Niente da fare per la Yamaha. Ad Aragòn l’ennesima gara disastrosa che ha rilegato i due piloti della casa giapponese fuori dalle posizioni di vertice.
Un altro record per Yamaha. Niente di strano verrebbe da dire, altro non fosse che si tratta di un record negativo. Con l’ottava posizione di Rossi e la decima di Vinales, infatti, i giapponesi non vincono una gara da ben 23 Gran Premi. 25 giugno 2017, quasi un anno e tre mesi, sembra esser passata una vita dall’ultima vittoria. In terra spagnola, la situazione è sembrata più critica del solito, visto che oltre a Ducati e Honda perfino entrambe le Suzuki e un’Aprilia (quella di Aleix Espargarò) sono arrivate davanti alla casa giapponese.
Uno dei principali problemi della M1 è la poca aderenza al posteriore, soprattutto in gare dove la temperatura dell’asfalto è abbastanza alta. Problema, questo, già evidenziato fin dalla fine del 2016 sia da Rossi che dall’allora compagno Lorenzo, i quali già lamentavano problemi di spinning al posteriore. Una situazione di stallo questa, che non si vedeva dai tempi precedenti all’arrivo di Masao Furusawa (l’architetto della M1 vincente alla quale siamo stati abituati) e Valentino Rossi.Un deficit tecnico troppo ampio nei confronti di Honda e Ducati che obbliga la Yamaha a intervenire nel minor tempo possibile. A Iwata devono avere il coraggio di rifondare completamente tutto il reparto corse, come avvenne nel 2004, quando ci furono addirittura dei cambi del personale in fabbrica.
Parliamoci chiaro, il problema non possono essere i piloti. Tra i 4 piloti, due ufficiali e due satelliti, 3 sono campioni del mondo, tra i quali uno di mondiali ne ha vinti ben nove. Ora due sono le soluzioni, o improvvisamente i piloti sono diventati dei brocchi, o in Yamaha è stato sbagliato qualcosa. Che poi una percentuale di colpa ce l’abbiano anche i piloti è abbastanza probabile, ma i fatti dicono altro.
Eppure c’è perfino chi dice che il problema di Yamaha sia Valentino Rossi che avrebbe dovuto o dovrebbe ritirarsi. Tralasciando la parentesi che, fisicamente parlando, il dottore sta attraversando una delle sue migliori stagioni. Cosa dovrebbero allora fare tutti quei piloti dai 20 ai 30 anni che gli arrivano costantemente dietro? Basterebbe guardare la classifica per accorgersi che il pilota di Tavullia è la prima delle Yamaha. È un dato di fatto non lo dico io. Quindi pare abbastanza ovvio affermare che il problema non sia Rossi. Come non lo siano nemmeno Vinales e Zarco, visto che sia allo spagnolo che al francese il talento non manca di certo.
Il problema che veramente attanaglia Valentino è il tempo. Il pesarese ha altri due anni di contratto col team nipponico (2019-2020), nei quali Yamaha dovrà cercare di mettere in pista una moto in grado di poter ritornare ai fasti di un tempo. Sarebbe l’ideale far terminare in modo più che dignitoso la carriera di un pilota che per Yamaha ha sempre dato tutto, e dare la possibilità a un giovane talento come Vinales di poter dimostrare veramente tutto il suo valore. Yamaha sveglia, il tempo stringe.
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