Quel giorno il medico mi ha punto e mi ha detto ‘se esce del liquido è un buon segno’, ma non è uscito nulla … così mi ha fatto fare direttamente la biopsia, un piccolo taglio durante il quale prelevano un po’ della massa.”

Come ti sei sentita in quei momenti?

“Il non sapere è più brutto di sapere. Quando non sai, è tutto un punto di domanda e purtroppo il tumore lo associ subito alla morte. Io penso che ancora oggi, anche se la scienza ha fatto passi avanti, tanta gente che scopre di avere il tumore lo associa alla morte … se dici di avere un tumore in molti ti guardano come se fossi già spacciata.”

Quando hai avuto il risultato della biopsia?

“Nel giro di pochi giorni il mio senologo mi ha contattata e mi ha detto che si trattava di un carcinoma al seno…mi è crollato il mondo addosso.”

World Cancer Day
Photo Credits: affidea.it

Quale è stato il tuo primo pensiero?

“‘Non posso morire, mia figlia è troppo piccola’. Io sono una mamma e ai tempi mia figlia aveva 14 anni…mi dicevo che era troppo piccola, che non avrei potuto lasciarla. Il mio primo pensiero non è stato tanto per me ma per lei perché da mamma, pensi subito alla cosa più importante della tua vita… tua figlia.”

Da lì quindi è iniziata la tua battaglia.

“Sì. Il dottore mi ha spiegato che avevo davanti due opzioni. La prima avrebbe previsto il partire subito con la chemioterapia per cercare di ridurre il tumore. Era uno dei tumori più aggressivi e cresceva velocemente, non essendoci una chemioterapia mirata, speravano si riducesse altrettanto velocemente. La seconda opzione avrebbe previsto subito un’operazione e quindi la mastectomia…mi avrebbero asportato il seno…e  poi la chemioterapia. Ero così confusa … mi sono affidata completamente al mio senologo che ha deciso di inserirmi in un protocollo specifico e iniziare la chemioterapia”

 Un protocollo?

“Lo IEO è un istituto di ricerca e prevede diversi protocolli, delle procedure a seconda del caso. A me hanno proposto quattro cicli di chemioterapia classica e poi tre mesi di chemioterapia una volta a settimana. Per i primi quattro cicli, ogni volta sarei stata ricoverata per tre giorni”

Com’è stato il primo giorno di chemioterapia?

“Quando sono entrata in ospedale mi è sembrato tutto strano. Essendo lo IEO un centro tumori, vedi dal ragazzo di diciotto anni alla persona di sessanta o settant’anni. I medici poi hanno iniziato a spiegarmi tutto e a farmi firmare i vari consensi per l’inizio della cura…ma sarebbe stato meglio non leggere quei fogli.”

Perché?

“Perché ci sono scritte tutte le controindicazioni…avrei perso i capelli, avrei dovuto mettere un Port…hanno dovuto indurmi la menopausa, perché la chemioterapia colpisce anche le parti sane del corpo e io ero ancora in un’età fertile.”

Che cos’è il Port?

Un piccolissimo macchinario che mettono sotto pelle a cui è collegata una cannuccia che viene inserita nella vena. In questo modo i medici evitano di bucarti ogni volta per iniettarti il liquido della chemioterapia…quando me lo hanno messo è stato molto pesante…per mettertelo ti fanno l’anestesia locale e tu devi collaborare perché mentre respiri, ti infilano la cannuccia nella vena”

E poi?

“Mi sono sdraiata…guardavo il medicinale scendere…ho pensato subito ad una bomba…sai, quando si parla di chemioterapia, si parla sempre di qualcosa di bruttissimo…tu che sei lì, la prima volta che la fai, ti chiedi che cos’è? Che cosa mi farà? Che cosa sta entrando dentro di me?…Quando ho finito mi sono invece detta che tutto sommato non era stato così tragico come mi aspettavo…il problema è che quella era solo la prima.”

Perché col passare del tempo arrivano gli effetti collaterali…

“Esatto. Col secondo ciclo i medici mi hanno detto che avrei iniziato a perdere i capelli…Io avevo i capelli lunghi… ho cominciato a tagliarli … Li ho tagliati una volta e poi col secondo ciclo li ho tagliati ancora più corti perché non sopportavo di vedere le ciocche cadere. Mi sono rasata completamente. Quando l’ho fatto ho pianto tanto…non mi vedevo più quella di prima e mi chiedevo se sarei mai tornata come prima… Mi guardavo allo specchio…ero senza capelli, gonfia, gialla…ero ingrassata di 14 kg…mi vedevo completamente trasformata. Poi all’improvviso mi venivano le vampate di calore…a soli 33 anni mi sono resa conto di cosa fosse la menopausa, quando avevo sempre dato per scontato che l’avrei provato dopo i cinquanta.”

