“Al gatto e al topo vedrai, prima o poi giocherai.. L’amore è fatto così, un taglio qui e uno lì”. Detto Mariano compone una colonna sonora tipica degli anni ’80; ci mette malizia, ritmo e un pizzico di sana verità. La stessa che scavando, si trova tra le gag del film. Stasera in tv “Zucchero, miele e peperoncino“. “Peperoncino.. pe.. perché altrimenti resti un po’ minchione“, arrivano dritte e sferzanti le parole della canzone.
Tre gli episodi, che hanno in comune l’aula di un tribunale, in questo film di Sergio Martino del 1980. Un giorno in pretura’ sessione comica. Il cui notevole successo portò un paio d’anni dopo, a replicare con “RICCHI, RICCHISSIMI… PRATICAMENTE IN MUTANDE“, stesso regista e cast. Sfileranno davanti al pretore un pugliese (Lino Banfi), che viene scambiato per un pericoloso assassino, suo sosia, ricercato dalla polizia, Matteo Pugliese. E arrestato proprio davanti il ristorante a Roma, situato in Via dei Fienili 56, al culmine della scalinata e noto come “Re della mezza porzione“, già citato nel film “C’eravamo tanto amati“. Edwige Fenech è la conturbante giornalista Amalia Passalacqua, convinta dello scoop dell’arresto.
Zucchero, miele, ma rigorosamente piccante
Giuseppe Mazzarelli (Pippo Franco), diventerà Giuseppina; laureato in lingue, non riuscendo a trovare un lavoro, decide di fingersi una domestica e inizia a lavorare in una casa. Plinio Carlozzi (Renato Pozzetto), è un tassista innamorato e fissato del suo taxi, che si trova coinvolto nel rapimento di una ragazza siciliana, Rosalia. Nel film si ride con la terribile vendetta del macellaio Glauco Onorato, Duilio Mencacci, ai danni della cameriera travestita Pippo Franco; a suo agio con tanto di parrucca, e che serve le pietanze presentandole in francese. “Pelle de velluto, petto pienotto, chiappe de marmo, gambe toste e du palle…“, la descrizione assai concreta che ne fa Onorato di Giuseppina-Franco.
Altra perla è il taxi di Pozzetto, la 128 CL gialla, una macchina eterna. Trattata come un salotto. “Se non si pulisce le scarpe io non la faccio salire!”. E lui che passeggia in aula mangiando confetti. Mentre, i numerosi fratelli di Rosalia stipati dentro un macchinino, sono una realtà tutta meridionale. “A’ Lì’, se volemo sbrigà…pare che stai a svità ‘na lampadina”. Ricorda così Lino Banfi la scena più volte ripetuta, in cui la sua mano sinistra era impegnata con impaccio, sui pettorali di Edwige Fenech.
Zucchero e miele, variegato anni ’80
“Si vede tutto? Voglio dire l’atto grande sessuale col pelo integrale?“ Valerio–Banfi al botteghino di un cinema a luci rosse, che è realmente il Blue Moon, a Roma in via dei Quattro Cantoni. Meglio informarsi prima di pagare. E anche il travestimento accurato e calzante della cameriera, comincerà a dare dei sospetti, causa famelici appetiti: “Aho’, quella non è mica la cammeriera, quella è la controfigura del verme solitario!”. La critica accettò di buon grado il film stasera in tv “Zucchero, miele e peperoncino”. Tranne “Famiglia cristiana“, che dava una valutazione micidiale: un pallino e una stella, equivalente a “sconsigliato/pessimo”. Ma forse, anche per tanti altri film un po’ scabrosi, pronunciò il medesimo responso. Il cui unico ‘peccato’, era non vederli.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici