In concomitanza con la sentenza della Corte di giustizia UE che condanna l’Italia per non aver posto un argine alla diffusione della Xylella fastidiosa, riaffiorano le polemiche e i complotti ma la malattia, tutt’altro che inesistente, continua ad espandersi (scusate il gioco di parole) a macchia d’olio.
Qualche anno fa (tra il 2008 e il 2010) la presenza di Xylella fastidiosa è stata identificata in campioni di olivi provenienti da cinque diverse zone del Salento dove causa la sindrome del declino rapido dell’olivo (OQDS).
Siccome i batteri si somigliano un po’ tutti, l’effettiva presenza del patogeno negli olivi del Salento è stata confermata tramite una tecnica biochimica estremamente sensibile e precisa chiamata “reazione a catena della polimerasi” (PCR) inventata negli anni 80 dal premio Nobel Kary Mullis. Questa tecnica è in grado di identificare anche minuscole quantità di DNA della Xylella fastidiosa presenti in un campione di linfa di olivo.
La Xylella che c’è ma secondo alcuni non esiste
Alcune persone, senza alcuna competenza di botanica o fitopatologia hanno deciso di gridare alla “truffa della Xylella” (Petra Reski, 2016). Ma davvero dietro la faccenda della Xylella fastidiosa si nasconde l’ombra di un complotto globale? La risposta è più semplice di quanto possa sembrare: no, non c’è nessun oscuro complotto, solo tanta paranoia e, forse, qualche interesse personale.
La questione della “truffa della Xylella” sembra avere tutti gli aspetti tipici di un classico caso di “complottismo”: abbiamo una causa chiara e un meccanismo fitopatologico conosciuto da decenni, un gruppo di “ricercatori indipendenti” e attivisti senza alcuna competenza che gridano “Al lupo!” intravedendo losche ombre di un complotto e fantomatici, mai chiaramente identificati, cospiratori che tramano nell’ombra a favore di non si sa bene chi. Se avete riconosciuto la struttura di base, è la stessa che si cela dietro al movimento antivaccinista e le similitudini non si fermano qui. Scrive una delle maggiori esponenti del movimento che denuncia la “truffa della Xylella”:
[…] Dove viene spiegato che la correlazione CoDiRO-Xylella (OQDS ndr) non è mai stata dimostrata scientificamente – in parole povere: Fino ad oggi non c’è nessuna prova scientifica che dimostra che la Xylella sia la causa del disseccamento degli olivi nel Salento.
Petra Reski, 1 Luglio 2018
Eppure le prove ci sono e mica da ieri ma come sempre vengono ignorate ad uso e consumo della propria opinione e per amore del complotto. Spunta anche lo scienziato critico che infarcisce il tutto con le solite frasi prive di senso tipo:
Da quando la teoria dei germi di Louis Pasteur, con l’aiuto delle case farmaceutiche di allora, prevalse sul pensiero dei suoi contemporanei
oppure
le multinazionali del farmaco avviarono quel grande business che le fece diventare così ricche da comprarsi le banche e i governi
ah, eccoci qua! E ancora
frequenze vibrazionali distruttive prodotte dall’inquinamento
P. Perrino in un articolo ripotato da M. Travaglio, 17 Giugno 2018
nel tentativo di dare dignità scientifica ad un discorso che ne è fondamentalmente privo e cerca di piazzare il suo prodotto miracoloso, nientepopodimeno che “cariche magnetiche idrocompresse computerizzate” (giuro che non me le sto inventando!).
I dati dimostrano che la Xylella è la causa del disseccamento degli ulivi
Ovviamente i dati, come abbiamo già accennato esistono e parlano chiaro: nello xilema degli olivi disseccati del Salento è stata identificata Xylella fastidiosa mentre in quelli nelle stesse aree non interessati dal disseccamento il batterio è assente come è assente negli olivi di controllo coltivati in serra con buona pace dei detrattori di Pasteur.
Xylella: vediamo meglio di che cosa si tratta.