Avevi una figlia adolescente, come hai affrontato questa cosa con lei?

“Inizialmente non le ho detto nulla, ma quando ho dovuto iniziare la chemioterapia le ho spiegato che avevo un carcinoma al seno e che avrei dovuto affrontare questa cura…mi ricordo che mi disse ‘non muori mamma vero?’…era al primo anno di liceo e quando ho iniziato a perdere i capelli le ho chiesto cosa avrebbe voluto che io facessi…se avesse preferito che indossassi la parrucca. Lei mi ha detto che non le importava nulla, così ho messo la bandana…sono andata avanti per sette/otto mesi indossando bandane”

Il tumore è ancora tabù

Come è stato invece l’impatto con le altre persone?

“Le persone ti guardano… molte si allontanano…”

Si allontanano?

“Sì… Alcune persone si allontanano…anche amicizie che pensavo durevoli nel tempo, facevano la chiamata di cortesia…magari ogni tot mi chiamavano e mi chiedevano soltanto ‘come va?’…come se nulla fosse, poi cambiavano discorso.”

Ti sei chiesta il perché?

“Dopo anni ho chiesto loro il perché di quel comportamento e mi hanno risposto:’non sapevo cosa dirti’…tantissime persone che erano in terapia con me mi hanno raccontato che gli stessi famigliari si erano allontanati per la malattia. Sicuramente è una situazione difficile da gestire però credo sia più comodo, secondo me, disinteressarsi e poi dire ad una persona ‘non sapevo cosa fare o dire’  piuttosto che farlo. Certo, in quel momento nessuno può salvarti la vita…né un amico né un parente o chiunque esso sia. Però l’interessarsi, fare quattro chiacchiere oppure dire ‘dai ci vediamo per un caffè’?”

Non lo facevano?

No. In quel periodo per molti sembrava fossi…anche se brutto da dire…appestata…una persona da cui è meglio stare lontani. Infatti, essendoci passata, alle persone che incontro che stanno combattendo un tumore, dico sempre che è l’umore ad essere importantissimo. Io, nonostante tutto, ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada un’amica che mi è stata tanto vicino…posso dire che la malattia l’abbiamo affrontata io e lei…solo il ridere, il non farti sentire malata, il non farti sentire diversa dagli altri…aiuta…aiuta tantissimo. Mi accompagnava a fare la chemioterapia e ridevamo, facevamo battute quasi come se niente fosse…mi ha aiutata molto. Penso si possa definire un’altra terapia.”

In quel momento, vedendo molte persone a te vicine allontanarsi, come hai reagito?

“Obbligavo me stessa a fare le cose da sola…mi obbligavo ad andare a fare la spesa da sola, a pulire la casa da sola, nonostante facessi tanta fatica…perché ti rendi conto di che cosa è la chemioterapia man mano che passa il tempo…quando diventi completamente satura del medicinale e non hai le forze…quando senti il formicolio ai piedi e alle mani. Lì cerchi di dire a te stessa ‘devo essere forte’

Cosa è cambiato nella tua vita dopo tutto quello che hai passato?

“Ho sicuramente imparato a vivere la vita con meno stress e ad arrabbiarmi di meno, ma sono diventata più dura e intollerante con le persone che per un semplice mal di denti esagerano. Tra me e me certe volte penso ‘forse non sai davvero cosa significhi stare male’. Sicuramente non credo più nell’amicizia…secondo me ci sono più tanti conoscenti…per me l’amicizia è un’altra cosa. È facile dire di essere un amico, ma sono i fatti che contano. Essere amico non significa esserci soltanto nei momenti belli dove si ride e si scherza ma anche nei momenti brutti.” 

Prima mi hai detto che alle persone che affrontano un tumore dici sempre che è l’umore ad essere importante, nonostante tutto.

“Sì. A chiunque stia passando questo, dico sempre di stare sù col morale, sempre e comunque, perché abbatterti peggiora la situazione…ammetto di essere anche cruda certe volte…una mia conoscente ha avuto un tumore al dito e io le ho detto chiaramente cosa avessi fatto e passato ma col tempo, ho saputo quanto fosse rimasta colpita dal mio modo di parlare della malattia”.

Perché tu dici tutto, non ometti nulla.

