Zack De La Rocha non farà mai ciò che gli dite

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Idolo del rap metal, del movimento anarchico e di tutto ciò che è punk senza censura, Zach De La Rocha non è solo il cofondatore dei Rage Against The Machine, ma una delle voci più instancabili del panorama musicale sul fronte delle protesta. La sua “Killing In The Name” è diventata il simbolo di una generazione in lotta contro un sistema che cerca di controllarci, di farci credere cosa è giusto e cosa no, ma Zack ha qualcosa da dire: “Fuck you I won’t do what you tell me“.

Conosceva la diversità ancor prima di nascere, Zack De La Rocha. Nel suo DNA scorre sangue inglese, irlandese, tedesco, olandese, spagnolo ma soprattutto nativo messicano. Per questo da giovane è stato oggetto di vessazioni razziste che lo hanno spinto ad indagare la matrice che ci fa odiare anziché comprendere. E l’ha trovata nel sistema che accentua le disuguaglianze e le ingiustizie.

L’esordio di Zack De La Rocha nelle periferie

Figlio di un antropologa e di un writer, De La Rocha si è avvicinato al mondo del rap alla fine degli anni ’80, in cui trovò una valvola di sfogo per la sua rabbia. Nel 1991 inizia il sodalizio intellettuale, prima che artistico, con il chitarrista Tom Morello, col quale fonda i Rage Against The Machine in California. Subito dopo la formazione della band, de la Rocha diventò uno dei “combattenti” per le cause libertarie più in vista di tutto il mondo.

Già con il primo album, “Rage Against The Machine” del 1992, che valse tre dischi di platino, la band aveva già fatto parlare di sé. All’interno ci sono canzoni di protesta, quelle vere, indirizzate talvolta contro lo strapotere delle forze dell’ordine negli USA (come nel caso Leonard Peltier rappresentato dal brano “Freedom”), talvolta contro l’imperialismo culturale e contro una globalizzazione che appiattisce la diversità e tenta di omologarla.

Musica di protesta tra i palchi e per le strade

Per i RATM la musica non è mai stata fine a sé stessa, ma sempre un mezzo per diffondere idee. “La musica ha il potere di attraversare i confini, rompere gli assedi militari e stabilire un vero dialogo“, dichiarò De La Rocha in un’intervista. Con la sua grinta e l’inconfondibile groove, il rapper ha dato voce alle minoranze, agli emarginati e agli attivisti, come in “People of the Sun“, dedicata all’Esercito Nazionale di Liberazione Zapatista che difende le comunità indigene in Messico.

Alla fine del 2000 giunge alla separazione con i Rage Against The Machine, per poi riunirsi nel 2007 sul palco del Coachella Valley Music and Arts Festival. Di nuovo allontanatisi nel 2012, si riuniranno definitivamente nel 2019. Nel frattempo Zack De La Rocha si avvicina all’hip hop. Collabora con DJ Shadow per “March of Death“, scritto per protestare contro la guerra in Iraq, e poi ancora con El-P e molti altri. Nel 2008 forma il duo One Day As A Lion con il quale pubblica un solo album. Recente è la sua collaborazione con i Run The Jewels in “RTJ4”, con la traccia “JU$T“. Il disco è stato considerato il migliore del 2020 dalla rivista NME.

Simone Zangarelli

Seguici su:

Facebook

Metropolitan Music

Instagram

Twitter

Spotify