La Xylella fastidiosa è un batterio gram negativo (come Escherichia coli che abita il nostro intestino) che vive nei vasi xilematici delle piante vascolari (nel legno per capirci). Lo xilema ha la funzione di trasportare l’acqua dalle radici fino alle foglie dove serve da donatore di elettroni per la fotosintesi clorofilliana.
La Xylella è un parassita che si nutre dei fluidi che nutrono le cellule dei vasi che formano il legno, crescendo di numero i batteri occludono i vasi e siccome il trasporto dell’acqua dalle radici alle foglie avviene per capillarità ed evaporazione, un’occlusione comporta una riduzione della capacità totale di trasporto dell’acqua da parte del legno.
Fintanto che il sistema xilematico è in grado di trasportare abbastanza acqua per compensare l’evaporazione a livello delle foglie la pianta può sopravvivere senza problemi, tuttavia quando questo si riduce sotto una determinata soglia le foglie non ricevono abbastanza acqua per fare fronte al disseccamento e iniziano a seccarsi.
La Xylella fastidiosa è trasmessa da insetti vettore che si nutrono del contenuto dei vasi xilematici dove depositano il batterio che può così riprodursi in quegli stessi vasi e attendere un altro vettore per “prendere il volo” e contagiare altre piante.
Xylella fastidiosa: un parassita americano
Il batterio è originario delle Americhe e fu identificato in California nel 1884 dove anche oggi causa la malattia di Pierce, una malattia cronica della vite (simile a quella degli olivi) che causa danni elevati ai viticoltori californiani. La Xylella fastidiosa predilige i climi caldi, subtropicali e mediterranei, e non ama gli inverni troppo rigidi dell’America e dell’Europa continentale. In genere il batterio abita la vite (e a volte l’oleandro, il mandorlo e altre piante) ma in California sono stati riportati 3 diversi casi in cui esso abbia infettato piante di olivo con sintomi simili a quelli osservati negli olivi del Salento.
Ignorare la Xylella fastidiosa non è una soluzione
Purtroppo come scienziati e cittadini (padri, mariti/mogli, figli/figlie) ci duole constatare nuovamente che questo tema de “il popolo contro la scienza cattiva” quando la scienza, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non è un’istituzione (come non lo sono la meccanica o la pasticceria): la scienza si occupa di fatti e quindi la verità è che questa crociata contro la scienza si riduce a “il popolo contro i fatti che non gli piacciono” ed ignorare i problemi non si rivela, quasi mai, un metodo efficace per risolverli.
Quando uscì il primo studio, nel 2013, solo un’area di 8000 ettari (80 kmq) del Salento era interessata dall’infezione ma, dopo anni di “complottismi”, accuse vuote, dubbi alla buona e nessuna soluzione razionale concreta, l’area interessata dall’epidemia ha raggiunto i 5000 kmq continua ad espandersi verso nord minacciando altre coltivazioni (soprattutto quella vitivinicola) italiane.
Matteo Bonas
Bibliografia:
Saponari, M., Boscia, D., Nigro, F., & Martelli, G. P. (2013). Identification of DNA sequences related to Xylella fastidiosa in oleander, almond and olive trees exhibiting leaf scorch symptoms in Apulia (Southern Italy). Journal of Plant Pathology, 95(3).
Bucci, E. M. (2018). Xylella fastidiosa, a new plant pathogen that threatens global farming: Ecology, molecular biology, search for remedies. Biochemical and biophysical research communications, 502(2), 173-182.
Hopkins, D. L., & Purcell, A. H. (2002). Xylella fastidiosa: cause of Pierce’s disease of grapevine and other emergent diseases. Plant disease, 86(10), 1056-1066.
Hill, B. L., & Purcell, A. H. (1997). Populations of Xylella fastidiosa in plants required for transmission by an efficient vector. Phytopathology, 87(12), 1197-1201.
Purcell, A. H. (1997). Xylella fastidiosa, a regional problem or global threat?. Journal of Plant Pathology, 99-105.