“Io la racconto così come l’ho vissuta. Dico tutto perché, secondo me, non deve essere un segreto quello che hai fatto o non hai fatto. Invece purtroppo c’è ancora questa mentalità…è come se ancora oggi avere un tumore fosse un tabù e anche solo spiegare cosa stai affrontando o provando, spaventa…addirittura molte persone la prendono come se si trattasse l’argomento con superficialità. Io invece lo faccio proprio per il contrario…ricordo tutto. Ricordo l’odore del medicinale addosso mentre facevo la doccia…un odore strano che senti solo tu ma che in quel momento hai paura possano sentire anche gli altri. Ricordo il deodorante che usavo, il bagnoschiuma che usavo…quelli non li compro più perché se li usassi, mi ricorderebbero esattamente quel periodo…ricordo i miei pianti…”

Quindi ci sono ancora molti tabù …

“Sì. Io ho conosciuto tante persone che hanno scelto di indossare la parrucca più per nascondersi che per una questione estetica…per non far capire agli altri cosa avessero. Alcuni in terapia mi dicevano ‘io non l’ho detto’…ma non bisogna vergognarsi, non è colpa tua se ti viene il tumore ma soprattuto, il tumore non è infettivo! ”

La prevenzione può salvarti la vita

Oggi, da donna guarita, che rapporto hai con la prevenzione?

“Oggi, dopo quattordici anni, faccio sempre la mammografia una volta all’anno e l’ecografia ogni sei mesi, anche se i dottori mi hanno raccomandato di farla una volta all’anno. Con quello che ho passato preferisco fare di più. Mi dico che se devo averlo di nuovo e lo scopro dopo sei mesi magari è di 1 cm, più tardi  potrebbe essere di 1 cm e mezzo”

Quindi è il tempo a fare la differenza?

“Certo, è il tempo. Il tempo fa tutto…io faccio spesso l’ecografia all’addome e gli esami del sangue, perché bisogna sempre prevenire”

Durante quel periodo ti è capitato di pensare “se avessi saputo…se fossi stata più preparata non sarei qui”?

“Sì, tante volte…cosa mi sarebbe costato fare un’ecografia? Due ore di tempo? I cinque minuti per fare la chiamata e prendere l’appuntamento? Quel tempo può salvarti la vita, perché un tumore di un 1 cm è ben diverso da uno di 3 o 4 cm. Per questo la prevenzione è importante anzi, è la prima cosa! Ai tempi si parlava prevalentemente della mammografia dai 45 anni in poi. Secondo me si dovrebbero accorciare i tempi o comunque essere più chiari quando si parla di prevenzione”

In che senso?

“Ancora oggi sento ‘la prevenzione è importante’  ma non dicono ‘ragazze dovete fare l’ecografia almeno una volta all’anno’. Alla fine, cosa costa fare un’ecografia al seno? Niente! Eppure ancora adesso non ne senti parlare molto. Leggi ‘prevenzione’ ma non viene spiegato chiaramente cosa si dovrebbe fare e in cosa consiste. Se dicessero anche soltanto ‘basta un’ecografia per salvarti’, secondo me in molti capirebbero che non si tratta di qualcosa di invasivo”

World Cancer Day
Photo Credits: modapp.it

Pensi che alcune donne non facciano prevenzione per paura?

“Secondo me sì, forse anche per vergogna. Credo che molte ragazze e donne si spaventano perché pensano a chissà cosa. Ad esempio, i medici consigliano tanto l’autopalpazione del seno…unire questo all’ecografia una volta l’anno, sarebbe ottimo. Perché nel caso in cui ci fosse qualcosa che non hai sentito palpandoti, l’ecografia la vedrebbe subito anche se piccolissima. In terapia, alcune pazienti mi dicevano che non sarebbero andate incontro a quello che stavo passando io, perché la loro massa era soltanto di mezzo centimetro. È proprio questo che bisogna far capire. La prevenzione ti aiuta, perché oggi i medici si accorgono anche di masse tumorali di 4 millimetri, piccolissime. Ma se tu non fai i controlli te ne accorgi quando è più grosso…come è successo a me che era già di 4 centimetri…prima te ne accorgi e meglio è”

La necessità di distruggere il connubio “tumore-morte” è grande, non solo per chi lo combatte. L’esperienza di Patrizia, conferma che ancora oggi gravano pregiudizi e tabù su questo male, i quali influenzano anche chi non la vive in prima persona ma si trova vicino a chi lo fa. Il tutto si ripercuote sulla prevenzione, l’unico modo che abbiamo per combattere il tumore. Ecco uno degli obiettivi del World Cancer Day e le numerose campagne annesse, rompere i tabù. Fare in modo che si parli di tumore liberamente e senza vergogna, ma soprattutto che ci si informi. Dobbiamo fare uno sforzo, cercando di aprire la nostra mente, diventando un po’ più…prevenuti. In che modo? Accantonando pregiudizi, pigrizia e imbarazzo e affidandoci, non solo ad uno stile di vita sano, ma anche a mani esperte per controlli periodici.

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