Zucchero, quando la musica oltrepassa i confini

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Di Redazione Metropolitan

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La musica è come il sesso: bisogna sperimentare sempre nuove posizioni.

Così definisce la musica il cantautore romagnolo Zucchero. Per lui la musica non è solo ascolto, ma anche coinvolgimento carnale. La musica è la musa ispiratrice del cantante, la sua compagna di vita. Non è solo strumenti, melodie, voce. E’ emozione, sensazione, brivido, commozione. E’ speranza, gioia, malinconia. La musica è semplicemente vita e la vita è musica tramutata in azioni.
D’altronde è difficile immaginare un’esistenza priva di musica. Zucchero questo lo sa.

E così oggi Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero è annoverato fra i principali esponenti del blues in Italia. Con la sua voce alla Joe Cocker, i suoi occhiali da sole e il suo cappello sempre presenti, Zucchero da più di trent’anni cavalca i palchi e le radio italiane e non solo. Il suo stile è dichiaratamente intriso di cultura rhytm&blues americana, anche grazie ai viaggi oltremare che il cantautore ha compiuto nella sua vita. Zucchero sintetizza elementi di blues e soul in un perfetto quadro, il tutto condito dal suo timbro graffiato.

Zucchero, una carriera di successi internazionali


Grazie al suo timbro malleabile e trasversale “Sugar” ha collaborato con vari artisti di fama internazionale: Andrea Bocelli, Eric Clapton, Joe Cocker, Miles Davis, B.B. King, Luciano Pavarotti, Sting e Paul Young.
Non a caso il cantautore romagnolo ha ricevuto tantissimi riconoscimenti: il Premio Tenco alla carriera, due World Music Awards, sei IFPI Platinum Europe Awards, una candidatura ai Grammy e l’onorificenza di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Zucchero ha una carriera costellata da successi incredibili. Il suo percorso inizia con la vittoria del Festival di Castrocaro nel 1981 con il brano Canto te. Esordisce poi al Festival di Sanremo l’anno successivo con Una notte che vola via, classificandosi penultimo – prima di Vasco Rossi -. Dopo un altro tentativo fallimentare, nel 1985 partecipa nuovamente al Festival con Donne, canzone non apprezzata dalla giuria ma grande successo commerciale. Nel 1986 arriva la svolta con Rispetto.

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Il cantautore romagnolo in giro per il mondo

Nel 1987 viene pubblicato l’album Blue’s, che vende 1 500 000 copie in Italia. Tra i brani dell’album c’è Senza una donna, brano più famoso a livello internazionale del cantautore.
Da qui inizia anche un tour europeo che lo porta a conoscere Miles Davis col quale incide Due mosse.
Nel 1989 esce un altro album di grande successo: Oro, incenso e birra. Vende oltre 8 milioni di copie nel mondo di cui quasi 2 milioni nella Penisola.

Negli anni a seguire Zucchero ha coltivato svariate collaborazioni con numerosi cantanti e band di tutto il mondo. Ha cantato con i Queen in qualità di unico cantante italiano invitato in memoria di Freddie Mercury; ha inciso Miserere con Luciano Pavarotti; nel 1994 fu l’unico cantante italiano a partecipare a Woodstock.
Gli anni ’90 sono l’apice della sua carriera. Canzoni come X colpa di chi?, Così celeste e Il volo hanno fatto sì che l’album Spirito DiVino vendesse più di 2 milioni di copie nel mondo.

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Zucchero continua a stupirci: Canta la vita, brano per il COVID-19

In quegli anni Zucchero continuò le sue collaborazioni e nel 1998 si esibì con Luciano Pavarotti ai Grammy Awards.
Negli anni Duemila per il cantautore iniziò una parentesi cubana con il disco La sesiòn cubana, cui seguì un tour mondiale.
Negli ultimi cinque anni Zucchero è tornato alle sue origini. Il blues scorre nelle vene del cantautore e questo ce lo ha dimostrato nuovamente con il suo ultimo disco D.O.C.

Il 22 aprile 2020 Zucchero ha presentato il brano Canta la vita, composto insieme a Bono e dedicato alle vittime della pandemia di COVID-19.
Così Zucchero continua a farci ballare, emozionare, sorridere, piangere con le sue canzoni memorabili e sempre attuali. La sua musica sa trascinarci in paradisi sconfinati, in luoghi idilliaci e lontani dal tempo. Insomma, c’è da dirlo: Zucchero aggiunge un po’ di dolcezza in una vita spesso troppo amara.

Nicole Ceccucci